Per cambiare non bastano i sogni – Un metodo in quattro mosse per affrontare i cambiamenti con successo – Johanna Müller-Ebert

SINTESI DEL LIBRO:
Questa sì che sarebbe una cosa da cambiare!”
Scommetto che nella vostra vita le osservazioni di questo
tipo sono all’ordine del giorno; o siete voi a commentare il
vostro comportamento oppure è l’interlocutore a esprimere
un’opinione su di voi. Il più delle volte si tratta di qualcosa
che ci riesce difficile o di qualcosa che, in noi stessi o negli
altri, ci disturba da tempo. Forse siamo tutti d’accordo sulla
necessità di un cambiamento, ma poi tutto resta com’è.
Prima che ce ne rendiamo conto passa qualche mese e,
all’incontro successivo, ci rinfreschiamo la memoria a
vicenda: “Non volevi trasferirti a Berlino?” oppure “Hai poi
accettato quel lavoro?”. A questo punto elenchiamo i
numerosi motivi che ci hanno impedito di andare fino in
fondo oppure accenniamo alle difficoltà o alla mancanza di
tempo che hanno ostacolato il progetto, e in qualche modo
andiamo avanti.
Forse vivete secondo il principio: “Ciò che è andato bene
ieri andrà bene anche oggi”, ma ogni tanto questa filosofia
contiene un pizzico di sconforto. Spesso, all’inizio di una
consulenza psicologica o di una seduta di coaching, il
paziente esprime il desiderio: “Dovrei imparare a
cambiare”, ma dietro la sofferenza che spinge gli individui
a rivolgersi a un esperto di solito si nasconde anche la
speranza, debole ma maliziosa, di poter continuare “anche
così”. I cambiamenti, infatti, hanno inevitabili effetti
indesiderati, per esempio il timore che sta alla loro base. A
volte, tuttavia, dimentichiamo che neppure il rifiuto del
cambiamento è privo di conseguenze.
L’ideale sarebbe avere entrambe le cose, il vecchio e il
nuovo, ma poiché è impossibile, restiamo sospesi
nell’ambivalenza. Fondamentalmente non è nulla di grave,
anzi dimostra che abbiamo la possibilità di scegliere. Non
di rado due o più alternative generano un senso di disagio,
al punto di impedirci di credere che il cambiamento possa
portare anche un miglioramento. Se siamo fortunati, esso ci
viene imposto da una circostanza esterna. Per esempio, il
nostro capo va in pensione e arriva un nuovo direttore che
porta con sé la sua precedente assistente. Così, seppure a
malincuore, dobbiamo cambiare reparto, ma poi ci
accorgiamo di trovarci molto meglio. Oppure l’azienda si
trasferisce in una città più lontana e all’improvviso dovete
percorrere un tratto di strada più lungo per andare in
ufficio. Al che capite che non ne vale la pena e che potreste
trovare un lavoro analogo anche nelle vicinanze, magari in
un ambiente un po’ più stimolante.
Naturalmente, il fattore esterno può essere di altro tipo.
Ricordate il film Chocolat? Quando soffia il vento del Nord,
la protagonista viene colta da un’irrequietudine che la
induce a levare le tende e a trasferirsi altrove con la figlia
per aprire l’ennesima pasticceria. La povera bambina
preferirebbe fermarsi in un posto definitivo e teme il
cambio di direzione del vento, che nella storia equivale al
distacco da tutto ciò che è familiare.
Dunque evitiamo i cambiamenti perché abbiamo paura
che la sostituzione dei vecchi paradigmi con nuovi schemi
possa implicare un distacco, e che poi saremmo meno
capaci di agire rispetto a prima? Oppure rifuggiamo da
questi cambiamenti piccoli ma necessari perché,
accettandoli, dovremmo modificare troppe cose nella vita
attuale?
Nel libro La forza di volontà,1 Roy Baumeister scrive che
la presenza di molte alternative e la necessità di doversi
adattare continuamente alle novità sfocia, quando il tempo
è limitato, in uno “sfinimento dell’ego”, cosicché l’essere
umano non vuole e non può più agire. Secondo l’autore,
dobbiamo reagire a così tante cose così di frequente che
spesso vorremmo un po’ di tranquillità, ma in quel caso non
siamo più in grado di cogliere gli elementi decisivi o non ne
abbiamo più l’energia.
In questo volume vorrei proporvi un modello efficace per
accettare i mutamenti quotidiani. Vi chiedo di provare a
considerare ogni cambiamento, sia esso un piccolo passo o
uno stravolgimento radicale, come un processo che si
svolge sempre secondo la stessa dinamica di base. È da
questa visione che nasce il modello in quattro fasi di cui vi
parlerò nelle prossime pagine.
