Digerisco: Il metodo per un intestino felice e un giro vita perfetto – Frank Laporte-Adamski

SINTESI DEL LIBRO:
Ma facciamo un passo indietro, tanto per ripercorrere brevemente
tutta la strada fatta fino a qui prima di rimetterci in cammino verso la
salute. Per chi di voi non lo sapesse, mi chiamo Frank Adamski e,
grazie ad anni di studio e di pratica come heilpraktiker, naturopata e
fasciapulsologo, ho messo a punto un metodo alimentare il cui
obiettivo principale è quello di riportare in forma smagliante il vero
motore della nostra vita: l’intestino. Come spiego nel mio libro La
dieta Adamski, un intestino pulito è il presupposto fondamentale e
necessario per raggiungere una condizione di salute ideale. Ripulire
l’intestino significa rimetterlo in condizione di fare il suo lavoro:
digerire correttamente, trattenendo gli elementi benefici del cibo ed
eliminando quelli nocivi. Quando funziona l’intestino, funziona tutto,
e questo perché il tubo digerente agevola il passaggio nel sangue
delle sostanze nutritive contenute nei cibi, ma non solo;
nell’intestino, che ci crediate o no, risiede l’80% delle difese
immunitarie dell’organismo! Un tubo incrostato, intasato, pigro e
malandato non solo non ci fa digerire, non solo non ci permette di
assorbire i nutrienti di cui abbiamo bisogno per sopravvivere in
salute, ma non è neanche in grado di difenderci dalle aggressioni
esterne: parlo di virus, batteri, inquinamento di ogni tipo. Vivere con
un intestino malfunzionante significa esporsi senza difese a ogni
minimo malanno. Che vita mai sarebbe?
Per resistere alla malattia, sentirsi in forma, sgonfiarsi
naturalmente, recuperare energia e anche (perché no!) perdere quei
chiletti di troppo che ci danno fastidio la prima, necessaria
operazione da affrontare è liberare l’intestino. Free intestino! Chi vi
dice cose diverse, mi spiace comunicarvelo, racconta frottole. Basta
guardare i risultati delle «diete» più seguite: nella migliore delle
ipotesi, dimagrimenti veloci che durano il tempo di un sospiro; nella
peggiore, pericolosissimi squilibri dell’organismo. Cos’hanno in
comune la dieta senza carboidrati, la dieta senza zuccheri, la dieta
del digiuno (e potrei andare avanti all’infinito)? Ve lo dico io: la
sottrazione, la privazione, la sofferenza. Non avete bisogno di
eliminare nulla per stare meglio. Non avete bisogno di dichiarare
guerra alla pasta per perdere peso. Non c’è nessun motivo di
eliminare la frutta per sgonfiare la pancia. Volete, potete, dovete
mangiare di tutto. La vera differenza la fa sapere quando mangiare
cosa. Seguitemi, che vi spiego meglio.
La dieta delle entrate
Fateci caso: la maggior parte delle diete di cui leggete online, sulle
riviste e su molti libri si concentra sulle caratteristiche e sulla quantità
del cibo che introducete nel vostro corpo. Sono «diete delle entrate»
se così le vogliamo chiamare. Ne esistono mille tipi. Vediamone
qualcuno insieme, e insieme capiamone i pregi e i difetti.
La dieta mediterranea
È in assoluto la dieta più consigliata. Quante volte avete sentito dire:
«Ah, la dieta mediterranea, non c’è niente di meglio!» Beh, poteva
essere vero cinquant’anni fa, quando i cereali, presenti in
larghissima quantità in questa dieta, non avevano nulla a che vedere
con quelli di oggi, che invece andrebbero consumati con estrema
cautela per una serie di motivi, tra i quali:
Sono generalmente di scarsa qualità. In Italia ne produciamo
solo il 50% del fabbisogno nazionale; tutto il resto del grano
viene dall’estero! Sono quasi 4000 le tonnellate di cereali
importate ogni anno dai Paesi dell’Est.
Su campioni prelevati per analisi, il 40% di essi contengono
residui di metalli pesanti! E sapete cosa combinano questi
metalli pesanti una volta introdotti nel tubo digerente?
Infiammazioni a gogo, ecco cosa! Ma com’è possibile che i
cereali oggigiorno contengano tutte queste schifezze? La
spiegazione è molto semplice. Questi alimenti rimangono
stoccati fino a 5 anni nei loro silos, di cui finiscono per assorbire
le particelle metalliche.
Questi stessi cereali di dubbia origine e contenuto vengono
spesso utilizzati per preparare del pane che viene fatto lievitare,
surgelato... e magari cotto due anni dopo!
Per questa ragione il consumo esagerato di pane, pizza, focaccia,
biscotti e fette biscottate di preparazione industriale favorisce
l’insorgenza di malattie autoimmuni infiammatorie. È quindi molto
facile applicare nel modo sbagliato i principi della dieta
mediterranea: occhio a ciò che mangiate!
