La ragazza nell’acqua – Robert Bryndza

SINTESI DEL LIBRO:
L’ispettore capo Erika Foster si strinse nell’ingombrante giubbotto di
salvataggio per ripararsi dal vento ghiacciato, rimpiangendo di non aver
indossato qualcosa di più pesante. Il piccolo gommone della polizia
metropolitana avanzava tra le acque dell’Hayes Quarry, trascinandosi dietro
un trasponder compatto che sondava il fondale. La cava dismessa si trovava
al centro di Hayes Common, novanta ettari di bosco e brughiera che
fiancheggiavano il villaggio di Hayes, periferia di South London.
«L’acqua è profonda ventitré metri e sette», disse il sergente Lorna
Crozier, a capo delle attività di ricerca subacquea. A un’estremità
dell’imbarcazione, era china sullo schermo che mostrava i risultati del sonar
in variopinte sfumature di viola denso, che si espandevano sul monitor come
una ferita.
«Quindi non sarà facile tirare fuori quello che cerchiamo?», domandò
Erika, cogliendo il tono della sua affermazione.
Lorna annuì. «Quando ci si avvicina alla soglia dei trenta metri tutto si fa
più complicato. I miei sub riescono a stare sotto solo per poco tempo. E la
profondità media di un laghetto o di un canale si aggira intorno a un paio di
metri. Persino con l’alta marea, il Tamigi non supera i dieci, dodici al
massimo».
«Potrebbe esserci qualsiasi cosa là sotto», commentò l’agente John
McGorry, schiacciato nel minuscolo sedile di plastica accanto a Erika.
L’ispettore seguì lo sguardo del giovane che sorvolava la superficie
increspata dell’acqua. La visibilità era ridotta a una manciata di centimetri,
poi tutto diventava un miscuglio di ombre scure.
«Vuoi che ti prenda in braccio, per caso?», lo rimproverò quando
praticamente le salì sopra per affacciarsi dal gommone.
«Scusa, capo», disse lui con un sorriso, tornando immediatamente al suo
posto. «Ho visto un programma su Discovery Channel in cui dicevano che
soltanto il cinque per cento dell’oceano è stato mappato, lo sapevi? E l’acqua
occupa il settanta per cento della superficie terrestre, il che significa che il
sessantacinque per cento del pianeta, esclusa la terra ferma ovviamente, è
inesplorato…».
Sul ciglio dell’acqua, una ventina di metri più in là, ciuffi di giunchi morti
dondolavano spinti dal vento. Sull’erba di fronte alla riva era parcheggiato un
veicolo di supporto; lì accanto una squadra di sub stava preparando
l’attrezzatura per l’immersione. I giubbotti di salvataggio arancioni erano
l’unica nota di colore nell’uggioso pomeriggio autunnale. Le ginestre e
l’erica dipingevano il panorama alle loro spalle di un’alternanza di grigi e
marroni, più in là s’intravedeva qualche albero spoglio. Il gommone
raggiunse la riva della cava e rallentò.
«Giriamo», annunciò Barker, un giovane poliziotto al timone del motore
fuoribordo. Effettuò una curva stretta, preparando l’imbarcazione a solcare le
acque per la sesta volta.
«Credi che là sotto possa esserci qualche pesce o anguilla di dimensioni,
non so, mostruose?», domandò John a Lorna, con gli occhi pieni di
entusiasmo.
«Mi è capitato di vedere dei bei pescioni quando facevo immersioni, ma
questa cava non sbuca da nessuna parte, perciò tutto ciò che si trova là sotto
vi è stato portato», rispose Lorna con un occhio incollato allo schermo.
«Dove sono cresciuto io, a St. Mary Cray, c’era un negozio di animali che
vendeva cuccioli di coccodrillo, a quanto si diceva…». Di fronte al
sopracciglio alzato di Erika non ebbe il coraggio di finire la frase.
Era sempre su di giri e non la piantava mai di chiacchierare. E su questo
l’ispettore poteva anche chiudere un occhio. Ma lavorare con lui la mattina
presto la metteva a dura prova.
«Non stiamo cercando un coccodrillo, John, ma dieci chili di eroina in un
container impermeabile».
John le lanciò un altro sguardo e annuì. «Scusa, capo».
Erika controllò l’orologio. Quasi le tre e mezza.
