Morte di mezza estate e altri racconti- MISHIMA YUKIO

SINTESI DEL LIBRO:
I dieci racconti di Morte di mezza estate rappresentano il meglio della
narrativa breve di Mishima.
L’intreccio di contemplazione e azione, di impassibilità e passione, di
ansia di protagonismo e indagine sulle dimensioni interiori dell’esistenza,
trova in queste pagine la sua compiuta espressione anche in virtù di un
linguaggio multiforme, ora aggressivo ora freddo, ora tumultuoso ora lineare.
Interprete di questa drammatica ambivalenza, Mishima, il più occidentale
degli intellettuali giapponesi del suo tempo, ha saputo incarnare il dualismo
lacerante di un paese, e di un popolo, diviso tra un prepotente sviluppo
industriale e un continuo richiamo a costumi, rituali e valori di tipo
tradizionale
Yukio Mishima nacque a Tokyo nel 1925.
Laureatosi in giurisprudenza, si dedica sin da giovanissimo all’attività
letteraria pubblicando romanzi, opere teatrali e saggistiche.
Fondatore di un raggruppamento giovanile nazionalista, fu sempre al
centro del dibattito culturale e sociale del Giappone del dopoguerra.
Si uccise nel 1970, secondo l’antico rito del seppuku, in segno di protesta
per la degenerazione dei valori nipponici tradizionali. Tra le sue molte opere
tradotte in italiano ricordiamo: :Confessioni di una maschera, Cinque no
moderni, Il padiglione d’oro, Madame de Sade, Sole e acciaio 2
Prefazione di Alberto Moravia
La fine atroce e spettacolare di Mishima mi ha molto rattristato perché‚
l’avevo conosciuto durante un mio viaggio in Giappone e avevo avuto
molta simpatia per lui e così mi dispiace che sia morto e che sia morto per i
motivi per cui é morto. Questi motivi sono per me assurdi anche se
comprensibili, ma troppa gente, in Europa e altrove é morta intrepidamente
per simili motivi perché ‚ dobbiamo non giudicarli per quello che sono,
fermandoci, come si dice, riverenti di fronte alla morte.
Tuttavia non é esatto definire fascista Mishima, come molti hanno fatto.
Lo chiamerei semmai un conservatore di tipo fdecadente, lodatore
estetizzante del tempo passato, vagheggiatore raffinato di un’epoca
definitivamente conclusa anche se recente. Immaginiamo un momento che in
Italia il feudalesimo dell’anno Mille si fosse prolungato fino al 1945.
Mishima aveva la nostalgia di un simile feudalesimo che in Giappone
effettivamente non é del tutto scomparso che con l’occupazione americana.
Mishima era uno degli scrittori più importanti del Giappone. Era nato nel
1925 e aveva già pubblicato, a 45 anni, una dozzina di romanzi, più di
cinquanta volumi di racconti e di poesie, centinaia di articoli in giornali e
riviste. Mishima era anche autore di testi teatrali: aveva scritto e fatto
rappresentare parecchi drammi del tipo Kabuki e aveva anche tentato con
successo di creare un teatro moderno sulla falsariga di quello tradizionale. Gli
esordi di Mishima risalgono al 1944, ma il suo primo grande successo é stato
nel 1949 con :Confessioni di una maschera, romanzo nel quale, con
sensibilità e freschezza, era raccontata la scoperta da parte del protagonista di
essere portato a quelle che oggi di solito si chiamano le amicizie particolari.
Non conosco il giapponese e così non posso rendermi conto direttamente
della qualità e del carattere dello stile di Mishima. A sentire i giapponesi,
sarebbe uno stile elaborato, spesso oscuro, sempre ornato e prezioso.
Certi critici fanno i nomi di d’Annunzio e di Oscar Wilde; ma si tratta
evidentemente di riferimenti generici i quali tuttavia, lasciano intravedere il
carattere ritardato della letteratura di Mishima. Quello che é fuori dubbio é
che Mishima non aveva la misura misteriosa, da poema in prosa, di Shiga
Naoia‚ la forza, la semplicità e l’acutezza di Tanizaki, tanto per nominare i
due principali scrittori della generazione più anziana.
3
Ma Mishima non era soltanto uno scrittore celebre. Era anche e
SOMMARIO
soprattutto un personaggio pubblico, ciò che negli Stati Uniti si chiama
Prefazione di Alberto Moravia - Pag. 3
una public figure. Cioé uno scrittore che oltrepassava i limiti della Morte
di mezza estate - Pag. 8
letteratura e sconfinava, con la sua notorietà e la sua influenza, nel Tre
milioni di yen - Pag. 35
costume. Un buon scrittore non può permettersi senza grave danno di
L’amore del sacerdote del Tempio di Shiga - Pag. 47
scrivere un brutto libro; ma una public figure può scriverne quanti ne La
paura dei thermos - Pag. 62
vuole, i suoi libri brutti, anche se non gioveranno alla sua letteratura,
Patriottismo - Pag. 76
accresceranno egualmente il suo fascino e il suo prestigio.
