Tutto quello che vorrei – R.L. Mathewson

SINTESI DEL LIBRO:
“Dev’essere sabato”, pensò
Marybeth quando sentì Darrin darle
un altro bacio alla base del collo e
avvinghiarsi a lei, premendo
l’enorme erezione, di certo il
risultato di un incidente con sostanze
radioattive, contro il suo sedere
mentre le avvolgeva un braccio
attorno alla vita. Non c’era modo
migliore di svegliarsi, pensò lei
mentre si sistemava contro di lui,
allungava una mano e…
«Ahi! Porca puttana!», gridò Darrin
saltando giù dal letto in tempo
record, mentre Marybeth se la prese
comoda mettendosi seduta e poi
scendendo dal letto.
Gemette leggermente mentre
allungava le braccia sopra la testa,
notando il modo in cui il bastardo
aveva smesso di massaggiarsi il
dorso della mano per guardarla.
Alzando gli occhi al cielo con una
risatina, Marybeth si diresse in
bagno dicendo da sopra la spalla:
«Esci di qui».
«No», borbottò lui con un sonoro
sbadiglio, mentre tornava verso il
letto e ci si lasciava cadere sopra.
«Allora faresti meglio ad avere la
colazione pronta per quando esco»,
disse lei, notando distrattamente che
Darrin indossava i boxer neri, i suoi
preferiti.
“Sono patetica”, pensò lei con un
sorriso e un sospiro mentre entrava
in bagno e si chiudeva la porta alle
spalle. Usò il bagno, si lavò i denti
ed era appena entrata sotto la doccia,
quando sentì la porta aprirsi alle sue
spalle.
«Hai il tuo appartamento», gli
ricordò.
«Mi piace di più il tuo».
«Peggio per te», disse lei inclinando
la testa all’indietro e chiudendo gli
occhi per far scendere l’acqua sui
capelli.
Quando sentì il rumore della tenda
della doccia che veniva tirata,
sorrise. Era davvero un bastardo
ostinato.
«Non pensarci nemmeno».
Ridacchiando, Darrin lasciò andare
la tenda. «Cosa vuoi per pranzo?»,
domandò aggrottando la fronte.
«Che ne è stato della colazione?»
«È finita circa due ore fa», rispose
lui divertito mentre se lei ne stava lì
in piedi, spalle afflosciate,
borbottando un «Dannazione!».
«Che succede?»
«Ho un appuntamento all’una che
ho dimenticato di disdire», rispose
lei aprendo gli occhi e afferrando il
flacone dello shampoo,
rassegnandosi a dover fare un bagno
rilassante la mattina seguente una
volta rientrata a casa, anziché
trattenersi nella doccia.
«Non ne sembri molto felice», notò
lui speranzoso.
Perché non era entusiasta di
quell’appuntamento. Era il
commercialista di suo fratello o una
cosa del genere, non che le
importasse granché, perché sapeva
già che non avrebbe funzionato.
Secondo suo fratello, il tizio era
sulla trentina, divertente, intelligente
e pronto a sistemarsi e mettere su
famiglia. In altre parole, non era il
tipo per lei.
«Jake», fu tutto ciò che doveva dire
perché Darrin capisse.
Ridacchiando, rispose: «Oh,
capisco».
Ci avrebbe scommesso, pensò lei
sentendo la porta del bagno
chiudersi alle sue spalle. Per un
minuto, okay forse per un secondo,
prese in considerazione l’idea di
corrergli dietro e fermarlo, ma poi si
rese conto che davvero era meglio
così. Inoltre in questo modo avrebbe
avuto tempo di vedersi con Zoe e i
bambini prima di quanto non avesse
previsto.
«E tu che vuoi?», domandò Darrin
aprendo di scatto la porta.
«Io, ehm», disse l’uomo sul
pianerottolo con l’aria incerta.
«Sono qui per Marybeth».
«Hai un appuntamento?», chiese
Darrin incrociando le braccia sul
petto e mostrando all’uomo confuso
la pistola che era infilata nei
pantaloni.
«Ehm», disse l’uomo lanciando
un’occhiata alla pistola, «è stato suo
fratello a organizzare l’incontro.
Dovevo passarla a prendere
all’una».
«Sta finendo con l’ultimo cliente»,
disse lui lanciando un’occhiataccia
all’uomo più basso.
«Un cliente? Jake mi ha detto che
fa la pittrice».
«Sei un poliziotto?», domandò
Darrin con tono serio, quello che
aveva perfezionato nel corso degli
anni.
«Un poliziotto?», ripeté l’altro
uomo deglutendo vistosamente e
agitandosi. «No, non sono un
poliziotto».
«Bene», disse Darrin annuendo in
segno d’approvazione. «Jake ti ha
detto di portare del contante per la
donazione?»
«Donazione?»
«Marybeth chiede una donazione di
trecento dollari in contanti all’ora».
«Io…». Il tizio scosse il capo prima
di chiedere: «Stai forse dicendo che
fa la prostituta?».
Darrin continuò a fissarlo.
«Gesù!», sussultò l’uomo,
infilandosi le dita tra i capelli
perfettamente acconciati.
«Hai i soldi oppure no?», domandò
Darrin sperando di accelerare le cose
per poter tornare al piano di sopra e
convincere Marybeth a infilarsi a
letto con lui per qualche ora. Di
certo avrebbe preferito usare quel
tempo per convincere quella testarda
che era follemente innamorata di lui,
ma era troppo esausto e aveva a
malapena le forze per sdraiarsi e
dormire.
Aveva accettato turni extra e non
solo per i soldi dello straordinario,
ma anche per accumulare più giorni
di vacanza. Per ogni turno di otto
ore, accumulava un’ora di vacanza.
Fino ad ora aveva guadagnato sei
settimane di vacanza in più.
Aggiungendole alle cinque
settimane che aveva accumulato
l’anno prima, e alle quattro
dell’anno precedente, avrebbe avuto
giorni di ferie a sufficienza per
aiutare sua cugina e il marito quando
sarebbe arrivato il momento.
Se mai sarebbe arrivato…
Tre anni dopo, Connor e Rory
stavano ancora cercando di far
decollare il loro progetto. Avevano
puntato in alto e avevano bisogno di
raccogliere una cifra considerevole
per il loro progetto, ma Darrin aveva
fiducia che ce l’avrebbero fatta.
Avrebbero realizzato il sogno di
Rory e quando sarebbe successo lui
sarebbe stato lì per loro.
Ogni Bradford sarebbe stato
presente.
«Scusa, ci deve essere un errore.
Sto cercando Marybeth Dawson»,
disse l’uomo sperando che ci fosse
stato un equivoco, costringendo
Darrin a occuparsi di questo
problema se voleva poter recuperare
un po’ di sonno.
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