Fantasie di stupro – Margaret Atwood

SINTESI DEL LIBRO:
Nel tardo pomeriggio, si è trasferita dalla vecchia casa in quella nuova. Il
trasloco si è svolto senza la minima difficoltà: è riuscita a far stare tutto nelle
due valigie e a portarle da sola per tutti e tre gli isolati che separano le due
case. Si è dovuta fermare a riposare solo due volte. È abbastanza forte per la
sua età. Un uomo si è offerto di aiutarla, un uomo anche piuttosto
affascinante, ma io le ho detto di non accettare mai aiuto dagli sconosciuti.
Credo che la tedesca sia stata felice di vederla andare via. L'ha sempre
guardata con una certa dose di sospetto. Se ne stava sulla veranda di legno in
pantofole, a guardare, le braccia avvolte nelle maniche sfilacciate della
maglia grigia incrociate sullo stomaco grasso, gli slip circa tre centimetri più
bassi del dovuto sotto la vestaglia di cotone che indossava di solito. Io,
personalmente, ho sempre detestato la tedesca. Mi ero stancata di vedere che
certi oggetti nella stanza venivano spostati (anche se si dava la pena di
rimetterli quasi allo stesso posto non era mai abbastanza meticolosa), e
ultimamente avevo iniziato a sospettare che ficcasse il naso nella posta: sulle
buste c'erano ditate di unto, e fa ancora troppo freddo perché il postino esca
senza guanti. Nella nuova casa c'era un proprietario, anziché una proprietaria;
in linea di massima credo di preferirlo.
Quando è arrivata alla nuova casa, si è fatta dare le chiavi da un vecchio
che vive nel salotto al piano terra. Ha risposto lui al campanello; il
proprietario era fuori, ma gli aveva detto che sarebbe arrivata. Un vecchio
socievole con i capelli bianchi e un sorriso benevolo. Ha portato nella stanza
le valigie salendo le strette rampe di scale che la portavano al secondo piano,
una alla volta. Ha passato il resto della giornata a sistemare la stanza. Questa
stanza è più piccola della precedente, ma almeno è pulita. Ripone i vestiti
nell'armadio e qualcuno nel cassettone. Non ci sono scaffali, quindi dovrà
conservare la padella, la tazza, il piatto, l'argenteria e la caffettiera in uno dei
cassetti. Comunque c'è un tavolino, e ho pensato che la teiera magari
potrebbe appoggiarla lì, anche tra un pasto e l'altro. Fa arredamento.
Si è rifatta il letto con le lenzuola e le coperte messe a disposizione dal
proprietario. La stanza è esposta a nord e sarà fredda. Per fortuna c'è il
riscaldamento elettrico. Le piace stare al caldo, anche se io stessa non sono
mai stata troppo attenta alla temperatura. In compenso la stanza è quella
vicina al bagno, il che è una comodità.
Il quaderno sarà conservato sul tavolo, accanto alla teiera. Domani andrà a
fare la spesa, ma ora va a letto.
MARTEDÌ
Stamattina era a letto, e provava a riaddormentarsi. Io guardavo l'orologio e
concordavo con lei che il materasso era sottile e duro, anche più duro di
quello che c'era nella vecchia casa. Erano quasi le nove e le ho detto di
allungare la mano e di spegnere la sveglia, prima che si mettesse a suonare.
Qualcuno è salito per le scale, lentamente, con un passo claudicante, ed è
entrato in bagno, chiudendo a chiave la porta. Ho scoperto che le pareti non
sono così spesse e i rumori tendono a filtrare. Lei era sul punto di girarsi e
riaddormentarsi quando la persona che era in bagno ha cominciato a tossire
violentemente. Poi il suono di chi si schiarisce la voce e sputa e tira lo
sciacquone. Sono sicura di sapere chi fosse: dev'essere stato il vecchio del
piano di sotto. Quel poveraccio deve aver preso il raffreddore. Tuttavia è
rimasto in bagno esattamente mezz'ora, un bel lasso di tempo; ed è riuscito a
fare un sacco di rumori sgradevoli. Vedo che la stanza accanto al bagno ha i
suoi svantaggi e sto iniziando a capire perché il proprietario la voleva affittare
a un prezzo così basso.