Di solito non ci soffermiamo troppo a riflettere sui
cambiamenti, bensì li affrontiamo oppure ci lamentiamo
delle difficoltà che comportano. Nella prima parte del libro
vi descriverò innanzitutto i preconcetti sul cambiamento
che, nascosti negli schemi di comportamento e pensiero,
stroncano le azioni quasi sul nascere. Nella mia esperienza
di consulente e psicoterapeuta ho notato che chi desidera
cambiare qualcosa teme spesso di non essere più amato o
di essere abbandonato. Ben presto il cambiamento si
associa dunque all’ansia da separazione. Quando questa
angoscia ci attanaglia, può avere l’effetto di una trance e
intralciare fin dall’inizio ogni passo verso il cambiamento
(ho trattato l’argomento dell’ansia da separazione e della
paura della perdita in un’altra sede).2
Del ruolo che il cambiamento svolge nella vita umana si
sono occupate teorie passate e presenti, con esiti diversi e
talvolta addirittura contrastanti. Mentre alcuni sostengono
che dipende tutto dalla forza di volontà, altri affermano che
ogni cosa è predeterminata e che il comportamento umano,
una volta cristallizzato nelle nostre reti, è immutabile. A
prescindere da queste supposizioni cognitive, spirituali e
basate sulla fisiologia cerebrale, abbiamo tutti qualche
mutamento quotidiano da affrontare, e in qualche caso ci
riusciamo benissimo nonostante le previsioni funeste.
Nella seconda parte del volume vi illustrerò gli approcci
psicologici e psicoterapeutici che si sono rivelati utili
durante la mia esperienza di consulente, spunti che sono
entrati nel sapere psicologico comune e che arricchiscono il
nostro metodo di cambiamento. Vi presenterò l’idea delle
parti dell’io, la teoria delle parti, che probabilmente
applicate già a voi stessi. Il capitolo Due anime albergano,
ahimè, nel mio petto elenca le risorse di cui disponete già
in termini di conoscenza del cambiamento. Il concetto di
team o famiglia interiore può esservi d’aiuto. Potete
adottare questo criterio nella vita di tutti i giorni e
verificarne la validità.
La “saggezza popolare” si esprime di frequente sui
processi di cambiamento falliti con frasi come “Volere è
potere”. Oppure ci si imbatte in osservazioni meno utili
come “Se non lo fai, significa che non lo vuoi davvero”. I
commenti di questo tipo non sono costruttivi e possono
essere scoraggianti o persino offensivi.
La volontà non basta per cambiare anche se, come
vedrete nel modello in quattro fasi, ne serve una certa
dose. A proposito, mi torna in mente una caricatura che mi
ha divertita molto: una lumachina guarda con desiderio
un’asticella per il salto in alto. Un’altra, per spronarla, dice:
“Basta volerlo!”.
Se però non ho i mezzi né le risorse psicologiche per
raggiungere l’obiettivo, non otterrò nulla nemmeno con
tutta la buona volontà del mondo. Per esempio, l’ansia da
esame è una reazione adeguata se non ho studiato a
sufficienza, e il tentativo di cambiare la situazione sarebbe
vano: l’unico strumento per combattere questa forma di
paura è la volontà di studiare.
Se desiderate approfondire il tema della volontà e delle
ricerche sul cervello, trovate una sintesi preziosa nel
paragrafo Per chi gradisce un altro po’ di teoria dove,
servendomi dei risultati delle ricerche sulla memoria
condotte da un gruppo di scienziati dell’Università di
Osnabrück, esporrò le nuove scoperte sul cambiamento
emerse dagli ultimi studi sul cervello.
In questi anni le ricerche hanno dato contributi
determinanti alla comprensione della volontà, degli schemi
di comportamento e della capacità di cambiamento. Armati
di queste conoscenze, potrete decidere di quanta volontà e
di quanta predisposizione genetica avrete bisogno per il
vostro piccolo progetto.
Nella terza parte del volume descriverò il modello in
quattro fasi che vi guiderà concretamente nei vari stadi del
processo di cambiamento, sia esso piccolo o grande,
temporaneo o definitivo. Vorrei infatti che vi accostaste
consapevolmente ai mutamenti, a prescindere che siate voi
a volerli, che vi vengano imposti dall’esterno o dettati dalla
vita.
Se invece volete passare subito al modello in quattro fasi
e mettervi al lavoro senza ulteriori indugi, saltate pure
queste digressioni e imboccate semplicemente la strada
verso la realizzazione del vostro proposito.
Le singole fasi del processo possono essere più o meno
lunghe a seconda della vostra capacità di cambiamento.
Continuate a rimuginare da soli? Parlate delle vostre
intenzioni con le persone che vi stanno più a cuore? Oppure
siete già entrati in azione? In ciascuno dei capitoli dedicati
alle varie fasi leggerete storie vere che mostrano quanto
siano diversi gli approcci delle persone al cambiamento e
quali conseguenze possa avere l’omissione anche di un solo
stadio del processo. Riferirò perlopiù episodi con il lieto
f
ine perché voglio che troviate il coraggio di attivare le
vostre risorse e sperimentare nuovi schemi. Con ogni
probabilità avrete sentito fin troppi racconti
sull’ostinazione e sui cambiamenti non riusciti, perciò
evitiamo di tormentare ulteriormente il vostro sapere
involontario con storie di questo genere.
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