Tutto quello che le darò – K.L. Shandwick

SINTESI DEL LIBRO:
«Lily, tesoro, prova almeno a reagire.Devi alzarti e mangiare, altrimenti sai
che il jet lag ti terrà di nuovo sveglia».La voce di mia madre mi ricordò di
essere a casa.«Ha chiamato Elle.Sarà qui a momenti, perciò alzati e fatti la
doccia.Ah, lascio la luce accesa così non ti addormenti».Mia madre azionò
l’interruttore con unclic, e fui investita dalla luce del lampadario, tanto
potente da aggredirmi gli occhi stanchi e arrossati.Tirai il piumino fin sopra
la testa, cercando di trovare l’energia per trascinare le mie povere chiappe giù
dal letto.
Mi girai per dare una sbirciatina all’orologio sul comodino.Erano solo le
diciassette?Gli occhi mi si richiusero.Mi aspettavano svariate ore di
interrogatorio sugli ultimi mesi della mia vita, da parte delle tre persone che
mi conoscevano più di chiunque altro.Avrei avuto sicuramente bisogno di
tutta la mia lucidità mentale o avrebbero scoperto la vita disastrosa che avevo
condotto da quando ero andata a studiare in Florida.
In realtà, ero confusa a tal punto da non essere poi così disposta a rivangare
i casini in cui mi ero cacciata da quando vivevo a Miami con Saffy, amica di
vecchia data, e l’altra coinquilina, Holly.
Azionai il rubinetto e con la mano tesa testai la temperatura dell’acqua.Era
perfetta.Sotto il getto, cercai di indovinare le potenziali domande che mi
avrebbero fatto i miei genitori ed Elle, la mia migliore amica da quando
avevo dieci anni.Provai a preparare qualche risposta che sembrasse
credibile.Uscita dalla doccia, calpestai il tappetino soffice, mi avvolsi in un
asciugamano azzurro e tornai in camera da letto.
Nonostante il riscaldamento centralizzato, tremavo, sentendo la mancanza
del clima caldo di Miami.Quando ero partita per rientrare nel Regno Unito, la
temperatura raggiungeva regolarmente i ventuno gradi.Ora dovevo ritenermi
fortunata se qui eravamo soltanto a meno tre.
Rovistai nella borsa per cercare il cellulare.La batteria si era scaricata dopo
aver parlato con l’autista mandato dai miei genitori.Ero arrivata da Miami
all’aeroporto Heathrow International col volo notturno, ed era stata una gioia
scoprire che l’ultima parte del percorso era già organizzata.
Non avevo detto a Will di essere arrivata a casa sana e salva.Mi ero
ripromessa di farlo, ma ero così a pezzi da crollare soltanto alla vista del letto.
L’incontro con Will aveva giovato ai miei studi in Florida.Avevo
conosciuto Will, Mandy e Neil il mio primo giorno al campus di Miami.
Erano tutti studenti di musica come me; e con Will, in particolar modo, era
nata un’alleanza musicale che mi aveva spinta a crescere come musicista, e
ancor più come esecutrice.
Era stato Will ad accompagnarmi all’aeroporto, anche se, nel corso della
mia ultima settimana di college, erano saltate fuori delle complicazioni che
avevano messo a repentaglio la nostra collaborazione.Eravamo stati a una
festa in spiaggia per il compleanno di Mandy, organizzata da Neil, il suo
ragazzo.Will invece frequentava Saffy, mia amica e coinquilina.L’aveva
conosciuta tramite me, quando, la prima sera al college, le avevo chiesto di
accompagnarmi a un concerto.Sin da quando avevo quattordici anni, Saffy
era la mia migliore amica negli Stati Uniti.Era americana, e quando tre mesi
prima mi ero trasferita, avevamo realizzato il progetto a lungo temine di
dividere un appartamento insieme.Ma comportarmi da stronza aveva
scatenato una massiccia dose di sensi di colpa nei suoi confronti.Avevo
praticato del sesso orale con Will mentre dormivo nel suo letto, anche se
inizialmente mi aveva scambiata per Saffy.
