Il mondo secondo Garp – John Irving

SINTESI DEL LIBRO:
Colin, il mio primo figlio, che ora ha trentatré anni, ne aveva solo
dodici quando lesse per la prima volta Il mondo secondo Garp – in
manoscritto, mentre io ero ansioso di vedere la sua reazione.
(Ancora oggi ritengo che ci siano, nel libro, delle scene non adatte a
ragazzi di dodici anni.) Sebbene Garp fosse il mio quarto romanzo,
era comunque il primo che Colin leggeva, e ricordo che mi sentivo
orgoglioso e allo stesso tempo nervoso all’idea di essere giudicato
da uno dei miei figli; che il libro fosse dedicato a Colin e a suo
fratello Brendan rendeva il momento ancora più drammatico ed
eccitante.
Di sicuro tutti conoscono le due domande più frequenti che vengono
poste a uno scrittore. Di cosa tratta il libro? E autobiografico? Queste
domande e le relative risposte non mi sono mai parse
irresistibilmente interessanti: se si tratta di un buon romanzo, sia le
domande che le risposte sono irrilevanti; ma mentre mio figlio
dodicenne leggeva Il mondo secondo Garp, mi aspettavo che
proprio quelle sarebbero state le domande che mi avrebbe rivolto, e
mi misi a riflettere su ciò che avrei potuto rispondere.
Ora, venti anni dopo – con nove romanzi al mio attivo – mi rendo
conto che non ho mai prestato particolare attenzione a quelle
"irrilevanti" domande come invece feci mentre Colin stava leggendo
Garp. Intendo dire che è perfettamente comprensibile e ammissibile
che un ragazzo dell’età di Colin ponga quel genere di interrogativi, al
contrario ritengo che un adulto non ne abbia il diritto. Un adulto che
si accinge a leggere un racconto dovrebbe conoscere di quale
argomento tratti, e dovrebbe anche sapere che non ha importanza
se il libro sia autobiografico o meno – a meno che il suddetto adulto
non sia irrimediabilmente inesperto o totalmente privo delle più
elementari nozioni sull’arte narrativa.
In ogni caso, mentre Colin era chiuso nella sua camera a leggere il
manoscritto di Garp, io mi tormentavo cercando di capire quale fosse
l’argomento del romanzo. Infine, colmo di orrore e di disprezzo verso
me stesso, giunsi alla conclusione che il libro riguardava le tentazioni
della lussuria – la lussuria conduce praticamente ognuno di noi a
una fine miserevole. Cӏ persino un capitolo intitolato "Ancora
lussuria", come se non ve ne fosse già abbastanza. Mi vergognavo
davvero per tutta la lussuria di cui si parlava nel libro, senza dire
nulla di quanto lo ritenessi repressivo; in verità tutti i personaggi che
indulgono in un comportamento lussurioso vengono severamente
puniti. E, tra colpevoli e vittime abbondano le mutilazioni corporali: i
personaggi perdono occhi, braccia, lingue e…persino il pene!
Quando cominciai a scrivere il romanzo, ritenevo che il problema
della divisione fra i sessi fosse il tema dominante: la storia
riguardava uomini e donne che divenivano sempre più estranei gli
uni verso gli altri. Date solo un’occhiata alla trama: una donna
eccezionale, quantunque schietta (la madre di Garp, Jenny Fields),
viene uccisa da un pazzo che odia le donne; e Garp, a sua volta, è
vittima di una pazza che odia gli uomini.
"In questo sudicio mondo," pensa Jenny "o sei la moglie di qualcuno
o sei una puttana, oppure stai lì lì per diventare o l’una o l’altra. Se
non rientri in una di queste due categorie, allora tutti cercano di
convincerti che cӏ qualcosa che non funziona, in te." Ma non cӏ
nulla che non funzioni nella madre di Garp. Nella sua autobiografia,
Jenny scrive: "Volevo un lavoro e volevo vivere sola. Ciò mi rendeva
sessualmente sospetta. E poi volevo un bambino, ma non intendevo
condividere il mio corpo e la mia vita, per averlo. Anche questo mi
rendeva sessualmente sospetta". Ed essendo, come lei si definisce,
"sessualmente sospetta", Jenny diviene un bersaglio dell’odio
antifemminista – così come Garp, suo figlio, diviene il bersaglio delle
femministe radicali.
La questione essenziale riguardo la madre di Garp è definita nel
primo capitolo: "Jenny Fields scoprì che si è più rispettati quando si
dà scandalo che non quando si cerca di vivere la propria vita
discretamente appartati". Oggi, venti anni più tardi, la scoperta di
Jenny mi sembra ancora più vera per non dire più giustificabile – di
quanto mi sembrò nel 1978. E non sempre mi trovo d’accordo con
lei. "Uomini e donne sono uguali soltanto nella morte" sostiene
Jenny Nell’ultimo capitolo del romanzo la contraddico scrivendo che
"…fra uomo e donna, neppure la morte è equamente condivisa. Gli
uomini muoiono di più".
Ci fu persino un momento in cui Jenny minacciò di assumere il
comando del romanzo, quando non ero ancora sicuro quale dei due,
Garp o sua madre, fosse il protagonista; e la questione mi trova
ancora un po” indeciso. Una volta volevo iniziare il libro con il
capitolo 11 (il capitolo sulla "Signora Ralph"), ma ciò avrebbe
richiesto un flashback di diverse pagine. In seguito provai a
cominciare dal capitolo 9, quello intitolato "L’eterno marito". La frase
iniziale era: "Sulle pagine gialle dell’elenco telefonico, la voce
Marriage (Matrimonio) veniva poco dopo Lumber (Legnami)".
Pensavo che l’argomento del romanzo fosse il matrimonio, in
particolare i pericoli del matrimonio – ancor di più la minaccia della
lussuria nell’unione matrimoniale. "Garp non si era mai accorto che
c’erano, per esempio, più consulenti matrimoniali che rivendite di
legnami." (C”è ancora da meravigliarsi se mi preoccupava l’idea che
un ragazzo dodicenne stava leggendo il libro?)
Vi fu un periodo in cui pensai di iniziare Il mondo secondo Garp con
il capitolo 3 ("Cosa voleva fare da grande") – perché non è forse
anche di quello che si parla nel libro? Garp vuole diventare uno
scrittore; si tratta dunque di un racconto su un romanziere, sebbene
quasi nessuno dei lettori lo ricordi come tale. Tuttavia le origini di
Garp come autore di romanzi sono cruciali per lo sviluppo della
trama – "l’inizio dell’estasi a lungo agognata di uno scrittore, che
abbraccia il mondo in un unico timbro di voce". E fin dal principio
c’era un epilogo. Sapevo già tutto ciò che sarebbe successo ancora
prima di cominciare – lo so sempre. "Un epilogo" scrive Garp "è più
di un elenco. Un epilogo, fingendo di immagazzinare il passato, è un
modo di metterci in guardia sul futuro. "
Ma iniziare con il capitolo 3, come feci quella volta, rendeva il
romanzo troppo storico ed emozionalmente troppo remoto. "Nel
1781 la vedova e i figli di Everett Steering fondarono la Steering
Academy – come fu dapprima chiamata – perché Everett Steering
aveva confidato alla famiglia, mentre scalcava la sua ultima oca
natalizia, che l’unico rimpianto nei confronti della propria città era
quello di non aver fornito ai suoi ragazzi un’accademia capace di
prepararli a un’istruzione superiore. Non menzionò le sue ragazze."
Ecco di nuovo il tema della divisione fra i sessi, che risale persino al
1781!
Intanto, nell’intimità della sua camera, Colin continuava a leggere.
Capii che Il mondo secondo Garp non avrebbe mai suscitato
l’interesse di un dodicenne se fosse stata solo la storia di uno
scrittore, sebbene quello fosse uno degli aspetti del libro che più mi
interessava. Non finirò mai di immaginare Garp mentre attraversa
furtivamente, di notte, il vicinato, guardando con una nota di
disappunto gli apparecchi televisivi dei propri vicini. "Si ode il
gracidio, attutito, di qualche televisore ancora acceso e si vede qua
e là, tremolante, il riverbero azzurrastro del video. A Garp quel
riverbero sembra quasi un cancro, insidioso e ottundente, che
inebetisce il mondo. Può darsi che la televisione provochi il cancro,
pensa Garp; ma la sua è l’irritazione dello scrittore: egli sa che dov”è
acceso un televisore cӏ qualcuno che non sta leggendo."
Cosa si può dire, poi, del Sotto Rospo? Colin conosceva bene le
origini di questa espressione. Un giorno d’estate, lungo la spiaggia di
Long Island, Brendan fraintese suo fratello. "Stai attento alla risacca,
Brendan" lo ammonì Colin – a quel tempo Brendan aveva solo sei
anni, Colin dieci. Brendan non aveva mai sentito parlare di risacca,
così pensò che Colin avesse detto Sotto Rospo.1 Da qualche parte,
nell’acqua, si nascondeva un pericoloso rospo.
"Cosa può farti?" Brendan chiese a suo fratello.
"Trascinarti in mare, risucchiarti" rispose Colin.
Questa fu una spiegazione più che sufficiente per Brendan, lì sulla
spiaggia – da quel momento in poi non si sarebbe avvicinato
all’oceano. Passarono alcune settimane prima che lo vedessi
fermarsi a una certa distanza dal pelo dell’acqua, guardando le onde
con gli occhi sgranati.
"Cosa stai facendo?" gli domandai.
"Sto cercando il Sotto Rospo" rispose. "Quanto è grosso? Di che
colore è? A che velocità può nuotare?"
Il mondo secondo Garp non esisterebbe senza il Sotto Rospo. Fu
Brendan a mettermi in moto.
Per mia sorpresa, Colin non mi chiese di cosa si occupava il libro –
al contrario fu lui a dirmelo. "Parla della paura della morte, credo.
Forse più precisamente della paura che un bambino o una persona
che ami possa morire."
Mi ricordai allora, che tra i miei vari tentativi di iniziare il romanzo, un
bel po” di anni prima, avevo cominciato con quella che sarebbe
divenuta poi la frase conclusiva ("…nel mondo secondo Garp, noi
siamo tutti casi disperati"), e di come quella frase si sia mossa su e
giù per il libro; continuavo a spostarla in avanti. Un tempo era l’inizio
del secondo capitolo, poi divenne la conclusione del decimo, e così
via, fino a diventare la frase finale del libro – l’unica conclusione
possibile. Senza meraviglia, Garp descrive uno scrittore come "un
medico che cura solo casi disperati".
Tuttavia Colin, con i suoi dodici anni, riuscì a sorprendermi,
dicendomi di cosa parlava il mio libro. Il capitolo "La signora Ralph",
con cui al principio avevo iniziato il racconto, comincia così: "Se a
Garp fosse stato concesso di esprimere un solo desiderio, grosso e
ingenuo, egli avrebbe chiesto di poter rendere il mondo sicuro.
Senza pericoli, per piccoli e per adulti. Il mondo appariva a Garp irto
di pericoli non necessari". All’età di dodici anni, Colin aveva puntato
la sua attenzione proprio su questo. Garp vive nel "sobborgo di una
piccola e tranquilla cittadina", ma né lui né i suoi figli sono al sicuro.
Alla fine il Sotto Rospo li catturerà – come ha catturato sua madre e
il suo figlio più piccolo. "Solo fai attenzione!", Garp ripete in
continuazione ai suoi bambini, proprio come io continuo a fare con i
miei.
È un libro sul prestare attenzione, e su quanta non se ne presti mai
abbastanza.
Il capitolo iniziale effettivo, quello che alla fine scelsi, descrive
l’abitudine di Jenny di portare con sé, nella borsetta, un bisturi.
Jenny è un’infermiera, e per giunta è una donna non sposata che
non vuole avere nulla a che fare con gli uomini; il bisturi le serve per
autodifesa. Così Il mondo secondo Garp inizia con un atto di
violenza – Jenny ferisce un soldato, uno straniero che ha osato
insinuare la mano sotto il suo vestito (la sua uniforme da infermiera).
"La madre di Garp, Jenny Fields, fu arrestata a Boston nel 1942 per
aver ferito un uomo, in un cinema." Proprio così, semplicemente;
cominciai raccontando la storia principale dal principio, prima che
Jenny rimanga incinta di Garp – quando decide di volere un bambino
senza avere un marito.
In modo altrettanto interessante, Colin non mi chiese mai se il
romanzo fosse autobiografico. Ma un anno dopo la sua
pubblicazione, visitai la Northfield Mount Hermon School – una
scuola secondaria privata nel Massachusetts. Ero stato invitato a
tenere una lezione agli studenti, e io avevo accettato l’invito perché
Colin era stato ammesso di recente in quella scuola. Colin si
sarebbe iscritto per il prossimo anno accademico, e credevo che
quella fosse una buona occasione per lui di vedere il posto e
incontrare alcuni dei ragazzi e ragazze che sarebbero divenuti suoi
compagni di studi. Di conseguenza, egli assistette alla lezione, a cui
seguirono alcune domande da parte del pubblico. (Era stato detto
pubblicamente che Colin avrebbe frequentato la Northfield Mount
Hermon School in autunno – era quindi già stato presentato alla
folla.) Inaspettatamente una giovane ragazza molto carina rivolse a
Colin – non a me – una domanda.
