L’amore del Ceo – Sara Lapierre

SINTESI DEL LIBRO:
Per oggi è tutto, Gabriel. Non vedo l’ora di arrivare a casa.
Alessandra non riesce a dormire se non ci sono io ”disse Ronald
alzandosi dalla sedia e riordinando i documenti sulla sua scrivania.
Avrebbe continuato a lavorare da casa nel fine settimana e stava
cercando di capire quali documenti portare con sé e quali lasciare a
casa.
“Nessun problema, abbiamo fatto tutto ciò che dovevamo
fare. Anche Jemma si starà preoccupando per me” rispose Gabriel.
" Ecco, quindi vedi di alzare il culo e non far aspettare tua moglie
incinta" sostenne Ronald.
“Decisamente. Ci vediamo lunedì. Saluta Alessandra da parte
mia” disse Gabriel dopo essersi alzato e salutò con un abbraccio
Ronald.
“I miei saluti anche a Jemma. Mi sa che questo fine settimana
faremo un salto da voi.
“Sono sicuro che le farà piacere” rispose Gabriel, prima di
lasciare l'ufficio di Ronald.
Ronald Cox era un uomo d'affari di successo. Forse non era il
più ricco del paese, ma sicuramente rientrava tra i primi sei. Era
anche il padre di un’adorabile bambina di sei anni, Alessandra.
Il padre di Ronald era morto due anni prima, lascandolo solo in
compagnia di sua madre, sua sorella minore Elena, la figlia
Alessandra e Gabriel, il suo migliore amico.
Diventare il CEO di una società di telecomunicazioni di
certo non era un compito facile, ma Ronald era un gran lavoratore
ed era riuscito a farsi strada.
Ronald era certo che sua figlia Alessandra fosse ancora sveglia,
anche se erano ormai quasi le nove di sera. Era abituata a farsi
leggere delle storie dal padre e non sarebbe andata a letto senza.
Ronald non era solito rimanere in ufficio fino a tardi. Quel giorno,
però, c’era stato molto lavoro da svolgere e aveva dovuto fare
un’eccezione. Inoltre, aveva piovuto tutto il giorno ed era persino
peggiorata durante la sera. Non sarebbe una buona idea guidare
con quel tempaccio.
Il suo sguardo cadde per un attimo sul suo ufficio, sulle pareti,
sui computer e le finestre. Come CEO e fondatore della sua azienda,
Ronald aveva l'ufficio migliore, il più grande e il più costoso
dell'edificio. Dopo aver ordinato i documenti, inserì quelli
che avrebbe portato a casa nella sua valigetta di pelle marrone.
Tirò fuori i telefoni cellulari e li mise in tasca, e solo allora lasciò
l'ufficio. Invece di usare l'ascensore, decise di scendere le scale,
perché c'era una scorciatoia per il parcheggio sotterraneo. La sua
macchina era parcheggiata nello spazio riservato appositamente
per il CEO.
Il parcheggio era silenzioso, tranne per il suono delle gocce
d'acqua che provenivano dal cielo. Pioveva ancora, ma la pioggia
non era forte come qualche ora prima. Quando si era reso conto che
si sarebbe soffermato più a lungo del previsto in ufficio, aveva
congedato il suo autista. Quindi, non aveva scelta, se non guidare.
Ronald salì in macchina, appoggiò la valigia sul sedile
posteriore, mise in moto il motore e uscì dal parcheggio Ronal e il
suo autista solitamente prendevano una scorciatoia, ma per qualche
ragione decise di percorrere il tragitto più lungo per casa. Il CEO
si rese presto conto che la maggior parte dei negozi erano
chiusi e che anche la strada era mezzo vuota, il che
era abbastanza strano.
Magari è per via della pioggia, pensò Ronald, dopo essersi
fermato ad un semaforo.
Quando il semaforo diventò verde, fece per ripartire, ma
qualcosa catturò la sua attenzione.. La sua visione era un po’
offuscata a causa della pioggia, ma poteva chiaramente vedere
una donna sdraiata sul pavimento con una bambina di non più
di tre anni in ginocchio accanto a lei. Era come se la bambina stesse
cercando di svegliare la donna.
Ronald scosse la testa e se ne andò. Questi non
erano affari suoi. Tuttavia, pur essendo ripartito verso casa sua, non
riusciva a non pensarci.
Sospirò mentre cambiava direzione, vedendo di nuovo la
scena. Decise quindi di parcheggiare l’auto e si tolse la giacca,
mettendola sul sedile del passeggero anteriore. Scese dall´auto,
velocemente aprì il bagagliaio, dove ricordava di aver messo un
ombrello, e dopo averlo preso lo aprì avvicinandosi alle due.
“Mamma, ho paura. Per favore, svegliati.” la bambina era in
lacrime mentre agitava il corpo della donna cercando di
svegliarla. Entrambe avevano i vestiti infradiciati dalla pioggia.
" Ehi" ”disse Ronald, accucciandosi davanti alla bambina.
“Mamma” disse, con ancora più lacrime a bagnarle il
viso, mentre indicava la signora stesa a terra.
“Va tutto bene. Tua madre starà bene. Dobbiamo portarla in
ospedale" disse Ronald ad alta voce, per sovrastare il suono della
pioggia, che improvvisamente si era fatta più violenta.
Tenendo l'ombrello sopra la testa, portò la bambina in
macchina e la mise sul sedile del passeggero anteriore senza
preoccuparsi che la bambina potesse bagnare il veicolo.
Dopo averla sistemata, si voltò verso sua madre priva di sensi,
prendendola tra le braccia. Mentre la sollevava, notò qualcosa. C’era
sangue su tutto il corpo della donna, ma non riusciva a capire da
dove provenisse. Aveva anche un livido sul viso e uno sul
braccio. Sembrava che qualcuno l’avesse ferita.
Ronald fece stendere la donna sul sedile posteriore e si piombò
sul sedile del conducente. La bambina lo guardava con i suoi grandi
occhi blu. Stava tremando. Ronald tolse i telefoni dalla giacca e la
usò per avvolgerla e riscaldarla.
"Grazie" mormorò la bambina con voce dolce.
“Per cosa?” chiese Ronald.
“La mamma ha detto che quando qualcuno mi aiuta, dovrei dire
grazie.”
“Di nulla, allora.”
Ronald le sorrise mentre si allacciava la cintura di sicurezza.
“Allora, come ti chiami?“ le domandò.
-" Adriana, e mia mamma si chiama Raisa" rispose ”E tu?”
“Sono Ronald"
Adriana annuì.
“Posso chiamarti di zio Ronnie?” domandò.
-"Certo, piccola" rispose Ronald mentre avviava la macchina.
Era diretto in ospedale.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo