Le tragedie – Sofocle

SINTESI DEL LIBRO:
Scena: davanti alla tenda di Aiace, nel campo dei Greci che
assediano Troia; a partire da v. 814 in una radura, dove ci sono
arbusti, in riva al mare
ATENA Ti ho sempre visto a caccia, o figlio di Laerte1,
sempre pronto a carpire un’occasione di scontro con i nemici.
E anche adesso, eccoti nei pressi della tenda di Aiace,
in fondo al campo, vicino alle navi2,
che segui la sua pista e ne misuri le orme appena impresse
sul terreno,
per vedere se sia dentro o fuori della tenda.
Ed è buona guida ai tuoi passi il fiuto sensibile, da cagna della
Laconia3,
perché è rientrato da poco, con la testa sudata e le mani
assassine.
È inutile che continui a spiare dentro la porta:
dimmi piuttosto perché ti sei preso questa briga.
Se vuoi sapere qualcosa, potrai saperlo da me,
che sono a conoscenza di tutto.
ODISSEO O voce di Atena, la più cara, per me, tra gli dei!
Anche se non ti vedo, sento ben chiara la tua voce, e la
catturo nel mio animo,
come il suono della tromba tirrenica dalla bocca di bronzo4.
Hai capito tutto anche questa volta: mi aggiro sulle tracce
dell’uomo che ci è ostile, Aiace portatore di scudo5;
è lui, e nessun altro, che vado braccando da tempo.
Questa notte ha compiuto contro di noi un atto inconcepibile.
Se è stato lui a farlo: non sappiamo niente di certo,
ma brancoliamo nel dubbio.
Io, di mia spontanea volontà, mi sono sobbarcato la fatica di
questa ricerca.
Abbiamo appena trovato tutto il bestiame,
sterminato, massacrato insieme con i pastori.
Ed è opera della mano di un uomo, e tutti accusano Aiace:
uno mi ha riferito di averlo visto con i suoi occhi,
correre da solo a grandi balzi per la pianura,
impugnando la spada grondante di sangue fresco.
E me ne ha dato chiari indizi,
e io mi lancio subito sulle sue tracce.
Alcune le riconosco.
Altre, invece, mi sconcertano, e non riesco a capire di chi
siano.
Ma sei giunta al momento opportuno:
oggi come ieri, e come sarà domani,
in ogni circostanza mi guida la tua mano.
ATENA Lo sapevo, Odisseo, e da tempo mi ero messa sulla tua pista,
a vegliare propizia sulla tua caccia.
ODISSEO O amata signora, il mio sforzo è opportuno?
ATENA Sì, perché è stato lui!
ODISSEO E perché la sua mano ha vibrato questi colpi insensati?
ATENA Lo opprimeva la rabbia per le armi di Achille6.
ODISSEO Ma per quale motivo si è avventato contro le mandrie in
questo modo?
ATENA Credeva di intingere le mani nel vostro sangue.
ODISSEO Davvero voleva colpire gli Argivi?
ATENA Sì, e lo avrebbe fatto, se non fossi intervenuta io.
ODISSEO E con quale audacia, con quale tracotanza?
ATENA Di notte, da solo, attaccandovi a tradimento.
ODISSEO E si è avvicinato a noi? È giunto alla meta?
ATENA Sì, si è spinto fino alle porte dei due condottieri7.
ODISSEO E come mai ha frenato il braccio avido di sangue?
ATENA Sono stata io a impedirgli l’esultanza funesta,
gettando nei suoi occhi immagini illusorie,
deviandolo contro le greggi e i recinti sorvegliati dai
guardiani del bestiame,
preda di guerra ammassata, non ancora spartita.
È là che si abbatte, e miete strage tutto intorno
di armenti dalle grandi corna, ne schianta il dorso.
E ora credeva di ammazzare con le sue mani i due Atridi,
ora di scagliarsi contro l’uno o l’altro dei capi.
E io lo scatenavo nel suo delirio malato, lo incalzavo nella rete
funesta.
Poi sospende il massacro, lega con dei lacci i buoi e tutte le
pecore, ancora vivi,
e li trascina nella sua tenda, pensando di avere preso uomini,
non bestie dalle belle corna.
E dentro, così legati, continua a seviziarli.
Ti mostrerò ben chiara questa sua follia,
affinché dopo averla scrutata tu la proclami a tutti gli Argivi.
Resta dove sei, senza timore, e non pensare che sia
pericoloso!
Gli impedirò io di scorgerti, stornando da te il lampo del suo
sguardo.
Ehi tu, che raddrizzi con le catene gli arti dei prigionieri! Fatti
avanti!
Dico a te, Aiace! Vieni fuori, davanti alla tenda!
ODISSEO Che cosa fai, Atena? No! Non farlo uscire!
ATENA Non vuoi tacere, ed evitare di comportarti da vile?
ODISSEO No, per gli dei! Mi basta che se ne stia là dentro.
ATENA Di che cosa hai paura? Non era forse un uomo prima...
ODISSEO Sì, e mio nemico, come lo è anche adesso.
