Capire il potere –  Noam Chomsky

SINTESI DEL LIBRO:

Basato principalmente sulle discussioni tenute a Rowe, Massachusetts, il 15
e il 16 aprile 1989) I risultati raggiunti dalla dissidenza interna
una donna: Noam, credo che la ragione per cui tutti noi siamo venuti qui a
discutere con lei sia che vogliamo sapere quello che pensa della situazione
mondiale, e cosa si debba fare per cambiarla. Secondo lei, la contestazione
attiva ha portato a molti cambiamenti negli Stati Uniti negli ultimi decenni?
Sicuramente ha portato grandi cambiamenti. Non credo che la struttura delle
istituzioni sia mutata, ma si possono osservare cambiamenti reali dal punto di
vista culturale e sotto molti altri aspetti.
Mettiamo a confronto, per esempio, due amministrazioni presidenziali degli
anni sessanta e degli anni ottanta, l'amministrazione Kennedy e
l'amministrazione Reagan. Ebbene, in un certo senso,
contrariamente a quello che dicono tutti, avevano molto in comune. Entrambe
salirono al potere lanciando false accuse contro quelle che le avevano
precedute, alle quali imputavano di essere state troppo deboli e di aver
permesso ai russi di superarci; nel caso di Kennedy si denunciò un "divario
missilistico" inesistente, e nel caso di Reagan si parlò di una fantomatica
"finestra di vulnerabilità".
Entrambe le amministrazioni furono contrassegnate da una vigorosa
escalation nella corsa al riarmo, che portò a una maggiore dose di violenza
nei rapporti internazionali e a un aumento degli
stanziamenti, con i soldi del contribuente, a favore delle grandi industrie
americane attraverso la spesa militare. Entrambe erano fin troppo
nazionalistiche, entrambe cercarono di diffondere la paura tra la popolazione
mediante una grande isteria militaristica accompagnata da un forte
entusiasmo sciovinista. Entrambe avviarono una politica estera estremamente
aggressiva in tutto il mondo: Kennedy accrebbe vistosamente il livello della
violenza in America Latina; in realtà, la piaga della repressione culminata
negli anni ottanta sotto Reagan era in gran parte il risultato delle iniziative di
Kennedy. 1
Naturalmente, l'amministrazione Kennedy era diversa da quella di Reagan in
quanto, almeno nei proclami, e in parte anche nella pratica, si curò di attuare
negli Stati Uniti una politica sociale riformistica, mentre l'amministrazione
Reagan si impegnò in senso opposto, per eliminare da noi i sistemi
previdenziali e assistenziali. Ma ciò rifletteva forse, più che altro, la diversa
situazione politica internazionale nei due periodi. Nei primi anni sessanta gli
Stati Uniti erano la massima potenza mondiale, e avevano agevolmente modo
di conciliare una politica di violenza nelle relazioni internazionali, con le
relative spese militari, e una di riforme sociali all'interno. Negli anni ottanta
invece la situazione internazionale non lo permetteva più: gli Stati Uniti non
erano più così potenti e ricchi rispetto ai loro rivali industriali; lo erano in
assoluto, ma non in termini relativi. Non si trattava solo di Reagan: nei ceti
dominanti era diffusa la convinzione che si dovesse smantellare lo stato
sociale per mantenere la redditività e la competitività del capitalismo
americano. Ma a prescindere da questa differenza, le due amministrazioni
erano molto simili.
D'altro canto, non era possibile che facessero le stesse cose. Così, per
esempio, Kennedy potè invadere Cuba e lanciare contro i cubani la maggiore
operazione terroristica mai vista fino ad allora, un'operazione proseguita per
anni e forse tuttora in corso.2 Kennedy poteva invadere il Vietnam del Sud,
cosa che in effetti fece; mandò gli aerei USA a bombardare e devastare con il
napalm il Vietnam del Sud e spedì le truppe americane a schiacciare il
movimento indipendentista dei contadini.3 E il
Vietnam si trova in una regione di interesse relativamente scarso per gli Stati
Uniti, all'altro capo del mondo. L'amministrazione Reagan cercò di fare cose
simili in zone assai più vicine, in America centrale, ma non vi riuscì. Non
appena gli Stati Uniti accennarono a intraprendere un'azione diretta in quella
zona nel 1981, durante i primi mesi dell'amministrazione Reagan, dovettero
fare marcia indietro e passare a operazioni segrete: vendite clandestine di
armi, finanziamenti sottobanco per il tramite di paesi satelliti, addestramento
di forze terroristiche come i contras in Nicaragua e così via.4
È una grossa differenza, una differenza vistosa. E credo che sia uno dei