La dieta senza zuccheri
Oggi la maggior parte di nutrizionisti e dietologi limitano il consumo
giornaliero di frutta a un frutto solo al giorno o anche meno, e questo
perché contiene zucchero. Ovviamente non condivido questa
visione. L’effetto lassativo della frutta è indispensabile per mantenere
regolare il transito intestinale! Ma non solo! Le benefiche sostanze
nutritive della frutta agiscono anche come protettori cardiovascolari,
fluidificanti del sangue, agenti antinvecchiamento e antinfiammatori.
Tutto questo a patto che la frutta venga consumata lontano dai pasti.
I benefici di un frutto consumato ad almeno 4 ore dal pasto lento
sono ben maggiori del presunto «danno» degli zuccheri che fornisce.
E se proprio siete preoccupati della troppa dolcezza, scegliete la
frutta con meno zucchero.
In autunno e in inverno, per esempio, potete consumare:
Il limone (2 g di zucchero ogni 100 g)
Il pompelmo (6 g di zucchero ogni 100 g)
L’arancia (8 g di zucchero ogni 100 g)
Mandarini e kiwi (9 g di zucchero ogni 100 g)
La pera (10 g di zucchero ogni 100 g)
Mele, mele cotogne e uva rossa (11 g di zucchero ogni 100 g)
Uva bianca (16 g di zucchero ogni 100 g).
In primavera e in estate, invece, prediligete:
Fragole e lamponi (4 g di zucchero ogni 100 g)
Ribes e meloni (6 g di zucchero ogni 100 g)
Nettarine e angurie (7 g di zucchero ogni 100 g)
Albicocche, prugne e more (9 g di zucchero ogni 100 g)
Ribes neri, pesche e pere (10 g di zucchero ogni 100 g)
Mirtilli, prugne e mele (11 g di zucchero ogni 100 g)
Fichi (13 g di zucchero ogni 100 g)
Ciliegie (14 g di zucchero ogni 100 g).
E ricordate: senza frutta non si va da nessuna parte!
La dieta delle uscite
Il mio metodo parte da un assunto completamente opposto: il
Metodo Adamski è una «dieta delle uscite», perché sposta
l’attenzione su come, quando, quanto gli scarti di ciò che mangiate
abbandonano il vostro corpo. Molti associano la cacca alla
sofferenza, e lo sapete perché? Perché magari non riescono mai ad
andare in bagno e sono sempre stanchi, gonfi e irritabili; o perché
magari ci vanno ma con grande sforzo, che risulta in un’altrettanto
grande frustrazione e, nei casi più sfortunati, in dolorosissime
emorroidi; oppure perché in bagno ci vanno fin troppo spesso,
producendo feci sciolte e diarrea, causa di disagio quotidiano e di
fastidiosi dolori. Ma fare la cacca potrebbe essere un piacere,
sapete? Anzi deve essere un piacere. E lo è, quando l’intestino,
libero da intasamenti, riesce a gestire correttamente il transito del
cibo fino alla sua espulsione. Cosa c’è di più bello che sedersi sereni
sul water, assecondare il corpo e liberarsi del superfluo senza
sforzo, ansia, frustrazione e stress? Francamente, a me non viene in
mente nulla. Il mio metodo punta proprio a questo: alla serenità, alla
salute, all’armonia del corpo e dello spirito. E questa armonia passa
da una strada precisa: quella del tubo digerente.
Voci amiche
Per fortuna non sono l’unico a sostenere l’importanza di concentrarsi
su quello che esce oltre che su quello che entra: in Sei quel che
mangi, del 2015, anche Michael Greger lo ha sottolineato.
«Più abbondanti e frequenti sono le evacuazioni, più siamo in
salute. Uno studio condotto su dodici Paesi diversi dimostra come
l’incidenza del carcinoma al colon schizza alle stelle nei casi in cui il
peso medio delle feci è inferiore ai 450 grammi circa. Le popolazioni
le cui feci pesano 110 grammi presentano tasso triplo di cancro del
colon-retto.
Misurare è facile, basta pesarci prima e dopo essere andati in
bagno. Il legame tra quantità di feci e cancro del colon può
dipendere dal tempo di transito intestinale, cioè il numero di ore che
il cibo impiega a viaggiare dalla bocca fino al water. Più abbondanti
sono le feci, più rapido sarà questo passaggio, dato che gli intestini
potranno farle avanzare più velocemente.
In genere non ci si rende conto che è possibile evacuare ogni
giorno e continuare a essere costipati; quello che si elimina oggi
potrebbe essere il pasto della settimana scorsa.
Il tempo impiegato dal cibo per andare dall’alto al basso può
dipendere dal sesso e dalle abitudini alimentari.
Negli uomini che mangiano alimenti di origine vegetale impiega un
giorno o due, ma in quelli che seguono una dieta più tradizionale può
richiedere addirittura cinque o più giorni.
Per le donne, il tempo varia da uno o due giorni, per le diete con
alimenti vegetali, fino a quattro giorni per le diete tradizionali.
Questo vuol dire che possiamo avere un intestino regolare, ma in
ritardo di quattro giorni.
Se ci vogliono meno di 24-36 ore, probabilmente raggiungiamo
l’obiettivo dei 450 grammi.»
Questo testo di Greger conferma punto per punto ciò che io
sostengo instancabilmente dal 1993, anno in cui ho pubblicato il mio
libro La rivoluzione alimentare. E sono davvero grato che confermi
parte della mia teoria.
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