Il leone del Nord- Suzanne Barclay

SINTESI DEL LIBRO:
Sebbene la mattina fosse calda e soleggiata, all'interno della cappella
faceva fresco, ma era l'apprensione, più che l'umidità che trasudava
dalle pietre centenarie, a far rabbrividire lady Elspeth Carmichael
Munro mentre entrava in chiesa.
Il cuore le batteva forte e le mani le sudavano per la tensione che le
irrigidiva anche la schiena, ciononostante Elspeth decise che avrebbe
portato a compimento il suo proposito. Doveva farlo perché ormai il
dolore e i sensi di colpa erano diventati insopportabili.
Un movimento nella navata centrale la distrasse. Padre Patrick,
ormai piegato dall'età, ma come sempre zelante guardiano delle anime
dei Carmichael, si alzò dalla posizione inginocchiata che aveva assunto
per pregare, fece il segno della croce e poi si allontanò dall'altare lungo
la navata laterale.
Fu allora che Elspeth uscì dall'ombra. «Padre, vi
chiedo un momento del vostro tempo.» Guardandolo attraverso il
velo protettivo delle folte ciglia nere, si chiese se anche questa volta il
vecchio monaco le avrebbe letto nel pensiero come era solito fare.
«Sì?» Padre Patrick si fermò di scatto e strizzò gli occhi, gesto che
ricordò a Elspeth un commento di sua madre riguardo al fatto che il
vecchio monaco stava perdendo la vista. Non essendoci quindi bisogno
di mantenere la maschera di impassibilità che sfoggiava davanti ai
suoi familiari, Elspeth si rilassò.
«Sono Elspeth Carmichael... Munro» si presentò.
«Davvero?» Padre Patrick le tese le mani nodose. «Che cosa ti turba,
figliola?» Quella era una domanda a cui lei aveva evitato di rispondere
da quando era tornata in seno alla sua famiglia, due settimane prima.
«Vieni, preghiamo insieme» la esortò lui invitandola a sedersi su una
panca.
Oh, padre. Le preghiere non mi aiuteranno. Niente mi aiuterà.
Elspeth sentì le lacrime salirle agli occhi che ne avevano già versate fin
troppe. Lacrime amare, di paura e di vergogna.
Padre Patrick respirò a fondo, anche i suoi occhi sembravano umidi.
«Mi chiedo come mai tu non sia venuta a trovarmi appena tornata a
casa. Forse dopo aver vissuto a corte per tutti questi anni non ti piace
più la nostra compagnia» osservò, e atteggiando le labbra a una
smorfia sollevò una mano per asciugare una lacrima dalla guancia di
Elspeth. «Su, su, bambina, non può essere così grave.»
Invece sì. Il dolore le impediva di parlare chiudendole la gola in un
nodo.
«Che cosa è successo alla ragazzina allegra e gioiosa che era solita
introdursi di nascosto nel campo per i tornei a sfidare i suoi fratelli con
la spada?»
Elspeth sorrise ricordando quei giorni felici. «È passato molto
tempo dall'ultima volta che ho fatto qualcosa di così impulsivo.»
Quattro anni prima aveva sposato Raebert e quello era stato il suo
ultimo atto dettato dall'impulso, che purtroppo le era costato molto
caro.
«Sento che sei cambiata» osservò il monaco chinando la testa da
una parte. «E non per il meglio.»
«No, non è stato per il meglio» confermò lei.
«Tua madre dice che sei addolorata per la morte di tuo marito.»
Elspeth trasalì, investita dai ricordi dei quattro anni tremendi
trascorsi con Raebert, ubriaco e incattivito, sobrio e crudele o a scelta
incattivito e crudele. Quell'uomo l'aveva privata di tutti i suoi sogni,
delle sue proprietà e alla fine aveva anche tentato di farla impazzire.
«Potrebbe essere vero» ragionò padre Patrick. «Se non ricordo
male, eri decisa a sposarlo, tanto che litigasti anche con tuo padre.»
«Sì, è vero.» Avvilita, Elspeth abbassò lo sguardo sulle sue mani
congiunte a quelle del monaco. Testarda, viziata e con un
temperamento fiero quanto quello di suo padre, Elspeth era andata su
tutte le furie quando Lionel Carmichael si era rifiutato di lasciarle
sposare Raebert Munro. Che
stupida. Se solo avesse ascoltato le obiezioni della sua famiglia!
«La vita a corte come moglie del campione del re è stata magnifica
come te l'aspettavi?» le chiese il monaco in tono calmo.
«No.» Avevano vissuto bene per quanto riguardava la situazione
economica, il che era tutto quello che Raebert aveva voluto ottenere
sposandola. Tutte le belle parole e i gesti gentili erano stati una
messinscena per ottenere il controllo sulla sua ricca dote.
«Mi dispiace che tu soffra ancora per Raebert.»
Elspeth si lasciò sfuggire un sospiro. Ogni volta che pensava a lui,
provava una grande collera verso se stessa per non aver avuto la forza
di sfuggire alla trappola in cui il loro matrimonio si era trasformato.
Inoltre era tormentata dai sensi di colpa: si sentiva responsabile per la
parte che aveva avuto nel disegno più crudele in assoluto di Raebert.
«Padre, ho bisogno di...» Confessarmi. Elspeth non era mai stata una
donna molto pia, tuttavia si sentiva schiacciare dal peso tremendo che
portava in cuore dal momento in cui aveva saputo che suo padre era
caduto in un'imboscata ed era stato reso storpio, forse per sempre. Era
colpa sua. Tutta colpa sua e il dolore che ne conseguiva era
insopportabile.
«Padre, voglio...» Le parole non le uscirono di bocca.
Padre Patrick rimase immobile, aspettando che lei si aprisse alla
confessione. Elspeth in effetti desiderava liberarsi dal peso della colpa,
lo desiderava più di ogni altra cosa. Il giorno stesso in cui Raebert era
morto, lei era tornata di corsa a casa, scappando da Edimburgo come
un animale ferito, a cercare rifugio in seno alla sua famiglia. La grande
gioia e i sorrisi dei suoi cari avevano però fatto nascere in lei enormi
sensi di colpa.
Non sono degna del vostro amore, avrebbe voluto urlare, e si
detestava per non avere il coraggio di parlare. Come penitenza si era
ripromessa di assistere con assiduità suo padre, nonostante ogni
istante trascorso in sua compagnia le straziasse il cuore. Se Lionel
Carmichael avesse saputo che cosa gli aveva fatto, l'avrebbe odiata per
sempre. Così Elspeth era andata da padre Patrick a chiedere
intercessione presso un Dio in cui aveva smesso di credere la notte
delle sue nozze, quando Raebert...
«E qualcosa che ha a che fare con il tuo matrimonio?» le chiese
padre Patrick in tono gentile.
«Sì» ammise Elspeth con un filo di voce, dopodiché la sua volontà
cedette. Dolce Vergine Maria, non ce la faccio. Non sopportava l'idea
di vedere l'amore nello sguardo di quell'uomo tanto caro trasformarsi
in repulsione in seguito alla sua confessione. Per lo stesso motivo non
era riuscita a confidarsi con i suoi familiari e a spiegare loro come mai
non fosse più tornata a trovarli dopo il matrimonio. Orgoglio. Elspeth
era una donna troppo orgogliosa per confessare di aver commesso un
gravissimo errore sposando Raebert. E ora temeva che la verità le
sarebbe costata l'affetto della sua famiglia.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo