Fiori alla memoria – Loriano Macchiavelli

SINTESI DEL LIBRO:
Raimondi Cesare, ispettore capo,
alza gli occhi dal rapporto: gli
luccicano che è un piacere
guardarlo. Sarti Antonio, sergente, ci
ha lavorato tutto il resto della notte e
la mattina, ma è convinto che ne
valesse la pena. Domanda: - Allora?
- Bene, molto bene, sergente. Mi
compiaccio!
E' vero, come si dice… bel
lavoro!
Torna a leggere le ultime righe.
Dice:
- Procedi pure: va da questo
Giorgio Celli, detto "frusta" e
portamelo qui. Io, intanto, mi faccio
preparare i documenti che servono
per la sua incriminazione…
L'importante è che lo portiamo qui
dentro, è vero, come si dice: dopo
me lo lavoro io… Bene, molto bene,
sergente.
E' la seconda volta che gli dice
"molto bene". E intanto gli
luccicano gli occhi. Lo lascia lì a
piangere sul rapporto e scende.
L'auto 28 e Felice Cantoni, agente,
aspettano Sarti in strada ma, prima,
ci sta un caffè, anche se non è buono
come quello che si farebbe lui in
casa. Uno per Sarti Antonio, uno per
Felice Cantoni, uno per me e uno da
portare in ufficio a Raimondi
Cesare, ispettore capo.
E che sia ben caldo! Paga tutto
Sarti Antonio! Dopodiché saltiamo
dentro l'auto 28, e via a sirena
spiegata, verso Pieve del Pino.
Avete mai viaggiato su un'auto a
sirena spiegata? E' proprio bello:
tutti si fermano, si fanno da parte e
vi guardano passare. C'è da sentirsi
qualcuno! La gente, magari, vi vede
seduto dietro e pensa che siate una
persona importante. Invece…
Prima di arrivare al paese, Sarti
Antonio fa togliere la sirena e passa
davanti alla casa del dottore, sparato.
Si fa anche più corto, dentro l'auto
28 e si ferma solo quando è arrivato
nel cortile della casa di Giorgio Celli
"frusta". Ci va che è giorno, così,
almeno, potrà guardarlo in faccia,
questo mezzo scemo, assassino e
ladro! Gli è scappato questa notte,
ma oggi non gli scapperà! Nella
prima camera (nel primo vano, che
non si può chiamare camera) trova
solo una gran confusione: sedie
rovesciate, cassetti aperti, cose
sparse per terra. Nell'altra camera
(vano) è la stessa situazione, solo
che, proprio nel mezzo, in piedi a
guardarsi attorno, c'è Rosas. Sarti
Antonio, sergente, chiede:
- Sei diventato matto anche tu?
Cosa ti è saltato in testa?
- Sergente, sono arrivato da venti
secondi.
Non ha difficoltà a crederlo:
d'ora in poi Rosas potrà dire ciò che
vuole: per Sarti Antonio, sergente,
sarà vangelo! Ma fa il duro:
- Cosa sei venuto a fare?
Possibile che ti trovo sempre fra i
piedi? - Rosas si guarda attorno e
pensa ai fatti suoi. Per cui Sarti
Antonio lascia cadere il discorso,
tanto quello non lo ascolta neppure.
Comincia a guardarsi attorno
anche lui:
- Vorrei sapere cos'hanno
rubato… - Rosas scuote il capo:
- Non c'è niente da rubare in
questa casa. Lo sanno tutti in paese.
- Dov'è "frusta"?
- Non lo so: sono appena
arrivato -. Sarti razzola un po'
attorno e poi decide:
- Lo aspetto.
- Anch'io -. E chiede a Rosas: -
Perché ti sei portato via la fune, ieri
pomeriggio, dalla grotta?
- Perché era mia.
Ci avrebbe scommesso su questa
risposta. Cambia discorso e chiede
ancora:
- Lo sai che "frusta" è venuto
alla grotta, questa notte? - Gli
racconta la storia, tutta, anche se
Rosas si metterà a ridere. Ma non
succede.
Rosas è serio e dice:
- Lo hai rovinato!
-Chi?
- Hai rovinato "frusta"!
- Cosa ti salta in testa?
- Perché sei tanto tardo? Quello
non era "frusta"! Ed è come se
avessi detto al tipo di stanotte che
oggi saresti venuto ad arrestare
Giorgio Celli! E lui è arrivato prima
di te.
- Tu sei matto! Era "frusta". Era
grosso, alto: un bestione.
- Come te! Lo hai visto in
faccia? Ti ha fatto vedere i
documenti? Il mondo è pieno di
bestioni alti e grossi.
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