Tutto è fatidico – Stephen King

SINTESI DEL LIBRO:
È così buio che per un po', non saprei dire quanto, credo di essere ancora
svenuto. Poi, piano piano, mi sovviene che le persone prive di sensi non
hanno sensazioni di movimento nel buio, accompagnate da un rumore fioco,
ritmico, che può essere solo il cigolio di una ruota. E avverto anche un
contatto, dalla cima della testa fino alla pianta dei piedi. Fiuto qualcosa che
può essere gomma o vinile. Questa non è incoscienza e c'è qualcosa di
troppo... troppo che cosa? Troppo razionale in queste sensazioni perché siano
un sogno.
Allora che cos'è?
Chi sono io?
E che cosa mi sta succedendo?
La ruota cigolante interrompe il suo stupido ritmo e io smetto di muovermi.
Sono avvolto da un crepitio che viene da quella cosa che puzza di gomma.
Una voce: «Quale hanno detto?»
Una pausa.
Seconda voce: «La quattro, mi pare. Sì sì, la quattro».
Ci muoviamo di nuovo, ma più lentamente. Ora sento un calcare ovattato
di piedi, probabilmente in scarpe con la suola morbida, forse da tennis. I
padroni delle voci sono i padroni delle scarpe. Si fermano di nuovo. C'è un
tonfo seguito da un sospiro. È, credo, il rumore dell'aprirsi di una porta
pneumatica.
Che cosa sta succedendo? grido, ma il mio grido è solo nella testa. Le mie
labbra non si muovono. Le sento e sento la lingua, posata sul fondo della
bocca come una talpa stordita, ma non le posso muovere.
La cosa su cui mi trovo riparte. Un letto mobile? Si. Una lettiga, in altre
parole. Ne ho già avuto esperienza, molto tempo fa, in quella merdosa piccola
avventura asiatica di Lyndon Johnson. Mi viene da pensare che sono in un
ospedale, che mi è accaduto qualcosa di brutto, come l'esplosione che per
poco non mi ha annientato ventitré anni fa, e che sto per essere operato. Ci
sono molte risposte in questa ipotesi, quasi tutte ragionevoli, ma non provo
dolore da nessuna parte. Tolto l'aspetto secondario della fifa blu che provo,
mi sento bene. E se questi sono inservienti che mi stanno trasportando in una
sala operatoria, perché non vedo? Perché non riesco a parlare?
Una terza voce: «Da questa parte, ragazzi».
Il mio letto mobile viene sospinto in una nuova direzione e l'interrogativo
che mi martella la testa è: In che razza di casino mi sono cacciato?
Non dipende forse da chi sei? mi chiedo, ma almeno questo scopro di
saperlo. Sono Howard Cottrell. Sono un agente di cambio noto ad alcuni dei
miei colleghi come Howard il Conquistatore.
Seconda voce (da poco sopra la mia testa): «Più carina che mai oggi,
dottoressa».
Quarta voce (femminile e fredda): «È sempre un piacere ottenere la tua
ratifica, Rusty. E adesso vorreste sbrigarvi un po'? La baby-sitter mi aspetta a
casa per le sette. Deve andare a cena dai suoi».
A casa alle sette, a casa alle sette. È ancora pomeriggio, forse, ma qui è
tutto nero, nero come la pece, nero come il peccato, nero come una notte
nera, e che cosa succede? Dov'ero? Che cosa facevo? Perché non ero ai miei
telefoni?
Perché è sabato, mormora una voce sotto sotto. Eri... eri...
Un rumore: POC! Un rumore che amo. Un rumore per cui vivo, più o
meno. Il rumore di... che cosa? La testa di un bastone da golf, naturalmente.
Che batte una palla dal tee. La guardo volare nel blu...
Mi afferrano, spalle e polpacci, e mi sollevano. Mi hanno colto alla
sprovvista, mi hanno spaventato, cerco di gridare. Non viene fuori niente... o
forse qualcosa sì, un pigolio, molto più tenue del cigolio prodotto dalla ruota
sotto di me. Forse nemmeno tanto. Probabilmente è solo la mia fantasia.
Vengo trasportato nell'aria in un involucro di tenebra. Ehi, non lasciatemi
cadere, sono debole di schiena! cerco di dire, e di nuovo non c'è nessun
movimento di labbra o denti; la mia lingua è sempre posata sul fondo della
bocca, forse la talpa non è solo stordita ma morta, e adesso ho un pensiero
terribile, che spinge la paura un po' più vicino al panico: e se questi mi
posano dalla parte sbagliata e la lingua mi scivola all'indietro a ostruirmi la
trachea? Non potrei più respirare! È questo che si intende quando si dice che
qualcuno si è inghiottito la lingua, no?
Seconda voce (Rusty): «Questo le piacerà, dottoressa, somiglia a Michael
Bolton».
Dottoressa: «E chi sarebbe?»
Terza voce, maschile, giovane, poco più che adolescente: «Un cantante
bianco da salotto che vorrebbe essere nero. Ma non credo che sia lui».
Si ride, si unisce anche la voce femminile (un po' titubante) e, mentre io
vengo depositato su qualcosa come una tavola imbottita, Rusty se ne esce in
un'altra spiritosata. Deve avere in repertorio un intero numero comico. Io mi
perdo tutto il divertimento in un fiotto improvviso di orrore. Non riuscirei più
a respirare se avessi la gola bloccata dalla lingua, questa è la considerazione
che ho appena fatto. Ma se già non stessi respirando più?
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