«Che valore hanno sul mercato dieci chili?», chiese Barker, ancora al
timone.
«Quattro milioni di sterline», rispose Erika tornando a fissare le immagini
del sonar che si alternavano sullo schermo.
Il ragazzo fece un fischio. «E immagino che siano stati gettati qui apposta,
no?».
Erika annuì. «Jason Tyler, il tizio che abbiamo in custodia, stava
aspettando che si calmassero le acque per tornare a prenderli».
Non aggiunse però che potevano tenerlo sotto custodia soltanto fino a
mezzanotte.
«Davvero pensava di recuperarli? Anche con una squadra di sub esperti,
sarà una bella sfida per noi», disse Lorna.
«Per quattro milioni di sterline su un piatto d’argento? Sì, penso proprio
che sarebbe tornato a prenderli», ribatté Erika. «Speriamo di riuscire a
rilevare le sue impronte nelle buste di plastica che troveremo dentro».
«Come avete scoperto che l’aveva gettati qui?», chiese Barker.
«Grazie alla moglie», rispose John.
L’agente Barker gli lanciò un’occhiata che soltanto un altro uomo poteva
capire e fischiò di nuovo.
«Aspettate. Ecco, qui forse c’è qualcosa. Spegni il motore», ordinò Lorna
avvicinandosi di più al minuscolo schermo.
Fra le varie sfumature di viola brillava una piccola sagoma nera. L’agente
Barker spense subito il motore fuoribordo facendo piombare la cava nel
silenzio assoluto, interrotto soltanto dallo sciabordio dell’acqua causato dal
rallentamento del gommone. Si alzò e raggiunse la collega.
«Stiamo esaminando un’area di quattro metri per ogni lato della barca»,
disse Lorna, muovendo la mano minuta sopra la chiazza sul monitor.
«Sì, la scala è corretta», concordò Barker.
«L’abbiamo trovati, secondo voi?», domandò Erika con la speranza che si
gonfiava nel petto.
«Può darsi», rispose Lorna. «Ma magari si tratta di un vecchio frigorifero.
Non lo sapremo finché non saremo laggiù».
«Ti immergerai oggi stesso?», le domandò l’ispettore cercando di
mantenere un atteggiamento positivo.
«No, mi tocca restare sulla terra ferma, purtroppo. Ho già fatto
un’immersione ieri e devo rispettare dei periodi di riposo», rispose Lorna.
«Dove sei stata ieri?», domandò John.
«A Rotherhithe. Abbiamo dovuto recuperare il corpo di un suicida nel
lago, nella riserva naturale».
«Wow, deve essere pazzesco trovare un cadavere sott’acqua, no?».
Lorna annuì. «L’ho trovato io. A tre metri di profondità. Stavo nuotando
con zero visibilità e a un certo punto ho sfiorato con le mani un paio di
caviglie, ho tastato più su e c’erano le gambe. Era praticamente in piedi sul
fondale».
«Cavoli. In piedi sul fondale?», fece John.
«A volte capita. Ha a che fare con la composizione del gas corporeo e con
il processo di putrefazione».
«Dev’essere affascinante. Mi sono arruolato da pochi anni, questa è la
prima volta che collaboro con l’unità subacquea», commentò John.
«In realtà troviamo tonnellate di roba orribile. La cosa peggiore è quando
t’imbatti nei sacchi pieni di cuccioli».
«Che razza di bastardi. Faccio la poliziotta da venticinque anni, ma ogni
volta mi sorprendo di fronte agli abissi di depravazione che può toccare la
gente». Erika notò che per un istante tutti si voltarono a fissarla: stavano
cercando di calcolare quanti anni avesse, era evidente. «Allora, questa
anomalia? Quanto ci mettete a scendere giù e tirarla a secco?», chiese
riportando l’attenzione sullo schermo.
«La segnaleremo con una boa e ci passeremo sopra un’altra volta», rispose
Lorna spostandosi sul lato del gommone per sistemare una boa di
segnalazione alla corda. Rovesciò i pesi in acqua, che scomparvero
velocemente nel liquido scuro e profondo lasciando visibile soltanto
l’estremità della corda sottile. La boa di segnalazione rimase lì a galleggiare
mentre l’agente Barker accendeva il motore e faceva partire il gommone.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo