L’inquieto navigare – Le avventure di un capitano di vascello dell’Ottocento – Luca Pellegrini

SINTESI DEL LIBRO:
Appena arrivati a Trieste il Capitano ebbe il disaggradevole annunzio
che l’armatore della nostra nave, il Sigr. Tusizza di Livorno aveva
ceduto la metà del naviglio ad un capitano greco che era giunto a
Trieste e che avrebbe ricevuto in consegna la nave appena
terminata la quarantena, e diffatti ai cinque di Luglio il Capitano ed io
lasciammo con molto rincrescimento il naviglio sul quale avevamo
passati due anni in perfetta armonia.
Agosto e Settembre
I mesi di Luglio, Agosto e Settembre li passai dirò quasi in perfetto
ozio. Il Capitano Goichovich cercava interessarsi nel bastimento che
avrebbe comandato ed io avrei ripreso il mio servizio a bordo suo;
però le occasioni di acquistare una parte di naviglio che potesse a lui
convenire non volevano presentarsi ed il tempo passava.
Feci delle frequenti gite a Palma restando presso mia madre e mia
sorella, mentre dei miei tre fratelli nessuno era a casa, due di essi
Pietro e Giuseppe erano impiegati a Udine ed il terzo, Antonio, era
impiegato a Cividale; quest’ultimo era coscritto perché nato nel 1811
e presentatosi all’urna per l’estrazione ebbe la disgrazia di estrarre
un numero assai basso. Visto il dolore, l’angoscia, la disperazione
che impossessati eransi della povera mia madre nel pensare che un
suo figlio avrebbe dovuto vestire l’assisa di soldato austriaco, alla
quale non poteva scappare, avuto riflesso alla robustissima sua
costituzione fisica, mio fratello Pietro ed io risolsimo di dare tutti i
nostri piccoli risparmi e di imporci eziandio dei sacrifici, onde
possibilmente trovare un supplente al coscritto, nel caso indubitabile
che egli rimaner dovesse soldato.
Diffatti presentato che fu alla commissione medica a Udine venne
egli unanimamente dichiarato validissimo. Per poterlo ricondurre a
casa e ritenervelo sino alla presentazione d’un supplente, era
necessaria una garanzia la quale m’era già stata promessa dal mio
compatriotta, il Signor avvocato Dottor Matteo Della Savia. Quando
venne il momento di mantenere la promessa il Sigr. Savia giudicò
cosa più savia, il ritirare la garanzia già prestata ed io dovetti subire
un’umiliazione non indifferente al cospetto della Commissione
militare ed andar mendicando altra garanzia che ottenni da altro
buon amico della famiglia, per poter ricondurre mio fratello a casa e
così risparmiare a mia madre un gran dolore.
Quali possano essere state le ragioni che indussero il Signor
Savia a ritirar la sua garanzia facendomi subire un’umiliazione non
meritata l’ignoro, ma ebbi il conforto di sentire che tutte le persone di
sua e mia conoscenza non ebbero che parole di biasimo per questa
sua indilicatissima azione.
Ricondotto mio fratello a Palma mi recai tosto a Trieste per
andare in cerca d’un supplente che trovai nella persona di certo
Giovanni Visnovich povero fabbro, che vendeva otto anni della sua
libertà, per la somma di fiorini mille pagabili in tre rate; la prima
all’entrata sua al reggimento, la seconda a sua richiesta nel corso
degli otto anni di servizio e la terza al terminare della capitolazione.
Tranquillizzata mia madre, ritornai a Trieste, risolto di sottopormi
all’esame di Capitano.
Ai primi di Settembre cominciai le ripetizioni che mi venivano
accordate dal professore Tonello il quale riconoscendomi bene
istruito, stabilì che l’esame avesse luogo il giorno 24 Settembre,
giorno in cui io compiva il mio 25° anno di età e sarei ripartito al 28
od al 30 con il Capitano Goicovich che comperato avendo la metà
del brigantino austriaco “l’Astrologo” si disponeva a far vela per il
Mar Nero.
Fatalità volle che la Commissione esaminatrice venisse da
governativo decreto aggiornata sino al 4 di Ottobre.
Mi doleva immensamente lasciar partire il Capitano Goicovich
senza di me, d’altronde non voleva e non poteva perdere l’occasione
di passare il mio esame ora che ne ero preparato.
Ottobre
Il Capitano Goicovich mi levò d’imbarazzo consigliandomi di restare
a Trieste passarvi il mio esame, indi, imbarcandomi di passaggio sul
primo bastimento che facesse vela per Costantinopoli, colà
aspettare il suo ritorno dal Mar Nero.
Appena passato l’esame che in realtà ebbe luogo ai 4 di Ottobre e
che mi sia lecito il dirlo passai gloriosamente, portando il mio
brevetto queste testuali parole “Eminentemente istruito”, mi diedi a
cercar un imbarco per Costantinopoli offerendomi anche qual
timoniere ed eziandio qual semplice marinaro.
Il proprietario d’una vecchia polacca, il Signor Zaviettovich
persona stimatissima fra i negozianti di Trieste m’accordò imbarco a
bordo della detta polacca di prossima partenza per Costantinopoli.
Quanto affabile ed umano era il proprietario altrettanto scortese
era il Capitano del bastimento che condurmi doveva incontro al mio
buon Goicovich.
Il lungo soggiorno fatto a Trieste, le spese incontrate nei ripetuti
viaggi fra Trieste e il Friuli per cercare un supplente al Coscritto e
l’ultima spesa incontrata all’occasione dell’esame, avevano esaurito
il mio piccolo peculio e quindi m’era forza abbandonare senza ritardo
Trieste. Se tanto penosa non fosse stata la mia situazione, se mi
fosse stato possibile prolungare il mio soggiorno a Trieste per
aspettare un altro imbarco, avrei abbandonato il Capitano Voicovich
ed il suo bastimento poche ore prima della partenza, vale a dire
tosto che s’ebbe passata la rassegna al Capitanato del porto; tanto
forte era in me l’indignazione, che un tratto scortesissimo del
Capitano aveva in me suscitato.
M’era stato accordato il passaggio gratis ed io aveva promesso di
guadagnarmi il vitto disimpegnando le funzioni di secondo finché
fossimo arrivati a Costantinopoli.
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