Il messia delle piante. Alla ricerca delle specie più rare del mondo – Carlos Magdalena

SINTESI DEL LIBRO:
Per capire quali motivazioni portino un Messia delle piante ad agire,
avete bisogno di conoscere la mia storia.
Sono nato nel 1972 nella cittadina di Gijón, nelle Asturie, una
regione della Spagna settentrionale. Devo aver ereditato il piacere di
lavorare la terra e l’amore per i fiori da mia madre Edilia, una fioraia.
Sebbene anche mia sorella e i miei fratelli siano interessati alla
natura, io sono l’unico che si guadagni da vivere in questo ambito.
Mia sorella Claudia, la più grande, lavora in una sorta di Harrods
versione spagnola. Il mio fratello maggiore, Falo, che era un
commerciante, è morto purtroppo cinque anni fa. Un altro fratello,
Miguel, fa il camionista e un altro ancora, Javi, gestisce una piccola
discoteca. Io sono il più giovane. Come in ogni grande famiglia,
esprimiamo una gamma di talenti: c’è lo sportivo, l’artista, il
musicista, il naturalista. Ho sempre imparato qualcosa dai miei
fratelli e anche dai miei zii, zie e cugini. Sono stato plasmato dagli
interessi, dalle passioni e dalle paure della nostra tribù.
Mia madre aveva nove anni quando scoppiò la guerra civile
spagnola e la sua famiglia soffrì molto. Nelle Asturie c’erano spesso
delle rivolte popolari. Nel 1934 ci fu uno sciopero dei minatori,
quando gli anarco-sindacalisti si dichiararono indipendenti dalla
Spagna. Da lì si sviluppò un moto rivoluzionario, che fu sedato dal
generale Franco con lo schieramento delle truppe marocchine della
legione straniera spagnola. Oggi questa rivolta è spesso considerata
come il preludio alla guerra civile spagnola, considerata essa stessa
la scintilla che innescò il secondo conflitto mondiale; si potrebbe
quindi sostenere che la Seconda guerra mondiale sia iniziata nelle
Asturie.
La guerra civile ebbe un impatto enorme sulla vita delle persone,
perché tracciò delle profonde linee di separazione tra repubblicani e
fascisti. Si combatté anche all’interno delle famiglie: potevi ritrovarti a
sparare contro tuo zio o tuo padre senza esserne consapevole. Mia
madre visse questo strazio dai nove fino quasi ai tredici anni e nel
dopoguerra dovette sopportare un pesante razionamento dei viveri e
la dittatura della destra cattolica. Poi la guerra scoppiò di nuovo,
questa volta anche nel resto dell’Europa. Non erano certo le
circostanze ideali per la crescita di ragazze e ragazzi.
Dopo la guerra civile, mia madre e i suoi sette fratelli e sorelle
lavoravano la terra, ma la produzione veniva requisita dallo Stato
che lasciava loro il minimo per vivere. Mio nonno coltivava una
piccola quantità di tabacco e lo nascondeva nei campi di mais in
modo che l’esercito non potesse confiscarlo, ma in qualche modo lo
scoprivano sempre.
La vita era difficile per la mia famiglia: avevano pochissimo cibo e
a malapena le risorse per campare. Tutti dovevano essere
autosufficienti, ma non nel senso moderno e oggi in voga della
parola; dovevano essere indipendenti nel vero senso del termine.
Era l’unico modo per riuscire a sopravvivere.
Il generale Franco e i suoi sostenitori erano attratti dalla natura.
Volevano rendere omogeneo il Paese e sradicare qualsiasi cosa
minacciasse la produttività. Nei secoli precedenti, nelle Asturie e in
altre regioni del Nord della Spagna, zone d’Europa con il più alto
tasso di biodiversità, erano state abbattute vaste foreste di querce
centenarie. Gran parte del legno ricavato fu utilizzato per costruire i
galeoni che per primi raggiunsero le Americhe e successivamente
formarono “L’Invincibile Armada” della Marina spagnola. Franco
continuò a disboscare queste ricche foreste, peggiorando la
situazione con l’inserimento di file su file di eucalipti e pini, al posto
delle specie autoctone. Fu una sorta di pulizia etnica della natura.
Come conseguenza di queste pratiche, ancora oggi in Spagna
ogni estate scoppiano degli incendi terribili.
Lo Stato incolpa chi usa i barbecue o getta le sigarette dall’auto.
Ma è veramente colpa loro? O è invece colpa di Franco e dei suoi
collaboratori che distrussero una flora e una fauna riccamente
diversificate, piantando unavegetazione altamente infiammabile?
Ora è sorto un movimento per espiantare l’eucalipto e sostituirlo con
specie autoctone, ma è un’operazione estremamente costosa,
perché bisogna rimuovere ogni singolo ceppo di eucalipto, perché in
genere ricrescono molto vigorosi quando vengono tagliati.
