L’amore che cerchi –   Irene Pistolato

SINTESI DEL LIBRO:

«Diciotto anni. Maggiorenne. Non ci credo ancora! Aspettavo con ansia
questo momento ed è un traguardo che va festeggiato in grande: proprio per
questo ho rotto le scatole a mio padre per mesi. Credo che alla fine mi abbia
detto di sì per sfinimento, però ho dovuto accettare ogni sua regola.
«Sicura che non ci saranno tanti ragazzi?» Mio padre sta ancora rompendo
e mancano solo due ore alla festa. Anche se arrivassero a flotte, non posso di
certo annullare gli inviti all’ultimo minuto.
«Sono sicurissima» rispondo sbuffando. «Papi, stai tranquillo.»
«Tranquillo, tranquillo, come posso stare tranquillo quando avrò in giro
per casa degli adolescenti con l’ormone impazzito? Non puoi dirmi di stare
calmo, sei la mia bambina» piagnucola mio padre senza alcun ritegno.
Non vuole rassegnarsi all’idea che oggi compio diciotto anni e che non ne
ho più dieci. Credo che non appena me ne andrò di casa per fare la mia vita,
andrà di matto.
«Ci saranno anche Max e Simone, terranno a bada loro eventuali
malintenzionati.» Provo a rassicurarlo, ma l’espressione sul suo viso sembra
piuttosto scettica.
Mia sorella potrebbe darmi una mano invece di limitarsi a ridacchiare
seduta a gambe incrociate sul mio letto. La sorellanza non è più quella di un
tempo.
«Loro? Non penso proprio. Saranno i primi ad allungare le mani» borbotta
mio padre a bassa voce per non farsi sentire.
Roteo gli occhi e lo spingo fuori dalla porta. «Vai a prepararti e goditi la
serata fuori con la mamma. Noi ce la caveremo benissimo qui.»
«È questo che mi preoccupa» bofonchia scoccandomi un bacio sulla testa.
Rebecca si sta spanciando dalle risate, ha persino le lacrime agli occhi.
Recupero il cuscino dalla sedia accanto alla porta e glielo lancio contro,
colpendola in pieno viso.
«Ehi, non vale così! Mi hai colpito con la cerniera, per poco non mi cavi
un occhio» si lamenta buttando in terra il cuscino e mettendomi il broncio.
«Sei sempre la solita esagerata!»
Mi fermo davanti allo specchio e sospiro: con i lunghi capelli raccolti in
una treccia sembro davvero una bambina. Tolgo l’elastico e li sistemo con le
mani, non mi piacciono, vorrei tanto tagliarli, ma a mio padre verrebbe un
infarto se lo facessi. Continua a ripetermi che sono la sua principessa e le
principesse devono per forza avere capelli lunghissimi. Un giorno o l’altro
farò un colpo di testa, ormai ho diciotto anni e posso prendere certe decisioni
da sola.
«Senti, ma…»
So già che cosa sta per chiedermi, e lei sa benissimo cosa le risponderò.
«No, non puoi venire. Sei ancora piccola e starai qui con lo zio Luca.»
«Non è vero che sono piccola, ho anche il ragazzo al contrario di te!»
Incrocia le braccia sul petto e mi fissa con gli occhi ridotti a due fessure.
La cosa triste è che ha ragione. Esce con un suo compagno di classe e io
sembro una suora di clausura. Di certo se nostro padre scoprisse che si vede
di nascosto con quel ragazzino, gli taglierebbe le gambe… e anche altro!
«Questo non cambia nulla. Non puoi unirti a noi, mettiti il cuore in pace.»
«Non è giusto, non è giusto, non è giusto!» ripete come un’ossessa.
«Comportamento da donna matura…» la prendo in giro curiosando
all’interno del mio beauty case. Per l’occasione ho comprato un rossetto
nuovo, con l’intenzione di sfoggiarlo proprio stasera. Mia madre mi ha
regalato anche un vestitino nero, piuttosto corto. Nessuna delle due l’ha detto
a mio padre, altrimenti mi avrebbe proibito la festa.
«Voglio venire anch’io» brontola Rebecca dandomi il tormento.
«Scordatelo» le dico con decisione. Sono stanca di sorbirmi la sua lagna,
mi chiudo nel bagno, almeno posso prepararmi in pace. Mi spazzolo i lunghi
capelli castani, ora leggermente ondulati per via della treccia. Mi trucco senza
fretta, ho ancora molto tempo per sistemare ogni dettaglio. Stasera voglio
essere bella per lui, magari si accorgerà finalmente di me. Sono due mesi che
muoio per quel ragazzo, ma sembro non esistere ai suoi occhi.
Osservo la mia immagine riflessa allo specchio, sono soddisfatta del
risultato, anche se non mi sento a mio agio con le labbra colorate di rosso.
Forse ho esagerato. Prendo un pezzo di carta, pronta a toglierlo, ma alla fine
desisto. Se voglio davvero fare colpo su di lui, ho bisogno di tutto l’aiuto
possibile. Non si accorgerà mai di me se rimarrò la solita anonima Eleonora.
Aspetto che i miei genitori escano prima di uscire dal bagno, mio padre non
deve vedermi vestita e truccata in questo modo, non si è ancora arreso
all’idea che sto diventando una donna.

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