ATENA Ma non è forse la risata più bella, quella che si fa sui
nemici?
ODISSEO Per me è sufficiente che se ne stia dentro la tenda.
ATENA Ti spaventa guardare in faccia un folle?
ODISSEO Se fosse sano di mente non avrei paura.
ATENA Ma anche adesso non devi temere che ti scorga, anche se gli
sei vicino.
ODISSEO E come è possibile, se ci vede come prima?
ATENA Anche se può vedere, gli oscurerò la vista.
ODISSEO Tutto può succedere, grazie all’arte di un dio!
ATENA Silenzio! Fermo! Resta dove sei!
ODISSEO Sto fermo, ma preferirei essere lontano di qui.
ATENA Ehi tu, Aiace! È già la seconda volta che ti chiamo.
Perché trascuri così la tua alleata?
AIACE Salve Atena! Salve figlia di Zeus!
Come mi è stato propizio il tuo aiuto!
Ti incoronerò con trofei di oro massiccio per ringraziarti di
questa caccia.
ATENA Parole giuste.
Ma dimmi: hai intinto bene la spada nel sangue dell’esercito
argivo?
AIACE Me ne vanto, non nego di averlo fatto.
ATENA E hai armato il tuo braccio anche contro i figli di Atreo?
AIACE Sì, così non infameranno mai più Aiace.
ATENA E sono morti, se ho capito bene le tue parole.
AIACE Sì, morti! E adesso vengano pure a togliermi le armi!
ATENA E va bene! Ma che cosa ne hai fatto del figlio di Laerte?
Che ne è di lui? Ti è sfuggito?
AIACE Vuoi sapere che cosa ne è stato di quella maledetta
canaglia?
ATENA Sì, mi riferisco a Odisseo, il tuo nemico.
AIACE È seduto là dentro, il prigioniero più prezioso.
Non voglio ancora che muoia.
ATENA Che cosa vuoi fargli prima? Che cos’altro vuoi ricavare da
lui?
AIACE Prima, incatenato a un palo della mia tenda...
ATENA Che tormento vuoi infliggere a quel disgraziato?
AIACE ... gli frusto a sangue la schiena, fino alla morte.
ATENA Poveretto, non torturarlo così!
AIACE Sono disposto a compiacerti in tutto il resto, Atena,
ma costui sconterà questa pena, e non un’altra!
ATENA E allora, dal momento che ti fa tanto piacere,
colpiscilo, non risparmiargli nulla di quello che hai in mente!
AIACE Corro a farlo.
A te non domando altro che di averti sempre mia alleata,
come adesso.
ATENA Guarda, Odisseo, come è grande la potenza degli dei!
C’era, forse, qualcuno più accorto di lui
o più capace di agire al momento opportuno?8
ODISSEO Per quanto ne so, nessuno.
Ma anche se è mio nemico, provo pietà per questo infelice,
schiacciato sotto il giogo della rovina funesta:
rispecchio nel suo il mio destino,
e mi accorgo che noi tutti, i viventi,
non siamo altro che fantasmi, ombra vana.
ATENA Di fronte a questo spettacolo,
non pronunciare mai parole superbe contro gli dei,
non accrescere mai il tuo orgoglio,
se sei più potente di un altro per forza di braccio o immensità
di ricchezze.
Un solo giorno abbatte e risolleva tutte le cose umane.
Gli dei amano chi è saggio, detestano i malvagi.
CORO O figlio di Telamone,
che siedi sul trono di Salamina circondata dalle onde del
mare9,
se la sorte ti è propizia io ne gioisco.
Ma se si abbattono su di te i colpi di Zeus,
o ti piombano addosso le calunnie dei Danai10,
come occhio di colomba che fugge in volo
mi coglie una grande angoscia, e ho paura.
Sul finire di questa notte ci sono giunte voci infamanti.
Dicono che ti sei avventato nella pianura dei cavalli selvaggi,
e con la spada scintillante hai massacrato i buoi
e il bestiame dei Danai, la preda di guerra non ancora
spartita.
Sono queste le calunnie che Odisseo inventa
e insinua negli orecchi di tutti, e riesce a persuaderli.
È convincente, e chiunque lo ascolti
gioisce più di lui nell’infamare la tua disgrazia.
Difficile sbagliare il colpo, quando si mira ai grandi.
Se parlasse di me, non gli darebbe retta nessuno:
come una serpe, l’invidia striscia contro i potenti.
Eppure i deboli divisi dai forti non sono baluardo sicuro,
e solo i deboli uniti con i forti, e i potenti sorretti dagli umili,
possono avere successo.
Ma non è possibile insegnare per tempo queste verità agli
stolti:
e di questa razza sono coloro che sparlano di te.
E noi, senza di te, o sovrano, non abbiamo la forza di
difenderti,
mentre loro, lontani dal tuo sguardo, schiamazzano come
stormi di uccelli.
Ma se tu comparissi all’improvviso
si rintanerebbero senza fiatare, atterriti dal grande sparviero!
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