Dojoji - Pag. 98
D’Annunzio, in tempi lontani, é stato in Italia una public figure. E così,
Onnagata - Pag.113
oggi, Norman Mailer in America. E Andrè‚ Malraux negli anni Trenta in
I sette ponti - Pag.133
Francia. Mishima in Giappone era di diritto una public figure. Tanto per
La perla - Pag. 148
fare un solo esempio, egli era stato anche attore e regista di un piccolo
Fasce per bambini - 160
film nel quale, dopo una scena d’amore con la propria moglie, si
presentava a torso nudo e, seduto sulle piante dei piedi alla maniera
tradizionale si faceva harakiri, forse una anticipazione ossessiva del suo
terribile suicidio. La sequenza del harakiri era stata ripresa alla televisione,
esattamente com’é avvenuto per il suicidio di questi giorni.
Quando parlavo di Mishima a un giapponese, costui tentennava dapprima
il capo con un sorriso, per poi affrettarsi a dire che era uno scrittore di grande
talento, dallo stile al tempo stesso ricco, puro e ornato e che taluni dei suoi
libri erano quanto di meglio c’era allora in Giappone. Il sorriso riguardava,
appunto, il personaggio pubblico Mishima, la public figure. Era un sorriso di
difficile interpretazione. Vi si leggeva forse una lieve disapprovazione
perché‚ il popolo giapponese é proverbialmente riservato, timido, forse una
punta di divertimento e forse, chissà, un po’
di orgoglio, come a dire: sì, anche noi qui in Giappone abbiamo uno
scrittore-personaggio, uno scrittore public figure.
Un giorno sono andato a trovare Mishima a casa sua. Lo scrittore abitava
in un quartiere lontano dal centro di Tokio; in una straduccia quieta e
solitaria; al di là del cancello ho intravveduto con sorpresa una casa alta e
stretta, bianca e stuccata, di stile liberty. Accanto a questa dimora
occidentale, ce n’era un’altra tutta di legno di stile giapponese.
Più tardi ho appreso che era la dimora dei genitori di Mishima. Di fronte
alla casa c’era un giardino minuscolo tutto coltivato a erba, all’inglese.
Nel mezzo dell’erba, si alzava una statua di marmo bianco raffigurante
una donna nuda, forse una dea o una ninfa, anch’essa in stile liberty.
Mishima era venuto a prendermi all’albergo con un’enorme macchina
americana che, non senza un punta di civetteria, lasciava guidare alla moglie.
Sulla soglia di casa ho accennato a togliermi le scarpe secondo 4
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giornali che aveva attratto l’attenzione di Toshiko. In piedi davanti alla
l’uso giapponese. Ma Mishima mi ha ingiunto di non far complimenti, la
panchina abbassò gli occhi sulla figura dormiente.
sua era una casa europea, ci si entrava con le scarpe ai piedi. Sono Era un
uomo con una maglia marrone, disteso su uno strato di giornali, entrato,
dunque. La simpatia di Mishima per l’epoca liberty si leggeva mentre altri
giornali lo coprivano. Senza dubbio questa con l’arrivo della chiaramente
nell’arredamento della casa. Dall’ingresso minuscolo e tutto primavera era
diventata la sua residenza abituale. Toshiko lanciò stuccato, una scala dalla
ringhiera di ferro tutta riccioli e arabeschi si un’occhiata ai capelli sporchi e
disordinati dell’uomo, che qua e là erano avvolgeva a spirale su per i tre pian
della casa. Un tappeto rosso diventati irrimediabilmente intricati. Mentre
osservava la figura serpeggiava sugli scalini di marmo bianco. Mishima mi
precedeva e al dormiente avvolta nei giornali, inevitabilmente ricordò il
bambino che secondo piano mi ha fatto entrare nel proprio studio. Uno
studiolo giaceva sul pavimento avvolto nei panni miserabili. La spalla della
piccolissimo, quasi una caverna scavata, si sarebbe detto, in una maglia
dell’uomo si sollevava e si abbassava nell’oscurità sul ritmo del montagna di
carta. Il tavolo da lavoro era sommerso sotto le carte e i suo respiro pesante.
