Se torno, ti sposo – Kristan Higgins

SINTESI DEL LIBRO:
Faith Holland abbassò il binocolo, prese la cartellina e fece un segno di
spunta sulla lista. Vive solo. In effetti era così che Clint le aveva detto, e il
controllo dei suoi trascorsi aveva dimostrato che sul contratto d’affitto
compariva solo il suo nome, ma la prudenza non era mai troppa.
Un tempo, una scena come quella le sarebbe sembrata ridicola. Ma dati i
suoi precedenti amorosi, fare un po’ di indagini era solo una scelta
intelligente. Le risparmiava tempo, imbarazzo, rabbia e delusione.
Mettiamo, per esempio, che fosse gay, cosa che non le era capitata solo con
Jeremy, ma anche con Rafael Santos e Fred Beeker. Va bene, Rafe non
sapeva che Faith pensava che loro due si stessero frequentando; secondo lui
uscivano semplicemente insieme. Quel mese stesso, intenzionata a non
demordere, Faith ci aveva provato, e piuttosto goffamente, con Fred, che
abitava in fondo alla via dove avevano casa lei e Liza, ma ottenne solo il
suo rifiuto disgustato e la pacata spiegazione che anche a lui piacevano gli
uomini. (Tra l’altro, Faith fece in modo che lui e Rafael si mettessero
insieme, e la loro unione dura ancora, così almeno un lieto fine per
qualcuno c’è stato).
Quello dei gay non era stato l’unico problema. Brandon, che aveva
conosciuto a una festa, sembrava promettere bene, finché, durante il loro
secondo appuntamento, a lui squillò il telefonino. Scusa, devo rispondere, è
il mio spacciatore, disse lui candidamente. Quando Faith chiese spiegazioni
– perché tanto lui non intendeva dire spacciatore di droga, vero? – Brandon
le rispose che certo, chi altro pensava che fosse? Era sembrato perfino un
po’ perplesso quando lei se ne andò via stizzita.
Il binocolo era roba sorpassata, va bene. Ma se lo avesse usato con Rafe,
avrebbe potuto vedere le sue meravigliose tende di seta damascate e il
gigantesco poster incorniciato di Barbra Streisand. Se avesse pedinato
Brandon, avrebbe potuto scoprirlo mentre si incontrava in auto con persone
losche, dopo essersi scambiati segnali con gli abbaglianti.
Aveva cercato di intraprendere una relazione con altri due ragazzi da
quando si era trasferita a San Francisco. Uno però aveva l’abitudine di non
lavarsi, cosa che, di nuovo, sarebbe potuta venire a sapere se solo lo avesse
spiato. L’altro invece l’aveva proprio presa in giro.
Di qui l’idea degli appostamenti.
Faith sospirò e si strofinò gli occhi. Se anche questa non avesse
funzionato, Clint sarebbe stata la sua ultima missione per un po’, perché lei
stava cominciando a sentirsi sfinita. Lunghe notti fuori casa, gli occhi
affaticati dal binocolo, il mal di stomaco causato dalla troppa caffeina...
decisamente, era tutto troppo stancante.
Ma forse ne sarebbe valsa la pena, per Clint. Etero, con un’occupazione
stabile, nessuna storia di arresto alle spalle, né di guida in stato di ebbrezza
o sotto l’effetto di droghe, una specie rara a San Francisco. Magari questa
dei pedinamenti sarebbe stata una storiella carina da raccontare al loro
matrimonio. Quasi si immaginava Clint che diceva Non sapevo che in quel
preciso istante Faith fosse in macchina sotto casa mia, a trangugiare Red
Bull e infrangere la legge...
Aveva conosciuto Clint al lavoro: a lei era stato dato l’incarico di
progettare un piccolo parco pubblico nella zona del Presidio, lui aveva
un’azienda di progettazione di giardini. Avevano lavorato proprio bene
insieme. Lui era puntuale, e i suoi dipendenti veloci e meticolosi. Inoltre,
Clint aveva preso una cotta per Blue, il Golden Retriever di Faith, e cosa
c’è di più affascinante di un tipo che si mette carponi e si lascia leccare la
faccia dal tuo cane? Sembrava che anche lui piacesse a Blue (ma bisogna
dire che a lui piacevano tutti gli esseri viventi, era quel tipo di cane che si
struscerebbe anche contro la gamba di un serial killer).
Il parco era stato inaugurato da appena due settimane, e proprio dopo la
cerimonia Clint le aveva chiesto di uscire. Lei aveva detto di sì, poi era
andata a casa e si era messa subito al lavoro. Il buon vecchio Google non
aveva dato alcun risultato riguardo a un’eventuale moglie (o marito). Ce
n’era stato uno riguardante il matrimonio di un Clinton Bundt di Owens, in
Nebraska, ma era stato dieci anni prima e il suo Clint Bundt era a)
verosimilmente troppo giovane per essere sposato da dieci anni; b)
originario di Seattle. La sua pagina di Facebook riguardava solo il suo
lavoro, e anche se riportava alcune occasioni di vita sociale (Andato da
Oma sulla 19a strada: pancake favolosi!), non c’era alcun accenno a una
consorte in nessuno dei post relativi ai sei mesi precedenti.
