Frittelle al Miele e altre Dolcezze – Pitti Duchamp

SINTESI DEL LIBRO:
Se c’è qualcuno che può farlo quello siete voi, Vostra Grazia.”
Lord Posmoroth gli stava alle spalle come un odioso uccello del
malaugurio, a ripetergli l’obiettivo di quel colloquio durante una
serata, per il resto, ancora più pietosa.
“Milord, non sono avvezzo a sotterfugi e bugie. La situazione in
Parlamento è già abbastanza complessa senza che mi debba
mettere a spiare, spiare dico io, una persona stimata come Lord
Starrington. Che idea malsana, signore!” rispose Magnus Ashley, IV
Duca di Camden passeggiando nervoso, con le mani incrociate
dietro la schiena, davanti a un caminetto quasi spento che spargeva
il tenue calore dei tizzoni.
“La vostra idea di integrità è nota in tutta Europa, Vostra Grazia,
ma qui si tratta di smascherare una spia. La posta in gioco è alta, lo
comprenderete, e voi, proprio grazie alla vostra inattaccabile
correttezza, siete la persona più adatta ad avvicinare Lord
Starrington ed entrare nella sua sfera più intima” insisté l’uomo, che
si era portato davanti al Duca per poterlo guardare in volto.
Non sarebbe stato comunque possibile giacché il Duca era un
omone dalla corporatura di un atleta ateniese e lui gli arrivava a
malapena all'altezza della spalla. Spalla che, pensò Lord Arthur
Posmoroth, pareva rubata a un nerboruto scaricatore di porto. Non
c’era niente di molle nella figura del Duca, niente che facesse
pensare a quella moda ricercata che imperversava da qualche
tempo nei salotti: uomini agghindati più delle signore, che si
decoravano con gioielli vistosi e si contornavano delle stranezze più
bizzarre.
“La mia inattaccabile correttezza, come dite voi, si chiama faccia,
e io ne ho una sola. Da sempre. Come osate solo pensare che sia
disposto a simili sotterfugi. Io mi muovo a testa alta, Lord
Posmoroth, combatto i francesi con la politica, sedendo alla camera
dei Lord. Noi stabiliamo i fondi da destinare al nostro esercito,
decidiamo il comportamento da tenere all’estero, al massimo
incarichiamo qualcuno di scoprire gli altarini che nasconde il
Bonaparte. Non sarò una volgare spia che si approfitta della fiducia
di un nobile inglese. Perdio questo non lo farò!” esclamò il Duca
visibilmente alterato, usando quel tono di voce profondo e austero
che sapeva incutere timore e rispetto, un tuono possente durante
una tempesta. Lo usava spesso anche con Arabella. Non che
sortisse i risultati sperati in effetti. Soprattutto negli ultimi anni, sua
sorella era diventata ingestibile.
“Insisto, Vostra Grazia. Non fatevi fuorviare dalla fiducia nel
sangue inglese” continuò Posmoroth rischiando di far saltare i nervi
al controllatissimo Duca di Camden.
“In cosa dovrei aver fiducia se non nel nostro sangue? Nella
nostra Inghilterra, nel Reggente e nello spirito patriottico che muove
tutti noi?”
“Vostra Grazia, permettetemi” fece Posmoroth “voi misurate gli
altri con lo stesso metro con cui valutate voi stesso. Ma la vostra
integrità è mille miglia sopra quella di chiunque altro. Inoltre non
frequentate il ton e davvero rimarreste sorpreso se conosceste metà
degli scandali nascosti sotto i tappeti. Lord Starrington ha subito
gravi scossoni finanziari. Due delle sue navi hanno perso il carico,
un’altra gravemente danneggiata è rientrata in porto, ma non è detto
che possa ripartire. È un anello debole e i nostri servizi segreti sanno
per certo che tra i Lord c’è una spia venduta ai francesi.”
“Come lo sanno? Come se ne può essere certi?”
“L’agente segreto francese che è stato catturato lo ha confessato.
Certo, non ha fatto nomi ma voi siete del tutto sicuro, assolutamente
certo, che Lord Starrington non sia proprio la persona che stiamo
cercando? Ne avete le prove? Non sarebbe meglio verificare e
fugare ogni sospetto?”
Magnus guardò l’uomo davanti a lui. Non era un omino, certo non
era alto quanto lui ma era di sicuro catalogabile nella categoria
uomini, non in quella degli gnomi o dei nani. Aveva una buffa
stempiatura tra i capelli lunghi e rossicci, una massa di riccioli che
partiva da metà cranio quasi, trattenuta da un nastrino di seta verde
come il completo di velluto che indossava. Profumava più di una
donna e aveva anelli a ogni dito, falsi, valutò Magnus. Come le dita
non si staccassero dalle mani per il peso dei monili, rimaneva un
mistero dell’anatomia. Eppure il buffo dandy che aspettava una
risposta, non aveva tutti i torti. Lord William Garanby, Conte di
Starrington, era conosciuto come persona onestissima ma diffidente,
poco incline a parlare dei fatti suoi, per niente disposto a concedere
fiducia in base a un titolo o a un millantato blu del sangue. Blu scuro,
nel caso del Duca di Camden.
“Non saprei come fare, Lord Posmoroth. Rischierei di tradirmi ogni
volta che parlerei con lui” capitolò Magnus.
“Troverete un modo, Vostra Grazia. Se c’è qualcuno che può
guadagnarsi la stima e la fiducia di Starrington, quello siete voi. Il
partito conservatore pensa a voi come un esempio, un capo da
seguire e imitare. Non deluderete i Lord, ne sono certissimo.”
“Siete un leccapiedi, e con questo non dovete offendervi perché è
la pura verità. Un dato oggettivo, non un insulto. Adesso
andatevene. Ho bisogno di pensare”. Il Duca liquidò brusco Lord
Posmoroth che, indifferente all’ultimo commento, camminava
soddisfatto dal buon risultato ottenuto.
Magnus si avvicinò a un tavolino alto, sul quale erano disposti
alcuni pesanti bicchieri decorati da leggeri arabeschi di smalto
dorato, e una bottiglia di cristallo contenente un liquido ambrato. Si
versò una generosa dose di whisky e si sedette allungando le
gambe davanti al caminetto quasi freddo. Per essere una situazione
perfetta ci sarebbe voluto George, il suo cane, i suoi vecchi stivalacci
e non quelle scarpe da damerino che gli stavano massacrando i
piedi da tutta la sera. E soprattutto la sua amata poltrona.
Whittesty ha sempre dell’ottimo whisky scozzese in casa, pensò
assaporando il primo sorso. Certo sarebbe meglio se fosse inglese
anziché scozzese, ma d’altra parte neanche il tè proviene dalle verdi
campagne britanniche. E comunque molto meglio dello champagne
francese. Chi può bere una tale detestabile schifezza? Chiuse un
attimo gli occhi, solo un attimo, sull’immagine amatissima dei verdi
prati di Camden Castle, la residenza ancestrale, la sede ducale, la
casa in cui aveva imparato a essere un Duca, ma anche quella in cui
era diventato un uomo, cresciuto dall’amore di mamma Mary. Poi
sentì sul viso il soffio del vento umido che portava pioggia, la terra
bagnata sotto i fili d’erba del verde più spettacolare che gli occhi
potessero immaginare, poi la pace e più niente.
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