libri; nei piccoli spazi che avanzavano tra una libreria e l’altra si Parve a
Toshiko che tutte le sue premonizioni avessero preso forma vedevano
dappertutto ritratti di Mishima, fotografie, dipinti, schizzi.
concreta. La fronte pallida dell’uomo si stagliava nell’oscurità. Era la
Veniva fatto di pensare a studi di altri tempi: alla Capponcina fronte di un
giovane, anche se segnata da una lunga povertà e dagli stenti.
dannunziana, al luogo di lavoro di un Barrés o di un Huysman. C’era una
I calzoni kaki erano leggermente sollevati: calzava solamente un paio di
fotografia tra le altre, profetica: un fotogramma ingrandito del telefilm scarpe
da ginnastica sdrucite.
sull’harakiri in cui Mishima, con il ghigno tradizionale dell’attore del
Toshiko non riusciva a vedergli ilviso e improvvisamente sentì il Kabuki,
brandiva minaccioso, a torso nudo, la spada del samurai. Altre desiderio
irresistibile di dargli un’occhiata.
simili spade si vedevano qua e là posate su speciali supporti laccati.
Andò all’estremità della panchina eguardò in basso. La testa dell’uomo
Abbiamo salito altri due piani di questa dimora edwardiana di tipo era
seminascosta tra le braccia, ma Toshiko pot‚ ugualmente vedere che
londinese e poi siamo entrati in una specie di altana rotonda e vetrata, l’uomo
era sorprendentemente giovane. Notò le spesse sopracciglia e il arredata in
stile Novecento. Ci siamo seduti su un divano circolare, sotto naso sottile. La
bocca leggermente aperta viveva di giovinezza.
una libreria in forma di ferro di cavallo. Mishima mi stava adesso di Ma
Toshiko si era avvicinata troppo. Il letto di giornali scricchiolò nella fronte,
tutto vestito di scuro, con la camicia bianca e una sottile cravatta notte
silenziosa, e di colpo l’uomo aprì gli occhi. Nel vedere la giovane nera.
Allora, l’ho guardato.
donna in piedi dinanzi a lui, saltò in piedi con un balzo e gli occhi gli si
Era molto piccolo ma con quell’aria marziale, energica virile e aggressiva
illuminarono. Un attimo dopo l’uomo allungò un braccio robusto e prese che
hanno talvolta i giapponesi. Aveva un volto di un ovale perfetto, dai per il
polso sottile Toshiko.
tratti oltremodo regolari e immobili, un po’ simile ad una maschera. Poi,
Toshiko non provò la minima sensazione di paura e non fece nessuno a un
tratto, si é messo a ridere. La risata ha fatto crollare la maschera.
sforzo per liberarsi. Un pensiero la colpì come un lampo: ah, allora i
Sarcastica, violenta, ha conferito per un momento al volto un’espressione
vent’anni sono già passati! Il bosco del Palazzo Imperiale era buio ora e
selvaggia. Ho pensato che ambedue queste espressioni, quella assolutamente
silenzioso.
impassibile e quella furiosa, fossero caratteristiche del personaggio del
samurai al quale Mishima manifestamente sembrava uniformarsi.
Raccolto, calmo, sdegnoso, Mishima ha risposto con calcolata brutalità
alle mie domande su personaggi ben noti: “Che ne pensa di A’A’?” “Un
uomo volgare.” “Di Z’Z’?” “Un buffone.” “Di R’R’?” “Un imbroglione
senza scrupoli.” E così via. Mishima in realtà pareva nutrire un profondo
disprezzo per la società letteraria e non nascondeva di preferire (altra
analogia con d’Annunzio) alla compagnia dei letterati quella degli 164
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aristocratici e degli industriali. Ha detto, infatti: “Non amo farmela con i
odiava dover tornare a casa. Quella sera le passava per la mente ogni miei
colleghi. Preferisco frequentare i banchieri, gli industriali, i genere di fantasie
disordinate.
borghesi, insomma. Oppure i militari. Ma generalmente non mi piace far
Attraverso il largo viale, figura solitaria e minuta nell’oscurità. Di regola vita
di società”.
quando camminava nel traffico Toshiko era solita aggrapparsi piena di
“Qual é il suo metodo di lavoro?”
paura al compagno, ma quella sera sgusciava da sola tra le auto e dopo
S’é messo a ridere sarcasticamente: “Il mio metodo di lavoro é scrivere pochi
attimi raggiunse il lungo e stretto parco che costeggia il fossato del molto. Il
più possibile. Per farlo, mi isolo. Qualche volta me ne vado da Palazzo,
chiamato Chidorigafuchi: L’Abisso dei Mille Uccelli.