risultati del dissenso e della contestazione attiva degli ultimi venticinque
anni. L'amministrazione Reagan fu costretta a costituire una sorta di potente
ministero della Propaganda, il cosiddetto segretariato della diplomazia
pubblica.
Non è stato il primo nella storia degli Stati Uniti, ma il secondo: il primo era
stato creato nel 1917, durante la presidenza Wilson. Ma quello di Reagan era
di dimensioni assai maggiori, e ha compiuto sforzi enormi per indottrinare la
popolazione. L'am
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ministrazione Kennedy non aveva bisogno di
ricorrere a mezzi del genere, in quanto poteva contare sull'approvazione e sul
sostegno popolare a qualsiasi forma di aggressione e di violenza cui avesse
deciso di ricorrere. Si tratta di un grande cambiamento, un cambiamento che
ha avuto i suoi effetti. Non furono mandati B-52 in America centrale negli
anni ottanta. Successero cose certamente gravi, centinaia di migliaia di
persone furono massacrate, ma se avessimo mandato i B-52 e l'82a divisione
paracadutisti sarebbe successo di molto peggio. E questa è stata una
conseguenza della forte crescita del dissenso interno e della contestazione
attiva registrata negli Stati Uniti negli ultimi venticinque anni.
L'amministrazione Reagan è stata costretta a ricorrere a tattiche clandestine,
rinunciando a un'aggressione diretta del tipo di cui potè servirsi Kennedy nel
Vietnam, in gran parte allo scopo di tener buona l'opinione pubblica del
nostro paese. Non appena Reagan lasciò intendere che avrebbe potuto far
ricorso a un intervento militare diretto in America centrale, nel paese si
manifestò una vigorosa reazione: fu inviato un gran numero di lettere a
giornali e autorità, furono organizzate dimostrazioni pubbliche, intervennero
gruppi religiosi. E il governo fu costretto a ripiegare immediatamente.
Inoltre gli stanziamenti militari di Reagan avrebbero dovuto stabilizzarsi
all'interno di limiti prefissati entro il 1985. Ciò non accadde e i limiti furono
superati, ma poi il bilancio si assestò all'incirca al livello che avrebbe
raggiunto se alla presidenza fosse rimasto Carter.6 E come mai avvenne
questo? In parte a causa dei problemi fiscali sorti dopo quattro anni di spese
catastrofiche da parte
dell'amministrazione, ma in parte anche grazie al forte dissenso popolare.
E quel dissenso è diventato qualcosa che non è più possibile reprimere. Il
fatto che non abbia un centro direttivo, che non abbia una fonte specifica né
una struttura organizzativa costituisce la sua debolezza, ma anche la sua
forza. La debolezza consiste nel fatto che le persone hanno la
sensazione di essere sole, in quanto non si vede nulla per le strade. Ed è
possibile conservare l'illusione che una vera contestazione non esista, perché
non c'è nulla di particolarmente visibile, grandi manifestazioni o cose del
genere. A volte ci sono anche quelle, ma per lo più no. E c'è poca
comunicazione fra gruppi e persone, per cui diverse organizzazioni possono
agire in parallelo senza rafforzarsi a vicenda e senza costituire una base
comune. Queste sono tutte debolezze. Ma d'altra parte, ed è il punto di forza,
è difficilissimo schiacciare questo tipo di contestazione, perché non si può
colpire qualcuno o qualcosa: se si elimina un ramo, ne spunta subito un altro.
Per cui, guardando indietro, non credo che siamo diventati più passivi, più
remissivi, più indottrinati e così via. Anzi, semmai è vero il contrario. Ma in
un certo senso non è una questione di quantità: si tratta di cose diverse.
È possibile vederlo in moltissimi modi. L'opposizione della gente alla politica
dell'amministrazione Reagan non ha fatto altro che intensificarsi: era già forte
in partenza, ed è aumentata per tutti gli anni ottanta.7 Prendiamo in
considerazione i media: qualcosa è cambiato, vi è una maggiore apertura,
maggiore franchezza. Oggi è più facile, per i dissidenti, trovare accesso ai
mezzi di informazione di quanto non fosse vent'anni fa. Non è proprio facile:
diciamo che oggi siamo allo 0,2 percento anziché allo 0,1. Ma è già qualcosa.
E in realtà oggi all'interno delle istituzioni ci sono addirittura persone uscite
dalla cultura e dalle esperienze degli anni sessanta, persone che si sono fatte
strada nei media, nelle università, nelle case editrici e in una certa misura
perfino nel sistema politico. Anche questo ha avuto il suo effetto.

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