Per l’Appuntamento Numero Uno, Faith aveva incaricato Fred e Rafael
di osservarlo attentamente, dal momento che tra le sue doti non c’era
evidentemente quella di saper riconoscere un gay. Così, quando un martedì
sera lei e Clint erano andati a bere qualcosa, i suoi due amici entrarono nel
locale e lo sottoposero a una verifica inconfutabile, poi si sedettero a un
tavolo. Etero, le scrisse Rafael in un sms, e anche Fred confermò.
All’Appuntamento Numero Due (pranzo/venerdì pomeriggio) Clint si
era dimostrato una persona cordiale e interessata, quando lei gli parlò della
sua famiglia: il fatto che fosse la più piccola di quattro figli, i suoi nonni,
suo padre che le mancava tanto. Clint, a sua volta, le aveva raccontato di
un’ex fidanzata. Lei, invece, preferì non parlare dei propri trascorsi
sentimentali.
Durante l’Appuntamento Numero Tre (cena/mercoledì, modalità farlo
aspettare, in modo da verificare il suo livello di interesse) i due si erano
incontrati in un piccolo locale delizioso vicino al molo e ancora una volta
Clint aveva superato tutte le prove: l’aveva fatta accomodare per prima, le
aveva fatto i complimenti senza eccessiva enfasi (Carino il tuo abito, aveva
detto, senza pronunciare frasi allarmanti tipo Ma quello è un
Dolce&Gabbana! Ommioddio, quanto li adoro!). Durante la cena le aveva
accarezzato il dorso della mano e lanciato occhiate furtive al décolleté.
Tutto bene, quindi. Quando Clint le aveva chiesto se poteva
riaccompagnarla a casa, che naturalmente era un messaggio in codice per
proporle di fare sesso, lei disse di no.
Clint aveva strizzato un po’ gli occhi, come se avesse accettato la sfida.
Ci risentiamo. Sei libera questo weekend?
Un altro test superato. Libero nei weekend. Faith aveva provato un
fremito; non era andata oltre il quarto appuntamento da quando aveva
diciott’anni. Direi venerdì, aveva mormorato.
Avevano aspettato un taxi sul marciapiede, mentre ondate di turisti, che
pensavano erroneamente che la fine di agosto significasse estate piena a San
Francisco, entravano nei negozi di souvenir per comprarsi una felpa. Clint
le si avvicinò e la baciò, e Faith lo lasciò fare. Era stato un bel bacio. Molto
ben eseguito. C’era del potenziale in quel bacio, pensò lei. Poi un taxi
emerse dall’oscurità delle celebri nebbie di San Francisco, e Clint gli fece
segno di accostare.
Dunque, in preparazione al quarto appuntamento, che sarebbe potuto
essere quello con la A maiuscola, quello in cui sarebbe potuta andare a letto
con qualcun altro che non fosse Jeremy, eccola lì, chiusa in macchina, sotto
casa di lui, il binocolo incollato alle sue finestre. Sembrava che Clint stesse
guardando la partita.
Era ora di chiamare sua sorella.
«Questa volta ci siamo» esordì Faith.
«Ma tu hai dei problemi, tesoro» disse Pru. «Cerca di essere spontanea e
vai tranquilla. È passato un secolo da Jeremy.»
«Jeremy non c’entra niente» disse Faith, ignorando il grugnito di
risposta. «Però sono un po’ preoccupata per il nome. Clint Bundt. Suona un
po’ tronco. Clint Eastwood, quello sì che fa un altro effetto, ma solo su di
lui, secondo me. Clint e Faith. Faith e Clint. Faith Bundt.» Diciamocelo, era
molto meno gradevole rispetto a, per esempio, Faith e Jeremy o Jeremy e
Faith. E mica perché lei fosse ancora rimasta inchiodata al passato, per
carità.
«Per me suona bene» disse Pru.
«Sì, be’, detto da una che si chiama Prudence Vanderbeek...»
«E allora?» disse Pru amabilmente.
«Clint e Faith Bundt. Senti? Non funziona!»
«Va bene, cosa ti devo dire? Lascialo. Oppure trascinalo in tribunale e
costringilo a cambiarsi il nome. Senti, devo andare. Siamo gente di
campagna, a quest’ora andiamo a dormire.»
«Okay. Abbracciami i ragazzi» disse Faith. «Di’ ad Abby che le
manderò il link a quel paio di scarpe che mi chiedeva. E fa’ sapere a Ned
che è ancora il mio piccolo coniglietto, anche se tecnicamente è un adulto.»
«Ned!» urlò sua sorella. «Faith dice che sei ancora il suo piccolo
coniglietto!»
«Evvai!» giunse la voce del nipote.
«Devo andare, piccoletta» disse Pru. «E senti, verrai a casa per la
vendemmia?»
«Penso di sì. Non ho nessun altro progetto in vista per un po’.» Faith
riusciva a tirare avanti abbastanza bene con il suo lavoro di progettazione di
giardini, ma la maggior parte di questo si svolgeva al computer. La sua
presenza era richiesta solo nell’ultima parte della messa in opera.
E poi, la vendemmia a Blue Heron valeva certo una visita a casa.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo