Changing – Catherine BC

SINTESI DEL LIBRO:
Ero appena uscito dal pub dopo una serata tra amici sotto una
pioggia scrosciante, che si riversava a ondate sui finestrini della mia
auto. A un tratto i fari illuminarono qualcosa al centro della strada.
Fermai la macchina e guardai meglio oltre la deformazione ottica
causata dall’acqua. Quando misi a fuoco la scena, scesi dall’auto
precipitosamente.
Una ragazza seminuda giaceva inerme sull’asfalto lucido e
scivoloso. Aveva i vestiti in brandelli e varie escoriazioni sulle
braccia e sulle gambe. Il rosso acceso del sangue stava a
dimostrare quanto le ferite fossero recenti. Tentai di sentirle il battito
cardiaco, posandole due dita sul collo. Il ritmo era debole, ma ancora
costante, così d’istinto la presi in braccio. Volevo portarla
all’ospedale più vicino. Era leggera come una piuma, ma l’esile
corporatura sembrava celare dei muscoli sodi e ben allenati. La
sentii gemere sommessamente e così rallentai i miei movimenti. In
fin dei conti non avevo idea di che traumi potesse avere né di cosa
potesse esserle successo di preciso. La adagiai sul sedile con
cautela, lasciandomi travolgere da un profumo di vaniglia e orchidea
che nemmeno la pioggia aveva potuto cancellare. Era invitante e
dolce, ma allo stesso tempo selvaggio e esotico. La ragazza aprì gli
occhi con indolenza più che con fatica, come si risvegliasse da un
pisolino pomeridiano piuttosto che da un evento traumatico.
«Ciao.»
Mi sforzai di sorriderle per rassicurarla. La distanza tra noi avrebbe
dovuto sorprenderla, se non spaventarla. Invece, con mia grande
sorpresa, appoggiò la guancia al sedile, raggomitolandosi in
posizione fetale, e richiuse gli occhi, sospirando. Sembrava stesse
sognando, tanto che le labbra si piegarono in un dolce sorriso.
Ciondolai la testa, indeciso sul da farsi. Era ferita, anche se in modo
superficiale, ma non sembrava scossa, né bisognosa di assistenza.
Cercai di svegliarla per capire in che razza di situazione mi fossi
andato a cacciare. Le toccai la spalla con delicatezza, scuotendola.
«Ehi… Bella addormentata?»
Sospirò e si sistemò meglio sul sedile, aprendo su di me due pozze
verdi smeraldo, come il sottobosco di una foresta pluviale. Allungò le
gambe, stiracchiandosi e poi riportò i piedi sul sedile, abbracciandosi
le ginocchia. Aveva delle movenze eleganti, quasi feline, che mi
colpirono. Sembrava che ogni muscolo fosse pronto a scattare, che
mi stesse guardando come fossi una preda e non il suo casuale
salvatore. Quell’inversione di ruoli mi eccitò inaspettatamente.
«Ciao bellezza.»
Sorrisi sghembo a quel nomignolo e strinsi il volante tra le mani,
come se stessi per immettermi in una curva pericolosa.
«Che ti è successo?»
Guardò per un attimo verso il cielo stellato oltre il finestrino e
sussurrò con rassegnazione.
«Nulla.»
Cercai di soffocare una risata che affiorò traditrice sulle mie labbra.
«Perdonami, ma non sembra proprio che non ti sia successo nulla. A
meno che tu non abbia l’abitudine di andare in giro seminuda e
ferita.»
«Può essere, no?»
«È uno scherzo? Oppure sei un’amante del sesso estremo?»
Mi guardò dritta negli occhi con un guizzo di sfida.
«Quale versione preferiresti?»
«Senti, sei molto carina, ma…»
Non riuscii a finire la mia frase che me la trovai vicinissima, tanto da
sentire il suo alito caldo infrangersi sul collo. Mi allontanai,
ripristinando un minimo di distanza tra noi. Non la conoscevo, in
effetti. Poteva essere sotto l’effetto di qualche droga oppure far da
esca per accalappiare ignari passanti da rapinare con l’aiuto di
qualche complice.
«Non ti preoccupare, ho già mangiato.»
La sua voce era melliflua e i movimenti lenti e sensuali. Fingevo
calma e sicurezza, ma quella situazione mi stava mettendo a
disagio. Dovevo trovare il modo di farla scendere, senza offenderla,
oppure di portarla ovunque desiderasse. L’importante era riuscire a
liberarmi di lei. La sua lingua arrivò a lambirmi mentre ero ancora
ingenuamente preda dei miei pensieri. Fui attraversato da un brivido
intenso, più assimilabile alla paura che all’eccitazione. Tentai di
spostarla gentilmente, posandole le mani sulle spalle.
«Senti, come ti ho già detto, sei molto carina, ma io non sono il tipo
da… ah!»
Mi portai d’istinto una mano alla base del collo e premetti, come se
davvero potessi fermare il bruciore.
«Mi hai morso? Sei pazza!»
La ragazza si passò fiera la lingua sulle labbra, assaporando il mio
sangue come fosse una primizia rara. Poi tornò, quasi guaendo dal
piacere sul suo sedile, guardandomi di sottecchi. Sfoderava un
sorriso malizioso, mentre sentivo uno strano calore diffondersi nel
mio corpo. Sembrava partisse dalla periferia, da ogni capillare, per
alimentare un incendio impetuoso nel mio centro vitale. Il cuore iniziò
a pompare impazzito, colto da un’aritmia frenetica, mentre ogni
fascio muscolare cominciò a acquisire volume.
«Che cosa mi hai fatto?»
«Te l’ho già detto, bellezza. Non ho fame, mi sono già saziata. Per
cui, visto che ti sei dimostrato così gentile con me, ho pensato di
tenerti.»
Il mio respiro sembrava farsi sempre più corto e l’aria nell’abitacolo
iniziò a scarseggiare. Annaspai tentando di uscire, ma le mie mani
erano preda di un tremore ingestibile.
«Che significa? Cosa intendi con “tenermi”?»
«Tenerti in vita, bellezza. Tenerti con me, trasformandoti.»
La fissai inorridito e, per la prima volta, notai particolari che prima
avevo trascurato. I suoi zigomi erano molto pronunciati, la pelle
sembrava scura, quasi coriacea, mentre gli occhi erano allungati,
orientaleggianti. La pupilla era ridottissima, quasi verticale, mentre la
leggiadria di ogni suo movimento mi ricordò ancora una volta
l’eleganza dei grossi felini. Il tremore passò dalle mie mani a tutto il
mio corpo, mentre le orecchie iniziarono a rombare. La fronte mi si
imperlò di sudore, mentre la stoffa dei miei vestiti si lacerò. Sentii la
ragazza mugolare di piacere, come se fosse nel bel mezzo
dell’estasi e mi voltai di scatto. I suoi occhi splendevano di riflessi
dorati, mentre odorava l’aria a cercare il profumo del mio terrore. Si
avvicinò con cautela e mi sfiorò la guancia con la sua, piegandosi a
baciare la conca sulla mia gola.
«Sai di buono e sarai un meraviglioso esemplare di maschio.»
Un suono gutturale e profondo inondò l’abitacolo, mentre le nuvole si
aprirono mostrando una lucente luna piena.
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