Molti villaggi, tra cui San Esteban de Dóriga, dove viveva mia
madre, erano circondati da foreste, presenti in quell’area fin dall’Età
del Ferro. Vi si potevano allevare le api, raccogliere bacche e funghi
e pascolare mucche e capre. Queste foreste autoctone sono state
una risorsa utile a tutta la comunità per molti anni. Non si poteva
tagliare e bruciare l’intero appezzamento, ma si poteva abbattere un
albero per portarlo al villaggio e farne un uso personale.
Ciononostante, Franco voleva gestire la Spagna dando a tutto un
risvolto pratico. Ogni animale che non producesse profitto era da
considerarsi un parassita e doveva essere fatto fuori. La gente
andava nella foresta a sparare ai lupi e agli orsi considerati
improduttivi, li caricava nel bagagliaio dell’auto e si recava nel centro
della città a mostrarli, in modo da ricevere una ricompensa dal
governo. I dati raccolti in tutta la Spagna mostrano che nel 1969
vennero uccisi centocinquanta orsi. Negli anni ottanta, quando io ero
un ragazzino, ne erano rimasti solo ottanta.
Questi numeri fanno riflettere.1 Dal 1944 al 1961, il numero totale
di uccelli, mammiferi e rettili uccisi in Spagna raggiunse quota
655.010. Tra questi erano inclusi 1.206 aquile dorate, 11.105
esemplari di nibbio nero, 47.739 corvi, 2.278 gracchi corallini,
103.322 gazze, 1.961 lupi e 10.896 serpenti.
L’avvelenamento fu il metodo usato più diffusamente. Anche gli
avvoltoi subirono danni, perché, come esca per gli altri animali,
venne utilizzata la carne intrisa di stricnina che rese velenosi i resti di
cui gli avvoltoi si nutrivano. Nessuno pensò al fatto che gli avvoltoi
sono utili per fermare la diffusione delle malattie (se per esempio
una mucca muore di tubercolosi bovina contagiosa, gli avvoltoi
spolpano le ossa pulendole e impedendo alla malattia di diffondersi
tra gli altri animali). Forse la gente era arrivata a pensare che Dio
avesse creato la Terra e i parassiti affinché si potessero uccidere per
passatempo.
Sebbene le politiche di Franco abbiano drasticamente ridotto il
numero di animali selvatici, fortunatamente non hanno determinato
estinzioni di massa.
Nonostante queste evidenze, non abbiamo imparato dai nostri
errori. Ancora oggi, gli agricoltori chiedono alle autorità di uccidere i
lupi, anche se, quando ciò viene fatto in modo casuale, non
programmato, risulta dannoso per l’agricoltura. Compromettere
l’unità dei branchi di lupi provoca danni ancora più grandi agli
agricoltori, dal momento che i lupi solitari possono attaccare i capi di
bestiame con maggiore probabilità, essendo questi una preda facile.
Inoltre, la maggior parte dei danni attribuiti ai lupi è in realtà causata
dai cani selvatici, che, a loro volta, sono una delle prede favorite dei
lupi.
Molto divertente.
Sentire queste storie da giovane mi ha allertato riguardo
all’importanza degli ecosistemi e di quanto sia fondamentale
conservare animali e piante. Mi sono interessato alla politica e ho
iniziato a rendermi conto che la distruzione sfrenata della natura è
parte della follia dell’uomo.
Chiuse tra i Monti Cantabrici e il mare, le Asturie sono uno dei
luoghi più gratificanti della Terra, se siete appassionati di storia
naturale. Si estendono per 50 chilometri di larghezza a una estremità
e per circa 20 dall’altra, con pendii scoscesi. I fiumi scendono
impetuosi dalle montagne verso il mare. Anche se siete a 2.500
metri sul livello del mare a osservare l’aspro paesaggio montuoso vi
trovate in realtà a soli 30 chilometri dal mare. Tra i picchi ci sono
cascate e diversi laghi glaciali. È uno dei pochi luoghi al mondo in
cui le fasi della storia geologica della Terra sono chiaramente visibili,
dal giorno in cui la prima roccia fusa si solidificò. In un sito ci sono
impronte di dinosauro, in un altro cumuli di fossili di corallo o fossili di
felce in depositi di carbonio.
Le Asturie sono un luogo incredibile per la fauna selvatica, il luogo
perfetto per conoscere la natura quando si è bambini. Ci sono circa
70 aree protette (paesaggi, riserve naturali e monumenti naturali
nazionali) e il primo parco nazionale di Spagna, il Parco Nazionale
dei Picos de Europa. Le montagne frastagliate e calcaree dei Picos
de Europa delineano la parte orientale della regione; sono delle cime
intricate, con dirupi, valli strette e gole, che a volte vanno da nord a
sud e poi improvvisamente da est a ovest. È come un’impronta
digitale fatta di valli ondulate; una valle a 4 chilometri di distanza in
linea d’aria potrebbe essere distante 10 chilometri se raggiunta
attraverso la strada. Inoltre, le Asturie vantano la più grande macchia
di foresta primaria decidua d’Europa, l’ultima popolazione autonoma
di orsi bruni e la più vasta popolazione di lupi dell’Europa
occidentale, per non parlare della più vasta densità del continente di
lontre, cinghiali e camosci.
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