La scelta – Nicholas Sparks

SINTESI DEL LIBRO:
«Spiegami ancora una volta perché ho accettato di aiutarti.» Paonazzo e
ansimante, Matt spingeva la vasca idromassaggio riscaldabile verso il buco
quadrato che era stato aperto da poco nell’angolo più lontano della terrazza. I
piedi gli scivolavano perdendo la presa e il sudore colava copioso dalla
fronte, facendogli bruciare gli occhi. C’era caldo, davvero molto caldo per
l’inizio di maggio. E di sicuro dannatamente troppo per una sfacchinata
simile. Persino Moby, il cane di Travis, se ne stava accucciato all’ombra con
la lingua penzoloni.
Travis Parker, che spingeva il pesante scatolone accanto a lui, scosse la testa.
«Perché credevi che fosse divertente», rispose. Diede un’altra spinta; la vasca
doveva pesare tra i centocinquanta e i duecento chili - si mosse ancora di un
centimetro. Di quel passo sarebbe stata al suo posto... diciamo entro una
settimana.
«È ridicolo», protestò Matt e fece pressione con tutto il suo peso sullo
scatolone, pensando che quello che ci voleva erano un paio di muli. La
schiena gli doleva da morire. Per un attimo si immaginò le orecchie che gli
scoppiavano nello sforzo, catapultate in direzioni opposte come i petardi che
lui e Travis lanciavano da bambini.
«Lo hai già detto.»
«E non è divertente», brontolò Matt.
«Hai già detto anche questo.»
«E non sarà facile da installare.»
«Ma certo», obiettò Travis. Si raddrizzò e indicò lo scatolone. «Vedi? Sta
scritto qui: FACILE DA INSTALLARE.» Dalla sua cuccia sotto l’albero,
Moby - un boxer purosangue - abbaiò come se fosse d’accordo e Travis
sorrise con aria compiaciuta.
Matt si accigliò mentre cercava di riprendere fiato. Odiava quell’espressione.
Oddio, non sempre. In genere apprezzava l’entusiasmo sfrenato dell’amico,
ma di sicuro non quel giorno.
Prese la bandana dalla tasca posteriore dei jeans. Era fradicia di sudore e gli
aveva inzuppato il cavallo dei pantaloni. Se la passò sulla faccia, poi la
strizzò velocemente.
Gocce di sudore caddero sulla sua scarpa come da un rubinetto che perde. Le
guardò quasi ipnotizzato, prima di sentirle penetrare nella stoffa leggera e di
avvertire una sgradevole sensazione di viscido tra le dita del piede. Ci
mancava solo quello, adesso!
«Se non ricordo male, sostenevi che sarebbero venuti anche Joe e Laird a
darci una mano con il tuo ‘piccolo progetto’ e che Megan e Allison avrebbero
cucinato la carne alla griglia e che ci saremmo bevuti qualche birra e... ah già ,
installare questo affare avrebbe richiesto al massimo un paio d’ore.»
«Stanno per arrivare», replicò Travis.
«Lo hai già detto quattro ore fa.»
«Evidentemente sono un po’ in ritardo.»
«E se non li avessi invitati proprio?»
«Ma certo che li ho invitati. E porteranno anche i bambini. Te lo assicuro.»
«Quando?»
«Presto.»
«Uh-hu», fece Matt. Si infilò di nuovo in tasca la bandana. «A proposito, nel
caso in cui non arrivino presto, come diavolo pensi che noi due da soli
riusciremo a calare questo coso al suo posto?»
Travis liquidò il problema con un cenno della mano e si voltò verso lo
scatolone.
«Vedremo quando sarà il momento. Pensa a come siamo andati bene finora.
Siamo quasi a metà strada.»
Matt sbuffò. Era sabato... sabato! Il suo giorno di svago e riposo, la sua
occasione per sfuggire alla routine, la meritata pausa dopo cinque giorni in
banca, il genere di giornata che gli serviva. Si occupava di finanziamenti,
perdio! Il suo compito era muovere documenti, non vasche idromassaggio! In
quel momento poteva essere a casa a guardarsi la partita dei Braves contro i
Dodgers! Sul campo da golf! Oppure in spiaggia! Avrebbe potuto restare a
letto fino a tardi con Liz prima di andare dai genitori di lei, come facevano
praticamente tutti i sabati, invece di svegliarsi all’alba e sfacchinare in quel
modo per otto ore filate sotto l’implacabile sole del Sud...
Si bloccò. Ma chi voleva prendere in giro? Se non fosse stato lì, di sicuro
avrebbe trascorso l’intera giornata con i suoceri, il che, parlando
sinceramente, era il motivo principale che l’aveva spinto ad accettare la
proposta di Travis. Ma non era quello il punto. Il punto era che non aveva
nessun bisogno di fare tanta fatica.
«Non ho bisogno di fare tutta questa fatica», disse. «Proprio no.»
Travis non sembrava averlo sentito. Le mani poggiate sullo scatolone, si era
rimesso in posizione. «Pronto?»
Matt si chinò, pieno d’amarezza. Le gambe gli tremavano. Sul serio! GiÃ
sapeva che il mattino dopo avrebbe avuto dei terribili dolori muscolari. A
differenza del suo amico, non andava in palestra quattro volte la settimana o a
giocare a squash, né a correre o a fare immersioni ad Aruba o surf a Bali, né a
sciare a Vail... o chissà cos’altro quello faceva. «Non è divertente, lo sai?»
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