Alla fine l'ho convinta ad alzarsi e a chiudere la finestra (ho sempre
pensato che l'aria fresca fosse necessaria alla salute, anche se a lei non piace)
e ad accendere la stufa elettrica. Stava per tornare a letto ma le ho detto di
vestirsi: doveva andare a fare la spesa, non c'era niente da mangiare. È entrata
in bagno appena in tempo perché altri passi si stavano avvicinando. Ho
pensato che il bagno poteva essere più pulito; comunque stamattina si è
lavata solo nel lavandino. C'era un sacco di acqua calda in ogni caso.
È tornata in camera e si è messa il cappotto e le soprascarpe. Le ho detto
che avrebbe fatto meglio a mettersi anche la sciarpa, dato che avevo visto del
ghiaccio sulla controfinestra. Ha preso la borsa ed è uscita, chiudendo la
porta a chiave. La porta del bagno era chiusa, mentre lei ci passava davanti;
dalla finestrella si vedeva la luce accesa. Quando è arrivata in fondo alle
scale, il vecchio era in corridoio, a smistare la posta sul tavolino scuro vicino
alla porta. Era in accappatoio; sotto gli si vedeva il pigiama a strisce, poi le
caviglie sottili e le pantofole da camera di pelle granata. Le rivolse un
bellissimo sorriso e le augurò il buongiorno. Io le ho detto di annuire e di
ricambiare il sorriso.
Si è chiusa la porta alle spalle, ha preso i guanti dalla tasca e se li è infilati.
Ha sceso gli scalini della veranda con attenzione, dato che erano ghiacciati.
Mi è capitato di notare spesso che per lei è molto meno pericoloso salire le
scale che scenderle.
Si è incamminata verso un punto preciso a qualche isolato di distanza, dove
sapevo che c'era un supermercato. Gongolavo, guardando le case mentre lei
ci passava davanti, accarezzandole, mettendole in ordine: case di mattoni
rossi e bifamiliari perlopiù, come quelle in cui si trova la stanza, con verande
di legno gemelle. Le case vicino alla vecchia casa erano più grandi. Ero già
stata su questa strada, ovviamente (non era lontana dalla vecchia casa), ma
adesso potevo considerarla per la prima volta mia, parte di un nuovo territorio
in cui potevo delineare sentieri e itinerari familiari, miei.
Questi alberi erano miei.
Questo marciapiede era mio. Quando si sarebbe sciolta la neve e gli alberi
sarebbero fioriti, la terra umida e le foglie nuove e l'acqua di primavera che
scorre nei canali sarebbero stati miei.
Ha svoltato su un grande viale, con le macchine che andavano su e giù e ha
percorso un isolato e ha svoltato di nuovo e percorso altri due isolati finché
non è arrivata al supermercato. C'era stato un altro supermercato, più vicino
alla vecchia casa. In questo non avevo mai messo piede.
È passata dalle porte a vetri e ha superato i tornelli. Poi ha esitato: non
sapeva se prendere un carrello o un cestino. Sapeva che i carrelli sono più
comodi e i cestini più pesanti da portare; ma le ho detto che comunque non
avrebbe fatto chissà quale spesa, e che i carrelli sono ingombranti e
rallentano, quindi alla fine ha preso un cestino.
Devo sempre controllare quanto spende. Le piacerebbe comprare bistecche
e funghi, certo, e olive e torte rustiche e arrosto di maiale. Le vecchie
abitudini sono dure a morire. Ma insisto affinché prenda cose economiche e
nutrienti. In fondo siamo a metà mese, e manca ancora un po' prima che arrivi
l'assegno dello stato. Dopo aver pagato l'affitto non è che le avanzino chissà
quanti soldi per altre cose. Devo ricordarmi di farle fare il cambio di
residenza. Non le piacciono i wurstel ma l'ho convinta a comprarne una
confezione da sei. Hanno un sacco di proteine e non costano molto. Ha
comprato il pane e il burro (ho messo il veto alla margarina) e un litro e
mezzo di latte e un po' di minestre in scatola, sono l'ideale nelle giornate
fredde, un po' di tè e uova e molti barattolini di fagioli. Voleva un po' di
gelato ma io le ho detto di prendere una confezione di piselli surgelati,
invece.
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