Tokio e mi rifugio in un luogo solitario. Neppure mia moglie sa dove sto
Quella sera il parco era diventato un bosco di ciliegi in fiore. I ciliegi
nascosto”.
formavano una solida massa bianca sotto il calmo cielo coperto di
“é stato in America?” “Sì. Preferisco l’Europa.” “é vero che lei ha nuvole.
Le lanterne di carta appese a fili tesi tra gli alberi erano state tradotto dal
francese :Il martirio di San Sebastiano di Gabriele tolte; al loro posto,
brillavano ottusamente lampadine elettriche gialle, d’Annunzio?” “Sì, é vero.
D’Annunzio era un grande scrittore.” “Lei ha verdi e rosse. Le dieci erano
passate da un pezzo e la maggior parte della ricevuto un’educazione
tradizionale, non é così?” “Sì, sono stato allevato gente venuta per vedere i
fiori era andata a casa. I passanti occasionali alla maniera dei samurai.” “Le
piace il Giappone moderno?” “Mi piace il che attraversavano il parco
automaticamente gettavano da parte le Giappone tradizionale. Non sono uno
scrittore rivoluzionario, di bottiglie vuote o la carta che trovavano davanti ai
piedi.
avanguardia. Sono quello che sono.”
Giornali, pensò Toshiko, ritornando nuovamente con la mente Gli ho
parlato del suo teatro un tentativo assai interessante e in certo all’accaduto.
Giornali sporchi di sangue. Se un uomo venisse a sapere di modo riuscito di
risuscitare il tradizionale con contenuti e adattamenti un modo così pietoso di
venire al mondo e poi sapesse di essere lui moderni. Gli ho detto che mi era
piaciuto soprattutto il dramma intitolato quello che giaceva in mezzo ai
giornali, ne avrebbe rovinata tutta la vita.
Hanjo, la storia di un ragazza demente che guarisce appena ritorna
Pensare che io, una perfetta estranea, dovrei custodire d’ora in poi questo
l’uomo che, abbandonandola, ne ha provocato la follia. Mishima mi ha
segreto, il segreto di tutta l’esistenza di una persona…
ascoltato con assoluta impassibilità. Ma poi, al momento del commiato,
Immersa in questi pensieri, Toshiko si addentrò nel parco. La maggior mi ha
dimostrato la sua simpatia offrendomi in dono il libro dei suoi parte della
gente ancora in giro era costituita da coppie tranquille e drammi.
nessuno le prestò attenzione. Notò due persone sedute su una panchina di
pietra vicino al fossato, che non guardavano i fiori, ma fissavano l’acqua
silenziose.
Il presidente del consiglio giapponese ha fatto una dichiarazione a Era
buio pesto ora, e dappertutto incombevano ombre scure. Oltre il proposito
della morte di Mishima, arrischiando l’ipotesi della follia. Mi fossato, la fitta
foresta del Palazzo Imperiale le chiudeva la vista. Gli limito ad osservare che
un secolo fa una simile ipotesi riduttiva e alberi si alzavano per formare una
“scientifica” non sarebbe stata formulata. Che vuol dire questo? Che
solida massa scura contro il cielo notturno. Toshiko si incamminò Mishima
come uomo pubblico e come scrittore era rappresentativo del lentamente
lungo il viale tra i fiori che le incombevano pesantemente sul Giappone, un
paese dualistico e contraddittorio nel quale, accanto ad una capo.
rivoluzione industriale e neocapitalistica di tipo americano, coesistono
Notò un oggetto chiaro su una panchina di pietra leggermente appartata
abitudini, costumi e visioni del mondo tradizionale. Ancora oggi in dalle
altre. Non era come aveva pensato in un primo momento, un Giappone la
mediazione tra rivoluzione industriale e feudalesimo nella mucchio di fiori di
pesco, e nemmeno un indumento dimenticato da uno letteratura é affidata non
già al marxismo, bensì all’estetismo, un po’
dei visitatori del parco. Solo quando fu più vicina si rese conto che si
come avveniva in Europa un secolo fa. Per questo forse Mishima amava
trattava di una forma umana sdraiata sulla panchina. Si chiese se fosse
d’Annunzio. Non lo amava perché‚ apparteneva al passato; lo amava per caso
uno di quei miserabili ubriachi che spesso capita di veder perché‚ lo riteneva
tuttora nel centro del presente. Mishima, beninteso, dormire nei parchi.