Per farla breve: dopo aver discusso con Will, Saffy lasciò la festa sulla
spiaggia.Così io, come autista designata, avevo riaccompagnato a casa Will,
così ubriaco da addormentarsi sul divano.Ed era talmente fuori di sé, da
spingermi a restare per controllare che non soffocasse o roba simile durante il
sonno.
Paradossalmente, ero stata io che per poco non mi strozzavo quando –
risvegliata da quello che inizialmente credevo un sogno erotico su una mia
vecchia fiamma – avevo scoperto che Will mi stava praticando del sesso
orale.
Avevo pensato di dare la colpa all’alcol, ma credo che non c’entrasse
affatto, dal momento che Will e io eravamo andati alla grande.Al posto di
Saffy, non avrei mai voluto avere un’amica come me.
Quel momento di debolezza con Will era stata l’ennesima e colossale
cazzata della mia vita.Da quando avevo cominciato a fare sesso, sembrava
quella la mia abilità principale.Facevo stronzate prive di senso, e sembravo
incapace di reagire con fermezza e resistere alle avances di qualcuno.
Misi il cellulare in carica, e cercai nell’armadio qualcosa di caldo.Tirai
fuori un maglioncino di cashmere verde giada e dei jeans skinny.Scossa dai
brividi, indossai la biancheria e finii in fretta di vestirmi.
I jeans mi stavano un po’ larghi.Occuparmi personalmente dei miei pasti
mi aveva fatto perdere quasi tre chili.Mi sentivo ancora stanca, ma appena
guardai la mia immagine allo specchio, abbozzai un sorriso.L’incarnato era
luminoso e abbronzato, ed ebbi io stessa l’impressione di essere in salute.
Raggiunsi i miei genitori in cucina.Papà spinse rumorosamente la sedia
all’indietro, si alzò e mi venne incontro.L’espressione illuminata da un
sorriso sulle labbra.«Ciao tesoro, mi sei mancata tanto».Mi prese tra le
braccia e mi strinse con affetto.
Mi aggrappai con forza, senza fare caso al pullover di lana – odiato da lui e
acquistato invece con tanta convinzione da mamma – che mi irritava la
guancia.Il filato profumava di muschio, proprio come l’ammorbidente che lei
non faceva mai mancare al bucato.
Era bellissimo stringersi a mio padre.Mi sentivo al sicuro tra le sue braccia
forti, e feci appello a tutte le mie forze per non scoppiare in lacrime dopo le
turbolenze emotive degli ultimi tre mesi.
Allontanandosi, papà mi chiese: «Hai fame, tesoro?Dovresti mangiare
qualcosa.La mamma ha preparato della pasta al sugo o preferisci
un’omelette?».
Gli rivolsi un sorriso caldo, felice di avere dei genitori così disponibili e
comprensivi.«La pasta andrà benissimo, papà».
Appena mio padre iniziò ad allestire la cena, suonò il campanello, sentii la
porta d’entrata aprirsi e poi chiudersi.«Ciao, Roslyn.Allora, si è ripresa?».
Sobbalzai per l’emozione: Elle era arrivata.Saltai dalla sedia, spalancai la
porta della cucina e la vidi correre lungo il corridoio a braccia
aperte.«Lily!».Mi afferrò e mi abbracciò, sollevandomi letteralmente da terra.
Mi rimise giù, ridendo ed esibendosi in un breve balletto allegro.Elle aveva
un carattere pazzesco, esuberante e spiritoso, le volevano tutti bene.Io la
adoravo.Lei e Jack, il mio migliore amico, erano persone speciali e una
fortuna che facessero parte della mia vita.
Elle studiava danza e al momento era impegnata in una produzione di West
End:Boxed Fire, un musical dal ritmo scatenato con note star del cinema e
della tivù.Il musical ricordava un po’Moulin Rouge, con ballerini di
burlesque dove Elle era l’attuale protagonista.Ero fiera di lei.Danzare su un
palcoscenico a West End era stato il suo sogno sin da quando ci eravamo
conosciute, e il suo successo non era una sorpresa per nessuno.Trasferirmi e
non farmi più sentire da lei e Jack era stato vergognoso.La mia vita aveva
preso una piega non prevista, e sembravo travolta da un problema dopo
l’altro.
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