Peccati immortali – Aldo Cazzullo

SINTESI DEL LIBRO:
Essere immortali è facilissimo. Tu i gli animali ci riescono. Tu i,
tranne l’uomo: l’unico che sa che deve morire.
Il
cardinale Michelangelo Aldrovandi amava compiacersi dei
propri pensieri, davanti allo specchio, dopo la messa, mentre si
cambiava per andare a donne.
E magari fossero state solo donne.
Celebrare messa gli era sempre piaciuto. Celebrarla, non dirla. Le
omelie lo annoiavano. Per essere bravo, era bravo: sapeva far
piangere, ridere, pensare; e spaventare, se veniva. Ma l’essenza della
messa è il gesto, il paramento, la schiena rivolta ai fedeli
inginocchiati. Meglio ancora le fedeli, che adoravano quel principe
della Chiesa alto, potente, sprezzante; con l’espressione di chi non ha
mai passato una no e in un divano le o. I vescovi comunisti che al
Concilio avevano girato il celebrante verso la folla, spalle a Dio, non
avevano capito niente (uno dei mo i con cui il cardinale amava
scandalizzare le anime buone era che «i poveri hanno ro o i
coglioni»).
Nonostante questo, Michelangelo Aldrovandi era l’unico, tra i
capi del fronte conservatore della Chiesa, che fosse riuscito a entrare
nelle grazie del Papa.
Discendeva da una delle famiglie più ricche di Roma; e l’unica
dissipazione cui si era dedicato era quella morale. Ogni sera, prima
di uscire, ge ava uno sguardo all’originale della Deposizione di
Caravaggio, quella in cui Michelangelo Merisi aveva dato a
Nicodemo il volto di Michelangelo Buonarroti. I Michelangelo
insomma erano due. Con Aldrovandi, tre. Ogni volta il cardinale
rivolgeva un pensiero condiscendente ai trafelati visitatori dei Musei
Vaticani, che in tu o quel casino non si sarebbero mai accorti di
q
ammirare una copia. Poi annusava con volu à il grammo di proteine
che la glomerulonefrite, seguita e arginata dai migliori specialisti al
mondo, lasciava filtrare nelle sue urine ogni giorno. Quindi
convocava Remedios con un grido di richiamo.
Sorella Remedios era la ragazza più pura che avesse mai
incontrato; e al cardinale la purezza procurava un brivido di
perversione. Ogni volta ricordava a Remedios con tono di
rimprovero che non gliel’aveva mai data, vedeva il rossore degli inizi
mutarsi in fastidio, diceva a se stesso che talora esagerava; ma
esagerare era il vero lusso che si era preso nella vita.
Remedios lo aiutava a cambiarsi.
Il
cardinale indossò abiti borghesi, omaggio personale dello
stilista di Milano suo storico amico, e uscì alla consueta, generosa
ricerca di piacere.
2
Palazzo Madama
«Ve-ri-tà! Ve-ri-tà! Ve-ri-tà!»
«Ma che è sto bordello? Chi so’ sti ragazzo i?»
Ugo Spose i e Giulio Nardi avevano l’abitudine, tipica degli ex
senatori, di frequentare a tempo perso Palazzo Madama. Ogni
pretesto era buono. Il barbiere a prezzi politici. Il ristorante dove lo
chef Bruno fa la carbonara quasi senza sale che non intasa le arterie.
O anche solo una chiacchierata con un vecchio amico, per ripetersi
ogni volta quanto la politica fosse una cosa seria, appena poco tempo
fa.
«Ve-ri-tà! Ve-ri-tà! Ve-ri-tà!»
Un coro forte, compa o, quasi allegro.
Ma agli ex senatori suonò minaccioso, dionisiaco, quasi lubrìco.
In un a imo, Spose i e Nardi si trovarono circondati dalla folla, e
provarono la sgradevolissima sensazione di essere i più vecchi.
«Ugo, ma che è sta roba? Che vogliono?»
«Boh! Dev’essere quello che chiamano flash mob…»
«Flash che?» rispose Nardi, interro o da una voce alle sue spalle:
«Guardate chi c’è! Ma non era morto?»
Il
senatore si sentì stra onato da tu e le parti. Uno dei
manifestanti l’aveva riconosciuto, e ora lo additava al pubblico
disprezzo: «Guardate questo vecchio… Così candido, tu o elegante
e rispe abile! Ma è gente come lui che ci ha rubato il futuro! È gente
come lui che ci ha riempiti di debiti… Si sono mangiati tu o… Sono
quelli come lui che hanno mandato in rovina questo Paese!»
La folla applaudiva convinta; e poi urla, fischi, pugni in aria. Così
serrava sempre più Giulio Nardi, che poteva sentire la pelle sudata
dei contestatori.
Nardi cercò con lo sguardo Spose i, ma anche l’amico era
circondato dai suoi persecutori personali.
«E questo, lo riconoscete? Dove li hai nascosti, i soldi del partito
comunista? Dai, se ce lo dici li andiamo a prendere insieme!»
Spose i rispose duro: «Bada che io sono figlio di mezzadri! Prima
del tesoriere di partito ho fa o il ferroviere! Ti insegno io a stare al
mondo!»
Il coro riprese. Tre senatori del Popolo dell’Onestà lo dirigevano a
gesti, sorridendo come Franti, sebbene non avessero mai le o De
Amicis, e neanche qualcos’altro.
Il Popolo dell’Onestà era nato dalle ceneri di altri movimenti finiti
male. Nuovo nome, nuovi capi. Eppure continuava a sentire il vento
della storia dalla propria parte; e non sempre i militanti sapevano
tra enersi. Così ora l’ex senatore Nardi subiva il tra amento dei
baroni universitari nel Sessanto o. O dei mandarini del regime
cinese umiliati dalle guardie rosse, nei giorni più duri della
Rivoluzione culturale, con i berre i d’asino e tu o.
«Ve-ri-tà! Ve-ri-tà! Ve-ri-tà!»
Roberto Calderoli, che stava per uscire da Palazzo Madama, fu
preso per il braccio da Paolo Romani e tra enuto dentro. L’ex
dirigente del Pd Francesco Bonifazi – ora capogruppo del nuovo
partito di Ma eo Renzi, “Avanti” – chinando la testa svoltò a passo
veloce per via degli Staderari, sperando di non essere riconosciuto.
Maurizio Gasparri si a accò al telefono, chiamando un suo amico
colonnello della Guardia di Finanza. Altri senatori rimasero dietro il
portone, in a esa del momento favorevole per guadagnare l’autoblù.
Nardi chiese aiuto. Nessuno si mosse.
I polizio i in borghese delle scorte avevano l’ordine di vigilare
solo sul politico che gli era stato affidato; il carabiniere dentro la
gari a blindata di piazza Sant’Eustachio era obbligato, in caso di
pericolo, a restarsene ben chiuso; due vigili urbani, la camicia
slacciata e i capelli lunghi sul collo, osservarono la scena con un
distacco prossimo al divertimento fino a quando, spente le sigare e,
decisero fosse il momento del caffè.
A Nardi – rosso in viso, spe inato – cominciava a mancare il
respiro. Iniziò a tossire. Con una mano quasi si strappò la crava a
blu a pois rossi che aveva comprato la se imana prima a Napoli, da
Marinella; con l’altra invocava soccorso.
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