Il peso dell’odio – Pamela Clare

SINTESI DEL LIBRO:

Gabriel Rossiter si slacciò i pantaloni quanto bastava per liberare il pene,
poi fece piegare la donna sullo schienale del divano e le sollevò la gonna fino
ai fianchi. Le massaggiò dolcemente il sedere tondo e liscio e, incitato dai
suoi impazienti gemiti, indossò rapidamente il preservativo, la trattenne per i
fianchi e le fece allargare ancora di più le gambe. Poi la penetrò fino in
fondo, con un solo colpo deciso.
Oh, cavolo, sì.
Era bello, dannatamente bello. Gabe liberò la mente e iniziò a spingere,
consentendosi solo di sentire il piacere che pulsava nella sua erezione,
trattenendosi abbastanza a lungo da fare gemere di estasi la donna. Sentì che
era arrivato al limite e l’orgasmo lo attraversò come un fulmine. Per qualche
magico secondo, si dimenticò perfino di sé stesso.
Ma quell’oblio non durò molto. Non durava mai molto.
«Oddio, Gabe... sei il migliore.»
Si concesse un momento per riprendere fiato, mentre ancora i muscoli
interni della donna si contraevano e pulsavano intorno a lui.
L’odore muschiato del sesso gli invase le narici quando uscì lentamente da
lei. Si diresse al bagno per buttare il preservativo usato nel cestino. Si pulì
con un fazzoletto e aveva appena iniziato a lavarsi le mani quando sentì i
passi della donna. Sollevò lo sguardo e la trovò a bloccare la porta del bagno,
con nient’altro addosso che tacchi a spillo e un sorriso.
Samantha Price aveva il corpo più bello che i soldi potessero comprare.
Dalle tette ritoccate chirurgicamente, alla ceretta brasiliana e alle unghie dei
piedi laccate di rosso. La vide passarsi le dita fra i capelli rossi tinti con lo
sguardo fisso sul suo petto. «Perché non resti? Potremmo ripetere
l’esperienza... tutte le volte che vuoi. Ti permetterò anche di legarmi.»
Gabe pensò che dovesse prenderlo come un complimento. Dubitava che
Samantha, una delle avvocatesse penaliste più costose di Boulder, chiedesse a
molti uomini di dominarla. In un altro periodo della sua vita, sarebbe stato
più che disposto ad accontentarla, ma quella volta gli diede fastidio. «Non
funziona così, Samantha. Lo sai.»
Lei inclinò la testa, cercando di apparire seducente. «Le cose possono
cambiare. È da sei mesi che stiamo insieme.»
«Insieme?» Gabe chiuse il rubinetto e si asciugò le mani.
«Una sveltina di tanto in tanto non significa che stiamo ‘insieme’.»
Si tirò su la cerniera dei pantaloni, si allacciò il cinturone di servizio e la
spostò di lato per passare, sistemando la pistola di ordinanza mentre se ne
andava. Sapeva che sarebbe andata a finire così. Succedeva sempre la stessa
cosa: lo scambio reciproco di piacere fisico rovinato dal fatto che uno dei due
cominciava a nutrire false illusioni. Il sesso era solo una reazione chimica,
l’amore non era altro che un annebbiamento mentale causato dagli ormoni.
Perché la gente si ostinava a farlo diventare qualcosa di più?
Anche tu una volta credevi nell’amore, Rossiter.
Sì, e aveva imparato la lezione nel modo peggiore.
«Non deve per forza essere solo sesso. So che è stato quello che ho detto
all’inizio, ma...»
«Scordatelo, Samantha.» Gabe raccolse la maglietta dal pavimento, dove lei
l’aveva lasciata cadere, e se la infilò dalla testa. Poi indossò la camicia, se
l’abbottonò e se la mise dentro i pantaloni.
«Non funzionerebbe.»
«Perché ne sei così sicuro?» Lei prese la giacca della sua uniforme
invernale e sfiorò con il dito il distintivo appeso sul davanti prima di iniziare
a frugare nelle tasche con una fastidiosa ostentazione di curiosità femminile.
«Perché ne sono sicuro.»
Samantha tirò fuori qualcosa dalla tasca e la tenne sospesa davanti a sé.
«Cos’è questo?»
Era l’orecchino di turchese di Katherine James.
Si era dimenticato di darglielo prima che l’elicottero decollasse. La sua
intenzione era stata quella di trovare il suo indirizzo e spedirglielo per posta,
ma alla fine non lo aveva fatto.
Non riusciva a spiegarsi come fosse finito nella tasca della sua giacca, né
perché fosse ancora lì. Anche se, naturalmente, non pensava di dare a
Samantha nessun tipo di spiegazione.
«È della tua prossima scopata?»
Non si disturbò a rispondere a quella domanda indiscreta. «Non abbiamo
mai deciso di avere una relazione esclusiva, Samantha... Solo di fare sesso.»
Lei gli sbatté contro il petto la giacca, con l’orecchino ancora tra le dita.
«Sei uno stronzo, lo sai?»
«Ti è piaciuto quello che abbiamo appena fatto?» Allungò la mano verso di
lei affinché glielo restituisse.
«Sì.» Lei glielo lasciò cadere sul palmo. «Sai che è così.»
«Allora, cos’altro vuoi da me?» Infilò l’orecchino nella tasca posteriore.
«Di più. Solo di più.»
Cazzo! Stava per piangere?
«Mi dispiace, Sam, ma non ho nient’altro da offrirti.» Si girò e uscì dal
salotto, percorrendo poi il corridoio in direzione della porta d’ingresso.
«So cos’è successo alla tua fidanzata» gli disse lei seguendolo, con un tono
vagamente insinuatorio. «So cos’è successo davvero.»
Gabe rallentò il passo, esitante, ma non si voltò. Aprì la porta e uscì nella
sera, sapendo che non sarebbe mai più tornato lì.
Un vento freddo lo colpì in pieno viso, portandosi via l’odore del profumo
di Samantha e i residui di passione, che svanirono definitivamente quando
un’improvvisa ondata di rabbia lo invase. Respirò a fondo, riempiendo i
polmoni d’aria, mentre camminava lungo il marciapiede ghiacciato fino al
pickup di servizio. Tentò di togliersi dalla mente Samantha e le sue ultime
parole, ignorando un lieve rimorso di coscienza.
Perché diavolo doveva sentirsi in colpa? Samantha era adulta. Sapeva in
cosa si era messa quando avevano iniziato a vedersi. Era stato molto chiaro
quando le aveva detto che non era interessato ad avere una relazione, e lei gli
aveva detto che cercava solo del buon sesso. Doveva sentirsi in colpa solo
perché lei aveva cambiato idea?
Be’, ad ogni modo, non gli erano mai piaciute le tette rifatte.
Si mise al volante, sistemò l’attrezzatura del cinturone di servizio per
impedire che gli si conficcasse nella schiena e infilò la chiave
nell’accensione. L’orologio digitale del cruscotto segnava le 8:45; era ancora
in tempo per andare al rocciodromo prima che chiudesse. Si era appena
immesso sulla Baseline Road quando il suo cercapersone iniziò a suonare. Lo
tirò fuori dalla custodia e lesse il messaggio sullo schermo a led.
Fiamme a Mesa Butte. Agente di turno, per favore, accorra. La polizia
necessita di rinforzi.

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