Crescere come cresce una pianta. Piccolo trattato sul mondo vegetale e le società umane – Luther Burbank

SINTESI DEL LIBRO:
Nel corso di tanti anni spesi nello studio della vita vegetale di tutto il
mondo, nella creazione di nuove forme di piante, nella modifica di
alcune di quelle vecchie, nell’adattamento di altre a condizioni
nuove, nell’ibridazione di altre ancora, sono rimasto costantemente
colpito dalla somiglianza tra l’organizzazione e lo sviluppo delle
piante e quelli della vita umana. Benché non abbia mai perso di vista
il principio della sopravvivenza del più adatto, con tutto ciò che esso
comporta come criterio esplicativo dello sviluppo e del progresso
della vita vegetale, sono giunto comunque a riconoscere che
l’incrocio delle specie e la selezione che ne segue, se saggiamente
guidata, costituiscono un grande e potente strumento per avviare la
trasformazione del regno vegetale su percorsi in costante ascesa. La
cosa fondamentale, per me, è l’incrocio delle specie. Quando venga
condotto con saggezza e accompagnato da una rigorosa selezione
di ciò che è ottimale e una rigorosa esclusione di ciò che è più
scadente, l’incrocio delle specie è il basamento su cui posa la
speranza di ogni possibile progresso. Quando, però, non sia
accompagnato da selezione, saggia supervisione, cura intelligente e
un’estrema pazienza, non ha di per sé molte probabilità di condurre
all’obiettivo prefisso, può produrre anzi danni diffusi. Negli sforzi non
organizzati si manifestano spesso gli impulsi più insani.
Prima che io passi a considerare come si possano adattare agli
esseri umani, in forma più o meno modificata, la coltivazione e il
miglioramento delle piante, consentitemi di sottolineare con forza
come oggi, negli Stati Uniti, si dia una condizione straordinaria: la
vastissima mescolanza di stirpi generata dall’immigrazione, che, se
saremmo saggi, potremmo opportunamente cogliere come la più
grandiosa e favorevole opportunità che mai si sia data per produrre
e far crescere la razza umana più perfezionata che il mondo abbia
mai veduto.
Grazie a un quadro statistico di sintesi sull’immigrazione,
preparato dall’Ufficio Statistico del Dipartimento per il Commercio e il
Lavoro di Washington, ho scoperto che, nell’anno 1904, sono giunti
negli Stati Uniti 752.864 immigranti, distribuiti tra più di cinquanta
appartenenze nazionali distinte. Varrebbe la pena di esaminare
questo elenco con una certa attenzione. Esso mostra come ampio e
variegato, geograficamente ed etnologicamente, sia il materiale cui
attingiamo in questo colossale esempio di incrocio delle specie.
Austria-Ungheria, incluse Boemia, Ungheria e
altre regioni austriache, Polonia esclusa
117.156
Belgio 3.976
Danimarca 8.525
Francia 9.406
Germania 46.380
Grecia 11.343
Italia 193.296
Paesi Bassi 4.916
Norvegia 23.808
Polonia 6.715
Romania 7.087
Russia 145.141
Spagna 3.996
Svezia 27.763
Svizzera 5.023
Turchia europea* 5.669
Galles 1.730
Inghilterra 38.620
Irlanda 36.142
Altre aree europee non specificate 143
Totale Europa 707.927
Territori britannici nordamericani 2.837
Messico 1.009
America centrale 714
Indie occidentali e Isola di Saint-Pierre e
Miquelon
10.193
America meridionale 1.667
Totale America 16.420
Cina 4.309
Giappone 14.264
Altre aree asiatiche 7.613
Totale Asia 26.186
Totale Oceania 1.555
Totale Africa 686
Altri paesi 90
TOTALE COMPLESSIVO IMMIGRANTI 752.864
*Comprende Serbia, Bulgaria e Montenegro.
Si esamini questo elenco da ogni punto di vista. Dove mai si è
riscontrata un’occasione più ricca di questa per utilizzare nel modo
più proficuo i principi che muovono in profondità tali grandi processi?
Alcuni di questi immigranti, soprattutto tra gli ebrei, si
accompagneranno indubbiamente con individui della loro stessa
stirpe, senza addurre quindi variazioni rilevanti al quadro già
esistente; molti altri si uniranno a parlanti di lingue affini alla propria;
altri ancora nella ricerca di un coniuge saranno attratti da razze del
tutto difformi alla propria, mentre un gruppo assai più ridotto finirà
forse con l’unirsi con quello che potremo definire il ceppo dei nativi.
Lasciate però trascorrere due soli decenni, sino a che i nuovi nati
siano giunti all’età di sposarsi: vedrete allora come e quanto, in
condizioni mutate, la mescolanza si sia diffusa. Sin dall’inizio,
insomma, le nazioni straniere si sono riversate in questo paese e
hanno dato il loro contributo a questo grande amalgama.
Adesso vorrei dire che, come si dà il caso che chi pratica
ibridazione sulle specie vegetali, quando congiunga due o più piante
di tipo diverso, provenienti da regioni assai distanti del globo –
unendo magari una varietà assolutamente selvatica con un’altra che,
civilizzata da troppo tempo, ha perso gran parte della sua virilità –
non manchi mai di notare i mutamenti improvvisi, le brusche
discontinuità, come pure tutte le variazioni minori, e a volte scopra
che fra le varietà così generate ce n’è una che ha buone probabilità
di essere più forte e in genere migliore di entrambe le genitrici, così
pure, nello stesso modo, anche per noi dovrebbe essere possibile
prendere nota dei cambiamenti, delle discontinuità e delle
modificazioni che costantemente ci si producono attorno, nella vasta
combinazione di razze in cui viviamo, e trarne la speranza di
giungere, seguendo i giusti principi, all’avvento di una razza più forte
e migliore, una razza magnifica, di gran lunga superiore a quante
l’hanno preceduta.
Guardate il materiale cui possiamo attingere! Ecco qui il nord,
forte, virile, aggressivo, su cui s’innesta, fastoso, languido, indolente,
ma più impetuoso, il sud.
Ancora una volta ritrovate la fusione di un temperamento
flemmatico e freddo con un altro più mercuriale e volatile.
Ancora una volta, l’unione del grande vigore mentale nativo,
sviluppato o inespresso che possa essere, col vigore fisico di una
mente inferiore.
Osservate anche quanto grande sia stato il numero delle influenze
esercitate dall’ambiente nella definizione delle relazioni sociali, del
clima, degli ambienti fisici. Accanto a tutto questo, dobbiamo poi
anche seguire il modo in cui gli aspetti viziati e maligni si accoppiano
a quelli buoni, così come quelli in cui il buono si congiunge al buono,
il viziato al viziato.
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