"Garp è tuo padre – tuo padre è Garp?" chiese.
Povero Colin! Doveva essere imbarazzato, anche se nulla trapelava
dalla sua compostezza. Era un po” più giovane rispetto agli studenti
lì riuniti, ma improvvisamente mi resi conto di quanto fosse più
maturo e cauto della maggior parte di loro. Inoltre, egli era ormai un
esperto del Mondo secondo Garp.
"No, mio padre non è Garp," rispose "ma le paure di mio padre sono
anche le paure di Garp – sono le paure di ogni genitore." (Colin
aveva quattordici anni, ora ne ha trentatré.)
Ecco di cosa parla Il mondo secondo Garp – delle paure di un padre.
Come tale, il libro è e non è "autobiografico". Domandate a Colin, o a
Brendan, o – tra qualche anno, quando sarà grande abbastanza per
leggerlo – a Everett, il mio figlio più piccolo. (Mentre scrivo questa
introduzione, Everett ha sei anni.)
Avrei potuto scrivere questa storia vent’anni fa, ma quasi non passa
giorno senza che la mia mente ritorni là, a pensare a quelle paure.
Anche il più piccolo dettaglio, nel Mondo secondo Garp, è una
manifestazione di paura; persino la cicatrice sul viso della prostituta
viennese – quella è il segno della paura più grande. "Quella cicatrice
sulla fronte era quasi grande quanto la sua bocca; a Garp sembrava
una piccola tomba spalancata." La tomba di un bambino…
Quando Il mondo secondo Garp venne pubblicato, molti genitori che
avevano perso un figlio mi scrissero. "Anch’io ne ho perduto uno", mi
dicevano. Confessai loro che non avevo mai perduto un figlio, che
ero solo un padre dotato di una vivida fantasia. Nella mia
immaginazione, io perdo un figlio tutti i giorni.
J.I.
[traduzione di Deborah Rancati]
Dedica
a Colin e Brendan
1
IL MISERICORDIA
La madre di Garp, Jenny Fields, fu arrestata a Boston nel 1942 per
aver ferito un uomo, in un cinema. Ciò avvenne poco dopo l’attacco
giapponese contro Pearl Harbor e la gente era, allora, molto
tollerante nei confronti dei militari – poiché tutti, d’un tratto, eran
andati soldati – ma Jenny Fields, dal canto suo, era decisa a non
tollerare il comportamento degli uomini in genere e in specie dei
soldati. In quel cinema le era toccato cambiar posto tre volte, ma il
soldato si spostava anche lui, standole sempre più addosso. Quando
Jenny venne a trovarsi dietro una stupida colonna che quasi le
impediva di vedere lo schermo, decise che non si sarebbe mossa
una quarta volta. Il soldato si spostò di nuovo e venne a sederle
accanto.
Jenny aveva ventidue anni. Aveva piantato l’università senza
neanche finire il primo anno, però aveva portato a termine la scuola
da infermiera, e far questo mestiere le piaceva. Era una giovane
donna di corporatura atletica, dalle guance sempre colorite; aveva i
capelli bruni, lucenti, e una camminata che sua madre diceva
mascolina: faceva oscillare le braccia; fianchi e sedere erano tanto
snelli che, da dietro, sembrava un giovanotto. I seni – secondo lei –
erano troppo grossi; Jenny pensava che, ostentando un tal petto,
poteva passare per "una donna facile e dappoco".
Non era affatto tale. Anzi, aveva piantato l’università non appena le
era balenato il sospetto che i suoi l’avevano mandata a Wellesley
nella speranza di farla corteggiare e, poi, eventualmente, maritarla a
un ragazzo di buona famiglia. A raccomandare la prestigiosa
Wellesley erano stati i suoi fratelli più grandi, i quali avevano
assicurato ai genitori che le ragazze di Wellesley godevano fama di
serie ed erano ritenute molto ben maritabili. Jenny allora sentì che la
sua educazione era soltanto una educata perdita di tempo, quasi
fosse una vacca, allevata allo scopo di inserirle poi l’arnese per la
fecondazione artificiale.
Si doveva laureare in letteratura inglese, ma quando si accorse che
le sue compagne ci tenevano solo ad acquisire un tanto di garbo e
sofisticazione per meglio trattare con gli uomini, non esitò a piantare.
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