Il principe vichingo – Heather Graham

SINTESI DEL LIBRO:
Era stato concepito durante una tempesta, in una notte di rabbia e di
passione. E nacque nel mezzo di un uragano, e sembrava che le
tempeste fossero destinate a governare la sua vita.
Il cielo fu squarciato dalla luce violenta di un lampo ed Erin, regina di
Dubhlain, ebbe uno spasimo e gridò. Il dolore, intenso e impietoso,
l’attanagliava. Si morse il labbro, certa che il parto sarebbe andato
bene, perché non voleva spaventare coloro che le erano accanto, né
il suo signore e sposo, il re. Il dolore aumentò ancora, poi
lentamente cominciò a placarsi, e lei trasse un profondo respiro.
Chiuse gli occhi e sorrise debolmente al ricordo di quella notte in cui,
ne era certa, il bambino era stato concepito. Si erano allontanati
troppo con i loro cavalli, ed erano stati sorpresi dal temporale molto
lontani dalle mura della città, in prossimità delle grotte. Lei era
furiosa con Olaf, ma non riusciva a ricordarsene il motivo ora. La
rabbia tuttavia non era mai stata un deterrente per loro, e non lo fu
neppure quella notte. Le parole di fuoco, gridate senza fiato, erano
servite soltanto ad alimentare l’ardore che infiammava la loro
passione.
Si ricordava ancora tutto alla perfezione. Lui le aveva gridato
qualcosa, poi era scoppiato a ridere e l’aveva stretta fra le braccia.
Lei gli aveva risposto urlando, ma poi il suo bacio selvaggio e
appassionato le aveva fatto dimenticare la discussione. Mentre la
tempesta si scatenava, egli l’aveva gettata a terra, sopra la costa
selvaggia che precipitava a strapiombo sotto di loro, e insieme,
mentre la tempesta infuriava, avevano creato la vita che ora si stava
muovendo dentro di lei. Una vita già amata, perché lei amava molto
il suo signore. Ricordava con estrema nitidezza l’espressione del
suo sposo scandinavo quella notte, i suoi occhi cobalto, sempre
teneri, in quel momento accesi dal desiderio. Oh sì, e ricordava con
forza e tenerezza le sue braccia possenti, i suoi baci ardenti, le sue
mani che la toccavano. Era stato come se la fiamma che ardeva nel
suo corpo fosse penetrata, simile a un lampo, sempre più in
profondità dentro di lei.
Lo amava così com’era. Entrambi si infiammavano rapidamente di
rabbia, ma ancor più velocemente di passione, e l’amore era sempre
tra di loro.
«Oh, mio Dio!» esclamò nuovamente, mentre un’altra fitta di dolore
l’assaliva, seguita dalla paura. Era stato così difficile dare alla luce
Leith, e ora pregava che questo secondo figlio nascesse con
maggiore facilità. Adesso però si sentiva nuovamente bruciare, il
dolore così forte come se dovesse spezzarla in due.
Sentì la carezza gentile della madre sulla tempia. «Perché, madre?»
sussurrò. «Perché deve essere così doloroso?»
Maeve le sorrise teneramente e cercò di non apparire
eccessivamente preoccupata. «Non è facile, tesoro, dare alla luce i
cuccioli del Lupo.»
Maeve alzò lo sguardo.
In piedi sulla porta c’era lui, il Lupo della Norvegia, il re di Dubhlain.
Egli guardò prima lei poi Erin, e quindi la sua figura imponente si
diresse verso il capezzale della moglie.
«Sono qui, principessa. Lotta per me, lotta per me ancora una volta.
Dammi il mio secondo figlio.»
Lei sorrise. Egli pensò alla sua fragile bellezza e alla forza che si
celava dietro di essa. I suoi occhi erano due smeraldi, e
possedevano la stessa forza sconfinata che era dentro di lei, quella
forza che aveva catturato il suo cuore. Quella forza sarebbe
appartenuta a tutti i loro figli. Era la passione che apparteneva agli
abitanti dell’Isola di Smeraldo, era la potenza dei predatori del mare
del Nord.
Lei gli strinse saldamente la mano, grata che fosse venuto. «Questa
volta sarà una figlia!» riuscì a dire ridendo.
Egli scosse gravemente il capo. «No, un figlio.»
«Un figlio?»
«Sì, perché così mi ha detto Mergwin.»
«Oh!» esclamò lei, ma con lui al proprio fianco non gridò più.
Intrecciò le dita tra le sue e trasse forza da lui. Fu assalita da un
nuovo spasimo di dolore, come un tizzone incandescente, poi
ansimò sollevata, perché sentì che il bimbo era sul punto di venire
alla luce. «Arriva!» esclamò.
Olaf le era stato vicino alla nascita del loro primo bambino, e sapeva
come stringerla saldamente, una volta e un’altra ancora. Poi lei
scoppiò a ridere e a piangere insieme, mentre egli la baciava,
perché aveva partorito e Maeve aveva subito accertato che si
trattava effettivamente di un altro maschio.
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