Ovviamente non era un ubriaco, dato che il corpo era era soprattutto un
nevrotico e il suo harakiri ha principalmente valore di stato ordinatamente
coperto da giornali, ed era stato proprio il bianco dei 6
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certo modo troppo facile, troppo priva di sofferenze. Le sarebbe stato
sintomo. Ma le nevrosi sono in fondo fenomeni culturali, specie in un
difficile mettere questo pensiero in parole. Guardò ancora una volta il uomo
di cultura. Questo spiega anche perché‚ in Mishima, il personaggio marito
attraverso il finestrino posteriore del taxi. Camminava lungo la via pubblico,
alla fine, abbia prevalso sullo scrittore.
in direzione della sua Nash e
Alberto Moravia
presto il suo cappotto di tweed piuttosto appariscente si mescolò alle
figure dei passanti.
Il taxi si allontanò, passò per una via piena di bar, poi davanti a un teatro
davanti al quale si pigiava la folla. Sebbene lo spettacolo fosse appena finito,
le luci erano già state spente e nella semioscurità era squallidamente ovvio
che i fiori di ciliegio che decoravano la facciata del teatro erano solo pezzi di
carta.
Anche se quel bambino fosse cresciuto ignorando le condizioni in cui era
venuto al mondo, non avrebbe mai potuto diventare un cittadino rispettabile,
riflett‚ Toshiko seguendo sempre lo stesso filo di pensieri.
Quei panni fatti con i giornali macchiati sarebbero stati il simbolo di tutta
la sua vita. Ma perché‚ mi preoccupo tanto per lui? perché‚ non so quale sarà
il futuro di mio figlio? Fra vent’anni, diciamo, quando nostro figlio sarà
diventato un bel giovanotto beneducato, un giorno per uno scherzo del
destino incontra l’altro ragazzo, che avrà anche lui vent’anni. E
diciamo che l’altro ragazzo, che é stato trattato con tanta ingiustizia,
prenda un coltello e lo colpisca selvaggiamente…
Era una sera di aprile, calda e nuvolosa, ma i pensieri del futuro facevano
sentire Toshiko fredda e miserabile. Rabbrividì.
No, quando verrà il momento prenderò il posto di mio figlio, pensò
improvvisamente. Fra vent’anni io ne avrò quarantatr‚. Andrò da quel
giovanotto e gli dirò tutto: dei giornali e di come io lo abbia avvolto in un
panno di flanella. Il taxi correva lungo il viale oscuro che passa tra il parco e
il fossato del Palazzo Imperiale. Toshiko notò i puntini di luce provenienti
dall’isolato formato di alti palazzi per uffici.
Fra vent’anni quel bambino disgraziato sarà in completa miseria. Avrà
una esistenza desolata, disperata, oppressa dalla povertà come un gatto
randagio. Che altro potrebbe diventare un bambino nato in modo simile?
Vagherà solo per le strade, maledicendo suo padre, e odiando sua madre.
Senza dubbio Toshiko traeva una certa soddisfazione da questi tristi
pensieri: con essi si tormentava senza interruzione. Il taxi si avvicinò a
Henzomon e superò l’Ambasciata
Britannica. Qui, in tutta la loro purezza, si allargavano i famosi vialetti di
ciliegi. Di impulso decise di andare da sola a vedere i fiori nella notte scura.
Era una decisione strana per una donna timida e aliena dalle avventure come
lei, ma si trovava in una strana condizione psicologica e 162
7
Morte di mezza estate
dottore della maternità avesse fatto a tempo ad arrivare. Ma il nostro
soggiorno sembrava un mattatoio!”
La mort… nous affecte plus
“Ne sono convinto!” disse un altro amico, e tutta la compagnia scoppiò a
profondément sous le règne
ridere.
pompeux de l’ètè
Toshiko era stupita nel sentire il marito che parlava di qudl’orribile
Baudelaire:Les Paradis Artificiels
avvenimento come se non si fosse trattato che di un incidente divertente
al quale per caso erano stati testimoni. Chiuse per un attimo gli occhi e
d’improvviso vide il bimbo appena nato davanti a lei: giaceva sul parquet,
con il corpicino avvolto in giornali macchiati di sangue.
Toshiko era sicura che il dottore avesse fatto questo per puro disprezzo.
Come per far meglio notare il disgusto che gli ispirava questa madre che
La spiaggia di A’, vicino alla estremità meridionale della penisola di Izu,
aveva fatto nascere un bastardo in condizioni tanto sordide, aveva detto per i
bagni non é ancora perduta. I fondali sono irregolari, é vero, e all’assistente
di avvolgere il bambino nei giornali vecchi e non nelle anche alla superficie il
mare é spesso agitato; ma l’acqua é limpida, la fasce. Questa insensibilità nel
trattare il neonato aveva offeso Toshiko.
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