Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni – Jared Diamond

SINTESI DEL LIBRO:
1. Dall'Eden a Cajamarca
I. Sulla linea di partenza
Che cosa è accaduto prima dell' 11000 a. C.?
Per iniziare l'esame comparato della storia dei continenti conviene partire
all'incirca dall'11000 a. C.[In tutto il libro, le date che si riferiscono agli
ultimi 15 000 anni saranno fornite seguendo la cosiddetta «datazione con il
radiocarbonio calibrata»; la dif erenza tra questo metodo e quello più
tradizionale, non calibrato, sarà spiegata nel capitolo v. Si ritiene che le date
calibrate siano più attendibili. Il lettore che abbia già qualche conoscenza
sull'argomento, e che è abituato a trovare su altri testi date non calibrate,
deve tenere presente questa dif erenza: le mie datazioni - che a lui
potrebbero sembrare errate - sono più vecchie di circa 2000 anni. Ad
esempio, la fioritura della cultura nordamericana di Clovis, in genere
stabilita attorno al 9000 a. C., viene qui data attorno all'11 000 a. C.,
secondo la datazione calibrata]
Attorno a questa data appaiono in varie parti del mondo i primi villaggi, si
hanno i primi insediamenti umani certi in Nordamerica, finisce, con l'ultima
glaciazione, il Pleistocene e inizia l'era geologica più moderna, chiamata
Olocene o Postglaciale; e almeno in una zona del mondo inizierà da 11 a
poche centinaia di anni la domesticazione di animali e piante. Forse gli
abitanti di qualche area del globo si trovano già allora in una situazione di
vantaggio rispetto agli altri?
Se così fosse, questa partenza anticipata, i cui effetti si sono amplificati nei
successivi 13 000 anni, sarebbe una buona risposta alla domanda di Yali. In
questo capitolo offrirò quindi una rapidissima panoramica della storia
dell'umanità dalle origini all'11 000 a. C. Parlerò di milioni di anni in una
quindicina di pagine, e dovrò ovviamente saltare i dettagli, concentrandomi
su quelle che mi sembrano le tendenze di lungo periodo più importanti.
I nostri parenti più prossimi, tra le specie viventi, sono tre grosse scimmie
antropomorfe: il gorilla, lo scimpanzé comune e lo scimpanzé pigmeo o
bonobo. Tutte e tre si trovano solo in Africa, il che, insieme con una messe di
reperti fossili, ci mostra che il continente nero fu il luogo dove l'umanità
mosse i primi passi. La storia dell'uomo come specie separata iniziò proprio
lì, circa sette milioni di anni fa (le stime oscillano tra i cinque e i nove
milioni). In quel tempo, un gruppo di scimmie antropomorfe africane si
suddivise in vari sottogruppi, uno dei quali diede origine per evoluzione
naturale ai moderni gorilla, un altro agli scimpanzé e un altro ancora
all'uomo; per la precisione, sembra che i gorilla si separarono dal tronco
comune un po' prima degli altri.
I reperti fossili mostrano che nella nostra linea evolutiva si giunse alla
posizione eretta prima di quattro milioni di anni fa; dopo un altro milione e
mezzo di anni si ebbe un aumento della massa corporea e delle dimensioni
del cervello. Queste specie protoumane sono note, nell'ordine in cui
apparvero, come Australopithecus africanus, Homo habilis e Homo erectus.
Quest'ultimo, documentato attorno a 1,7 milioni di anni fa, era grande quasi
quanto un uomo moderno, ma il suo cervello era meno della metà del nostro.
Circa due milioni e mezzo di anni fa comparvero anche i primi attrezzi, assai
rozzi, fatti con semplici pietre scheggiate. Dal punto di vista zoologico,
Homo erectus era più di una scimmia ma certo meno di un uomo.
Per i primi cinque o sei milioni di anni della sua storia, l'uomo rimase
confinato in Africa. Il primo a uscirne fu Homo erectus, come dimostrano i
reperti fossili trovati in Indonesia, attribuiti al cosiddetto «uomo di Giava»
(vedi fig. 1.1). Il primo uomo di Giava (che potrebbe essere benissimo una
donna) viene datato in genere attorno al milione di anni fa, anche se di
recente c'è chi ha sostenuto che la datazione andrebbe corretta in 1,8 milioni
di anni fa (per amor di precisione, Homo erectus si riferisce ai fossili del
Sudest asiatico, mentre a quelli africani viene a volte dato un nome diverso).
Alla luce delle conoscenze attuali, l'Europa era abitata senza dubbio 500 000
anni fa, e forse ancora prima. E' ragionevole pensare che la colonizzazione
dell'Asia permise quella dell'Europa, essendo i due continenti una sola massa
non separata da barriere insormontabili.
Ci imbattiamo qui, per inciso, in un problema che ricorrerà in tutto il libro.
Quando uno studioso annuncia di aver scoperto «il primo X» -sia esso il
primo fossile umano in Europa, la prima prova della domesticazione del mais
in Messico, o qualsiasi altra cosa - subito i suoi colleghi cercano di
contraddirlo mettendosi a caccia di un reperto ancora più antico. In realtà
deve esserci un «primo X» unico e autentico, che rende falsi tutti gli altri; ma
in pratica, come vedremo, ci vogliono decenni prima che gli archeologi
raggiungano un accordo su questo punto, in mezzo a dispute continue,
annunci di scoperte nuove e confutazioni di altre.
Tornando a noi, i fossili mostrano che mezzo milione di anni fa Homo
erectus si era evoluto e presentava un cranio più grande e più arrotondato: i
crani risalenti a quel periodo trovati in Africa e in Europa sono abbastanza
moderni da essere classificati come appartenenti già alla nostra specie, Homo
sapiens. La distinzione è naturalmente arbitraria, visto che l'evoluzione di una
specie nell'altra fu continua. I primi Homo sapiens erano comunque diversi
da noi in qualche particolare dello scheletro, avevano un cervello più piccolo,
ed erano assai arretrati nel comportamento e nell'uso di attrezzi. I moderni
«uomini della pietra», come i bisnonni di Yali, si sarebbero fatti beffe dei
rozzi attrezzi litici dei primi Homo sapiens. Un'aggiunta significativa dei
nostri antenati alla cultura della specie fu invece il fuoco, cosa documentata
con certezza in quel periodo.
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