I dodici punti cardinali – Ursula K. Le Guin

SINTESI DEL LIBRO:
Il rapporto tra racconto e romanzo, nella mente dello scrittore, è
interessante. La collana di Semley, sebbene sia una vicenda completa, era il
germe di un romanzo. Quando lo finii, non mi occupai più di Semley; ma
c'era un personaggio secondario, una comparsa, che non rientrò
diligentemente nell'oscurità quando il
racconto venne ultimato, e che continuò ad assillarmi. "Scrivi la mia storia",
ripeteva. "Io sono Rocannon.
Voglio esplorare il mio mondo...". Così gli ubbidii. Con certa gente non si
può discutere.
Anche Il re d'inverno fu un racconto-germe, e anche La parola dello
scioglimento e La legge dei nomi,
sebbene tutti mi fornissero l'ambiente «più che un personaggio» per i
romanzi futuri. L'ultimo racconto del
volume non è "germinale", bensì autunnale. È venuto dopo il romanzo,
come dono finale e accettato con
gratitudine.
Quasi tutte le vicende comprese nel volume sono in pratica collegate ai miei
romanzi, perché rientrano più o meno nello schema piuttosto capriccioso
della "storia futura" seguito da tutti i miei libri di fantascienza.
Quelli che non vi rientrano sono i primi racconti di fantasy e altri successivi
che io chiamo "psicomiti":
vicende più o meno surrealiste che hanno in comune con la narrativa
fantastica la caratteristica di svolgersi al di fuori della storia, al di fuori del
tempo, in quella plaga della mente che «senza chiamare in causa riflessioni
sull'immortalità» sembra del tutto priva di limiti spaziali o temporali.
Ursula K. Le Guin
LA COLLANA DI SEMLEY
Questo racconto, scritto nel 1963 e pubblicato col titolo La dote dell'Angyar
nel 1963 e come Prologo del mio primo romanzo (Il mondo di Rocannon)
nel 1966, fu l'ottavo dei miei racconti pubblicati, ma apre il volume perché
credo che sia la più tipica delle mie opere di science fiction e di fantasy di
quei tempi, la più romantica di tutte. Il progresso del mio stile mi ha portata
lontana dal romanticismo dichiarato, da questo racconto fino all'ultimo,
incluso nel volume e scritto nel 1972. È stato un progresso. Sono ancora
romantica, non c'è
dubbio, e ne sono lieta: ma il candore e la semplicità di La collana di
Semley hanno lasciato gradualmente il posto a qualcosa di più aspro, di più
forte e complesso.
Come si può distinguere la leggenda dalla realtà su quei mondi lontani tanti
anni? Pianeti senza nome,
chiamati semplicemente "il Mondo" dai loro abitanti; pianeti senza storia,
dove il passato è mito e dove un
esploratore, ritornandovi, scopre che le sue imprese di pochi anni prima
sono divenute le gesta di un dio.
L'irrazionalità oscura l'abisso del tempo, attraversato dalle nostre navi veloci
quasi quanto la luce, e
nell'oscurità l'incertezza e l'esagerazione prosperano come erbacce.
Quando si cerca di narrare la storia di un uomo, un normale scienziato della
Lega, che si recò non molti anni orsono su uno di questi mondi senza nome
e semisconosciuti, ci si sente come un archeologo tra rovine
millenarie, tra soffocanti grovigli di foglie, fiori e rami e rampicanti, alla
ricerca dell'inaspettata e lucente
geometria di una ruota o di una pietra levigata, e che all'improvviso varca
una comunissima soglia illuminata dal sole e si trova nell'oscurità, davanti
all'impossibile guizzo di una fiamma, al brillio di una gemma, al
movimento appena intravisto di un braccio di donna.
Come si può distinguere la realtà dalla leggenda, la verità dalla verità?
Nella vicenda di Rocannon la gemma, il brillio azzurro appena intravisto,
ritorna continuamente. E
cominciamo così:
Area galattica 8, n. 62: FOMALHAUT II.
Forme di vita a elevata intelligenza. Specie con le quali si è preso contatto.
Specie I
A) Gdemiar (singolare Gdem). Trogloditi notturni completamente umanoidi,
estremamente intelligenti,
altezza cm 120-135, pelle chiara, capelli scurì. Al momento del contatto
questi cavernicoli possedevano una società urbana oligarchica rigidamente
stratificata, modificata da parziale telepatia coloniale, e una cultura
tecnologicamente orientata del tipo Prima Età dell'Acciaio. La tecnologia
raggiunse il livello Industriale,
Punto C, durante la Missione della Lega del 252-254. Nel 254 una nave
Automatica (proveniente da e diretta a New South Georgia) fu donata agli
oligarchi dell' Area del Mare di Kirien. Grado C superiore.
B) Fila (singolare Fian). Umanoidi diurni estremamente intelligenti, altezza
circa cm 130; gli individui
osservati hanno generalmente pelle e capelli chiari. Brevi contatti hanno
indicato società comunitarie stanziali (villaggi) e nomadi, parziale telepatia
coloniale, e qualche indizio di telecinesi a breve raggio. La razza
appare atecnologica e sfuggente, con modelli culturali minimi e fluidi.
Attualmente non tassabili. Grado F
imprecisato.
Specie II
Liuar (singolare Liu). Umanoidi diurni, estremamente intelligenti, statura
superiore a 170 cm; questa specie possiede una società tipo
fortezza/villaggio, a struttura di clan, una tecnologia bloccata (Età del
Bronzo) e
cultura feudale-eroica. Si è notata una divisione orizzontale in 2
pseudorazze: a) Olgyior, "uomini medi", con pelle chiara e capelli scuri; b)
Angyar, "signori", molto alti, con pelle scura e capelli biondi...
«È lei» disse Rocannon, alzando lo sguardo dalla Guida tascabile delle
forme di vita intelligenti (edizione ridotta) verso la donna alta, dalla pelle
scura e dai capelli biondi che stava più avanti, nella grande sala del museo.
Stava immobile ed eretta, incoronata dalla chioma luminosa, e guardava
qualcosa in una vetrina.
Intorno a lei si agitavano quattro gnomi irrequieti e di aspetto sgradevole.
«Non sapevo che su Fomalhaut II ci fossero tante razze, oltre ai trog» disse
Ketho, il curatore del museo.
«Non lo sapevo neppure io. Qui sono elencate perfino alcune specie "non
confermate", con cui non si è mai stabilito un contatto. Sembra che sia
venuto il momento di inviare un'altra missione sul posto. Be', almeno
sappiamo cos'è quella donna.»
«Vorrei che ci fosse la possibilità di sapere chi è...»
Apparteneva a un'antica famiglia; discendeva dai primi re degli Angyar, e
nonostante la sua povertà la sua
chioma splendeva dell'oro purissimo della sua discendenza. Quelli del
piccolo popolo, i Fiia, s'inchinavano al suo passaggio, perfino quando lei era
una bambina scalza che correva nei campi e con la fiammeggiante
cometa della sua chioma ravvivava gli inquieti venti di Kirien.
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