Quattro amiche e un paio di jeans – 2- La seconda estate – Ann Brashares

SINTESI DEL LIBRO:
Bridget era seduta sul pavimento della sua stanza col cuore che
martellava. Sul tappeto c’erano quattro buste, tutte indirizzate a
Bridget e Perry Vreeland, tutte con i timbri dell’Alabama. Erano di
una donna di nome Greta Randolph, la madre di sua madre.
La prima lettera era di cinque anni prima, e li invitava a partecipare
alla commemorazione di Marlene Randolph Vreeland nella chiesa
metodista di Burgess, Alabama. La seconda era di quattro anni
prima, e annunciava a Bridget e Perry che il loro nonno era morto.
Dentro c’erano due assegni non incassati, ognuno del valore di
cento dollari, e spiegava che i soldi erano un piccolo lascito voluto
dal nonno. La terza era di due anni prima e comprendeva un albero
genealogico delle famiglie Randolph e Marven. “Le vostre radici”
aveva scritto Greta. La quarta lettera era di un anno prima, e invitava
Bridget e Perry ad andare lì quando volevano.
Bridget non ne aveva vista né letta nessuna fino a quel giorno. Le
aveva trovate nello studio di suo padre, riposte con il suo certificato
di nascita, le pagelle e i referti medici, come se le appartenessero,
come se gliele avesse date.
Le tremavano le mani quando entrò nella camera di suo padre. Lui
era appena tornato a casa, e, seduto sul letto, si toglieva le scarpe
che usava al lavoro e le calze nere, come sempre. Quando era
molto piccola, le piaceva farlo per lui, e a lui piaceva dire che era il
suo momento preferito di tutta la giornata. Già allora si preoccupava
che non ci fossero abbastanza momenti felici nelle giornate di suo
padre.
«Perché non me le hai date?» urlò. Gli andò vicino abbastanza
perché lui potesse vedere quello che teneva in mano. «Sono
indirizzate a me e Perry!»
Suo padre la guardò come se la sentisse appena. Guardava
sempre in quel modo, per quanto forte lei parlasse. Lui scosse la
testa. Gli ci volle un po’ di tempo per individuare quello che Bridget
gli stava sventolando in faccia. «Non ci sono rapporti tra me e Greta.
Le ho chiesto di non mettersi in contatto con voi» disse infine, come
se fosse semplice e ovvio e neanche troppo importante.
«Ma sono mie!» gridò Bridget. Era una cosa importante. Era una
cosa molto importante per lei.
Lui era stanco. Viveva sprofondato nel suo corpo. I messaggi
impiegavano molto tempo a entrare e uscire da lì. «Sei minorenne.
Io sono tuo padre.»
«E se io le avessi volute?» disse lei di rimando.
Lui studiò il viso arrabbiato della figlia.
Bridget non aveva voglia di aspettare la risposta, di lasciare che
fosse lui a decidere il ritmo della conversazione. «Io ci vado!» gridò,
senza nemmeno pensare a quello che stava dicendo. «Lei mi ha
invitato e io ci vado.»
Lui si stropicciò gli occhi. «Vai in Alabama?»
Lei annnuì, con aria di sfida.
Lui finì con le calze e le scarpe. I suoi piedi sembravano piccoli.
«Come farai?» le chiese.
«È estate. Ho un po’ di soldi.»
Lui ci pensò. Non riuscì a trovare una ragione per la quale sua
figlia non dovesse farlo. «Non mi piace e non mi fido di tua nonna»
disse infine. «Ma non ti impedirò di andare.»
«Bene» disse lei, brusca.
Tornò in camera sua mentre la vecchia estate si dissolveva e la
nuova spuntava intorno a lei. Sarebbe partita. L’idea di andare da
qualche parte la faceva sentire bene.
«Indovina.»
A questa frase di Bee, ogni volta Lena si metteva a sedere dritta e
ascoltava.
«Che cosa?»
«Vado via. Domani.»
«Vai via domani?» ripeté Lena in modo meccanico.
«In Alabama» disse Bee.
«Mi stai prendendo in giro.» Lena non disse altro. Quella era Bee,
quindi non stava scherzando, lo sapeva.
«Vado a trovare mia nonna. Mi ha mandato delle lettere» spiegò
Bee.
«Quando?» chiese Lena.
«Be’… a dire il vero… la prima è arrivata cinque anni fa.»
Lena era sbalordita di non aver saputo niente, prima.
«Le ho appena trovate. Mio padre non me le ha mai date.» Bee
non sembrava arrabbiata. Lo diceva come un dato di fatto.
«Perché no?»
«Dà la colpa di tutto a Greta. Le ha detto di non mettersi in
contatto con noi. Gli dava fastidio che lei ci provasse.»
Lena aveva così poca fiducia nel padre di Bee che non si stupì.
«Per quanto tempo rimarrai là?»
«Non so. Un mese. Magari due.» Si interruppe. «Ho chiesto a
Perry se voleva venire con me. Ha letto le lettere, ma ha detto di
no.»
Lena non trovò strano neppure questo. Perry era stato un
bambino dolce, ma crescendo era diventato un adolescente solitario.
Lena si allarmò per questo cambio di programma. Avrebbero
dovuto trovare dei lavoretti. Avrebbero dovuto stare insieme tutta
l’estate. Ma al tempo stesso si sentiva stranamente confortata
dall’impulsività di Bridget. Era una cosa che la vecchia Bee avrebbe
fatto.
«Mi mancherai.» La voce di Lena tremò appena. Aveva una strana
voglia di piangere. Era naturale che Bee le mancasse. Ma in genere
Lena registrava che una cosa era triste prima di sentirla. Questa
volta l’ordine era invertito. E ciò la colse di sorpresa.
«Lenny, anche tu mi mancherai» disse Bee in fretta, tenera,
spaventata quanto Lena dall’improvvisa emozione nella voce
dell’amica.
Bee era cambiata così tanto quell’ultimo anno, ma alcune cose
erano rimaste uguali. Molte persone, anche Lena, si ritraevano
quando sentivano avvicinarsi un’emozione fuori dal loro controllo.
Bee andava avanti diritta a incontrare quell’emozione. Subito. Era
una cosa che a Lena piaceva.
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