Giustizia Assoluta – Chi ha ucciso Eva Hoyo? – Sergio Nava

SINTESI DEL LIBRO:
Il vento. "Questo cazzo di vento", pensai non appena messo
piede a San Bartolomè. Il volo low cost che mi aveva trasportato qui
da Milano aveva ballato parecchio, avvicinandosi all'immenso
deserto vulcanico di Lanzarote. leggenditaly.com Uno scoglio in
mezzo all'oceano, divorato quasi per metà dalle eruzioni avveute in
un passato tuttora ben presente nella memoria collettiva dell’isola.
Per evitare di vomitare sul libro del mio compagno di fila, un
pensionato bergamasco deciso a godersi gli ultimi anni di vita e la
misera pensione accumulando spillette e adesivi da turista “all
inclusive”, avevo provato a contare mentalmente i vulcani dell'isola.
O quantomeno a immaginare di contarli. Non riuscii mai a capire
quanti minchia fossero. Ne' mi interessava saperlo. Non sopportavo
semplicemente l'idea di volare. Era la cosa che mi incuteva più
terrore al mondo. Ma ormai non avevo scelta. La strada era segnata.
Era il mio lavoro. Un fottuto lavoro. Ma ben pagato.
Il telefono aveva squillato presto, il giorno precedente, nella mia
casa di Marettimo. Avevo fatto tardi, come sempre più spesso
avveniva, con l'estate ormai alle porte, insieme a Peppe. In barca, a
pescare fino alle quattro e mezza del mattino. Una sensazione di
libertà assoluta. Nel silenzio interrotto solo dalle onde e dal
dondolare della sua barca. Immersi nel nero totale di un
Mediterraneo che si fondeva col cielo ancora pesto.
I più grandi scrittori e poeti nella storia della letteratura mondiale
descrivono ammirati l'incanto della fusione dell'azzurro del mare con
quello del cielo all'orizzonte, nelle terse giornate d'estate. Non sono
evidentemente mai andati in barca la notte. E non hanno mai
pescato con Peppe. Gustandosi il silenzio spesso delle ore piccole,
interrotto solo dal gorgogliare delle onde.
"How are you doing, Stefano?" La voce che emergeva -
impersonale- dai giardini del Kent aveva sempre lo stesso fottuto
tono da aristocratico londinese che non si era mai sporcato le mani
in vita sua. Mai sentito da lui -fino ad allora- un tono leggermente più
allegro. O leggermente più incazzato. Un robot sarebbe stato più
umano. Ma la sua organizzazione pagava bene.
"Hi John... what the fuck???... ma sono le sei!", gli risposi,
dimenticandomi che per lui erano addirittura le cinque. Per me
contavano solo le due ore scarse di sonno.
"Abbiamo ricevuto una chiamata stanotte. Ed e' uno che conta",
mi rispose John senza troppi preamboli. "Oggi stesso parti per le
Canarie, detective. In bocca al lupo per la tua prima missione",
aggiunse secco - prima di riattaccare.
Nel giro di cinque minuti la mia posta elettronica,
stefanoizzo@investigations.co.uk, sputava fuori la prenotazione di
un doppio biglietto Trapani-Milano, Milano-Lanzarote. Sola andata,
ovviamente.
"Bene, si torna a casa", pensai, vedendo che mi aspettava una
serata lombarda. Impossibile stabilire una connessione di volo in
giornata - per una volta l'efficientissima "Double II" (acronimo di
“International Investigations”) avrebbe deluso l’ansia di puntualità del
suo cliente. "Sul luogo del delitto con ben un giorno di ritardo...
anche i migliori perdono colpi", pensai con un sorriso carogna sulle
labbra.
Accesi la macchinetta del caffè, abbondando nelle dosi. Ora si
trattava solo di aspettare. Era finalmente arrivato il mio primo caso
importante, dopo un anno di training e affiancamento agli altri
detective della Double II. John me lo aveva anticipato, tre settimane
prima: "hai superato tutti i test. Ora te la puoi cavare da solo".
Bisognava solamente attendere che qualcuno di questi miliardari,
che pagavano la modica cifra fissa di 50mila euro l'anno per
l'iscrizione al club, avesse bisogno di noi. E che scegliesse,
all'interno della rosa di investigatori professionisti, il migliore (o
presunto tale), nato per salvarlo dalla merda in cui -probabilmenteavrebbe comunque meritato di finire. Prima o poi.
La Double II resta a tutt'oggi la migliore agenzia di detectives in
Europa. E forse, nel mondo. Non si fa pubblicità. Non ne ha bisogno.
Ha un solo numero di contatto telefonico ufficiale: rispondono da un
anonimo edificio su due piani, situato nei pressi del London ExCel, il
centro conferenze che nel 2009 ospitò un G20 mondiale.
Abbastanza in centro da poter prendere un aereo in cinque minuti,
approfittando del vicinissimo City Airport della capitale. Abbastanza
lontano dal sightseeing londinese ufficiale, per non dare troppo
nell'occhio. Niente di illegale, ovviamente. Semplicemente trattiamo
con la feccia dell'umanità. Una feccia che richiede la massima
discrezione. I milionari.
Io ci sono entrato per un solo motivo: soldi. Pagano tanto. Dopo
aver lasciato il mio precedente lavoro, ed essermi ritirato nell’ultimo
lembo di terra possibile che la mia fantasia mi permettesse di
immaginare, avevo presto scoperto che i miei magri risparmi non mi
avrebbero mai consentito di arrivare fino alla pensione.
Mi avevano cercato loro, su segnalazione di un funzionario dei
nostri servizi segreti. Di cui non saprò mai il nome. Avevano
intravisto del talento, in me. La metodologia di indagine con cui
avevo realizzato le mie inchieste giornalistiche, durante la mia vita
precedente, li aveva impressionati.
Rimasi molto indeciso, se accettare o meno di entrare nel loro
programma di training. Avrei preferito dedicarmi a lavoretti più umili e
semplici. Magari sull’isola.
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