Le origini del potere – Alessandra Selmi

SINTESI DEL LIBRO:
Il frate strascicava i piedi calzati nei sandali sollevando nuvole di
polvere. Camminava da più di un’ora ormai, dopo che il carro lo
aveva lasciato fuori dalla città.
«Andate ad assistere all’incoronazione?» gli aveva chiesto il
conducente, senza ottenere risposta. «Sono tutti là.»
Il giovane chierico si era issato sul retro con un salto e in breve si
era addormentato tra i sacchi di granaglie, cullato dall’andatura
traballante. Quando si era risvegliato, poco lontano oltre gli arbusti
arsi dalla calura si intravedevano le prime costruzioni.
«Siamo arrivati?» aveva chiesto all’uomo, con la voce ancora
impastata dal sonno.
Per tutta risposta, quello era scoppiato in una risata di scherno.
«Proseguite verso occidente su questa strada», gli aveva spiegato
poi. «Sempre dritto... Vedrete le mura e a quel punto non potete
sbagliare.» Quindi era ripartito, lasciandolo solo.
Presto però le abitazioni si erano diradate e la via lastricata si era
smarrita nel folto della vegetazione. Giunto a una biforcazione, non
sapendo se prendere a destra o sinistra, aveva atteso invano
qualcuno cui chiedere indicazioni. Ma sembrava che Dio volesse
mettere a dura prova la sua perseveranza, perché nessuno era
apparso e, stanco di aspettare sotto il sole a picco, il frate si era
rimesso in cammino virando a sinistra.
Aveva continuato ancora per un bel pezzo, poi all’improvviso dalla
vegetazione erano sorte le prime rovine e subito quelle che
dovevano essere le mura aureliane. Ecco Roma, dunque. In tanti
gliel’avevano descritta, se l’era immaginata a lungo, ma nemmeno
I
nei suoi sogni più arditi la Città Eterna appariva tanto grandiosa e
stordente.
Sebbene fosse ormai ridotto a una cava di pietra, il Colosseo
dominava con la sua inconfondibile mole il paesaggio circostante.
Un gruppo di pecore brucava l’erba secca, senza degnare di uno
sguardo il frate che avanzava col naso all’insù, rapito dalla forza che
quei resti abbandonati ancora sprigionavano. Poco oltre si levava un
arco maestoso che allungava la sua nobile ombra su ricchi capitelli,
monconi di colonne spezzate e marmi che sbucavano come lapidi
dalle sterpaglie.
Più in là, oltre le cime di un gruppo di pini marittimi, si ergevano
antiche mura in parte coperte di edera. Che fosse, infine, la sua
destinazione? Il frate vi si diresse correndo, attratto dalla promessa
di un po’ di riposo. Impiegò ben più del previsto per raggiungerle e,
solo allora, si rese conto di quanto fossero imponenti: non un
palazzo, ma le vestigia di un antichissimo teatro di forma ovoidale e
lunghezza mirabile, forse quello che un tempo era stato un circo, con
ripide gradinate che digradavano verso l’interno dove ora gli abitanti
avevano piantato orti e vigneti.
Dove andare? Sarebbe mai riuscito a raggiungere la sua meta o
avrebbe vagato in mezzo alle rovine fino al crepuscolo? Si sarebbe
perso la cerimonia di incoronazione del nuovo papa, la cosa cui
teneva di più in assoluto, il motivo per cui aveva affrontato quel
viaggio estenuante, la ragione stessa per cui si trovava lì?
E poi, dov’erano finiti tutti quanti? In giro non c’era anima viva. La
grandiosa Roma assomigliava a una città deserta, abitata dagli
spettri.
Quando ormai il frate era certo di essersi smarrito e l’angoscia gli
stringeva la gola in un nodo doloroso, una frotta di bambini apparve
correndo.
Ne agguantò uno per il braccio scheletrico. «Per il borgo di San
Pietro!» gli disse strattonandolo. «Da che parte?»
Il marmocchio lo guardò con gli occhi sgranati dalla paura o forse
dallo stupore, poi indicò un punto indefinito davanti a sé. «Di là.
Sempre dritto, fino al fiume», rispose, cercando di liberarsi dalla
presa. «Manca poco!»
«Conducimi», gli ordinò il frate, mettendogli in mano l’ultimo tozzo
di pane che gli restava.
Il bambino, afferrata la pagnotta, svoltò deciso a destra, poi si
imbucò attraverso un gruppo di arbusti che sferzarono il volto del
frate e ancora a destra, lungo un sentiero sterrato. Il piccolo correva
tirando come un somaro ostinato, senza dar segno di incertezza.
E se, d’accordo con un complice, intendesse condurlo in un luogo
appartato per derubarlo e forse ucciderlo?
Quando si era congedato dal convento di Perugia, i confratelli lo
avevano più volte messo in guardia dai pericoli della città, dominata
dalle famiglie locali sempre in guerra tra loro per la brama di potere.
In passato, la violenza degli scontri aveva raggiunto livelli tali da
mettere in fuga addirittura la corte papale, che aveva ritenuto più
sicuro rifugiarsi ad Avignone.
Dopo oltre un secolo di esilio in terra francese, il clero era tornato
a occupare il palazzo Vaticano e Roma, che stava lentamente
risorgendo e si avviava a diventare il centro del mondo: città vivace e
cosmopolita, fucina di talenti e prodiga di opportunità, ma anche per
questo piena di insidie, specie per un giovane uomo che aveva
trascorso tutta la vita adulta tra le mura di un convento. Truffatori e
imbroglioni, ladri e assassini, meretrici e mercenari: tutti volevano
venire qui, ognuno in cerca della possibilità di far fortuna a modo
proprio. Non era forse così anche per lui?
Il frate rallentò, indeciso se farsi condurre ancora da quel
minuscolo cencioso. Ma derubarmi di cosa? si chiese poi. Tutto ciò
che possedeva era quel tozzo di pane che gli aveva donato e una
bisaccia ormai vuota.
Quando ormai non ci sperava più, si trovò di fronte un fiume
dall’ampio letto, ora ridotto dalla siccità estiva.
«Ecco», disse il bambino con un gesto della mano e un sorriso
sdentato.
Un gruppo di donne inginocchiate sulla riva lavava dei panni
vociando allegramente, mentre un barcaiolo spingeva piano la sua
chiatta con un lungo bastone.
«Segui il Tevere», disse il bambino correndo via. «Non puoi
sbagliare. Vedrai le mura leonine, sono altissime! Poi svolta sul
ponte e sei arrivato.»
Ecco il Vaticano, finalmente!
Da quel punto era così vicino che sembrava di poterlo
abbracciare. Nel cielo azzurro d’agosto svettavano archi e colonne di
marmo, antiche rovine e palazzi signorili. E poco più a settentrione,
inconfondibile – come gliel’avevano descritta, come l’aveva sempre
sognata –, la basilica di San Pietro.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo