Come un angelo – Mary Balogh

SINTESI DEL LIBRO:
Trovarmi un uomo, ecco quello che ho intenzione di fare.
Chi stava parlando era lady Cassandra Belmont, la vedova di lord
Paget. Era in piedi, davanti alla finestra del salotto della casa di
Portman Street, a Londra, che aveva affittato ammobiliata anche se
l’arredamento, come le tende e i tappeti, aveva visto giorni migliori già
almeno dieci anni prima. Era un’abitazione che, per quanto modesta,
conservava però una parvenza di decoro, pienamente adatta alle sue
condizioni finanziarie.
— Da… sposare? — domandò sconcertata Alice Haytor, la sua dama
di compagnia.
Cassandra stava osservando con occhi che non avevano più
illusioni e labbra incurvate in una smorfia di disprezzo una donna che
camminava giù in strada tenendo un bambinetto per mano, il quale
evidentemente lasciava capire che non voleva sentirsela stringere
troppo né aveva voglia di farsi trascinare avanti a quel trotto. Ogni
cosa, nell’espressione e nel modo di comportarsi della donna,
denunciava la stizza e l’impazienza. Era la mamma o la bambinaia? A
ogni modo, non aveva importanza. La smania di ribellarsi e il
malcontento del bambino non riguardavano Cassandra, che aveva già
abbastanza problemi per conto proprio.
— Assolutamente no — rispose. — A parte il fatto che dovrei trovare
uno stupido.
— Uno stupido?
Cassandra sorrise, ma senza allegria, e non si voltò verso Alice.
Adesso, scomparsi la donna e il bambino, ecco un signore che
marciava di buon passo in direzione opposta, scrutando accigliato la
strada davanti ai suoi piedi, e che probabilmente era in ritardo per un
appuntamento perché si comportava come se la sua vita dipendesse
dall’arrivarci in tempo.
— Solamente uno stupido mi sposerebbe. No, ti assicuro che non è
per il matrimonio che ho bisogno di un uomo, Alice.
— Oh, Cassie! — esclamò la sua compagna, visibilmente turbata. —
Sono sicura che non intenderai… — Non completò il suo pensiero, e
neanche ce n era bisogno. Cassandra poteva intendere, soltanto una
cosa.
— E invece sì — rispose lei, voltandosi e scrutandola con occhi
divertiti, un po’ beffardi e senza un’ombra di dubbio. Alice aveva le
mani strette sui braccioli della poltrona dove sedeva e stava un po’
protesa in avanti come se volesse alzarsi in piedi, anche se rimase
immobile. — Sei scandalizzata?
— Quando abbiamo deciso di venire a Londra, il tuo scopo era
quello di cercarti un lavoro, Cassie. Anzi, dovevamo cercarlo tutt’e due.
E anche Mary.
— Però non era un piano realistico, vero? — replicò Cassandra,
scoppiando in una risata tutt’altro che divertita. — Nessuno vuole
assumere una domestica che accetta anche di fare da cuoca, che ha
una bambina piccola ma non è mai stata sposata. E una lettera di
raccomandazione da parte mia non sarebbe di nessuna utilità per la
povera Mary, ti pare? E poi… perdonami, ma non sono molte le
persone disposte ad assumere una governante più che quarantenne
quando ci sono disponibili donne giovani in abbondanza. Mi spiace
essere brutale, ed è vero che tu sei stata una governante eccellente per
me, quand’ero bambina, e da quando sono diventata adulta
un’eccellente dama di compagnia e un’amica. Ma lo sai che la tua età è
contro di te. Per quello che mi riguarda, a meno di nascondere in
qualche modo la mia identità, cosa impensabile quando venisse il
momento di presentare le mie referenze, sono già destinata a fallire sul
mercato del lavoro, e non solamente su quello. Chi vuoi che sia
disposto ad assumere per qualsiasi tipo di impiego un assassina, e per
di più un’assassina che ha ucciso a colpi d’accetta?
— Cassie! — esclamò la sua antica governante coprendosi la faccia
con le mani. — Non devi descriverti in un modo simile. Neanche per
scherzo.
Cassandra, che non stava affatto scherzando, scoppiò a ridere
ugualmente. — La gente ha sempre la tendenza a esagerare, vero? —
disse. — E perfino a inventare, o sbaglio? È quello che metà del bel
mondo, delle persone che conosciamo, crede di me, perché è
divertente credere a qualcosa di tanto insensato. Quasi quasi vien
voglia di pensare che la gente si metterà a scappare strillando. Quello
che intendo trovare dovrà essere un uomo intrepido.
— Oh, Cassie… — Alice mormorò con gli occhi pieni di lacrime. —
Vorrei che tu non…
— Ho cercato di fare un colpo al tavolo verde — riprese Cassandra
cominciando a contare sulla punta delle dita. — E sarei venuta via
ancora più povera di quanto sono già se non avessi avuto un
modestissimo colpo di fortuna con l’ultima mano. Ho raccattato le mie
vincite e sono scappata via perché avevo scoperto che manco
completamente dell’autocontrollo che occorre a un giocatore
d’azzardo, e non parliamo dell’abilità. A parte il fatto che stavo
cominciando a soffrire un caldo terribile sotto il mio velo vedovile e
parecchie persone stavano già cercando, quasi con sfacciataggine, di
indovinare chi ero.
Provò a continuare l’elenco sulla punta di un secondo dito, ma non
c’era più niente da aggiungere. Non aveva tentato nient’altro
semplicemente perché non c’era nient’altro da tentare. All’infuori di
una cosa.
— Se non sarò in grado di pagare l’affitto la settimana prossima, ci
ritroveremo tutti in strada, e non lo sopporterei. Non posso neanche
pensarci.
Rise ancora.
— Forse — disse Alice — dovresti fare appello un’altra volta a tuo
fratello. Lui certamente…
— Sono già ricorsa a Wesley — disse Cassandra, e adesso la sua
voce si era fatta di nuovo dura. — Gli ho chiesto se poteva ospitarmi
per un po’ fino a quando non avessi trovato il modo di essere
indipendente. E quale è stata la sua risposta? Gli dispiaceva molto.
Eccome se avrebbe voluto aiutarmi! Ma stava per partire per un lungo
giro della Scozia a piedi, con un gruppo dei suoi amici per i quali
sarebbe stato un grosso inconveniente vedersi piantati in asso
all’ultimo momento. E mi sai dire, Alice, dove esattamente in Scozia
potrei mandargli questo nuovo appello? E stavolta dovrei supplicarlo
ancora più umilmente? Per te, Mary e Belinda, oltre che per me stessa?
Oh, sì, e anche per te, Roger. Credevi che ti avrei dimenticato?
Un grosso cane dal pelo lungo e ispido, di razza indefinibile, si era
alzato dal suo posto davanti al camino, avvicinandosi zoppicando
perché lei gli grattasse l’unico orecchio che aveva. E zoppicava perché
gli mancava anche una parte di una zampa, dalla giuntura del
ginocchio in giù. Alzò l’unico occhio buono che aveva, ansando
festosamente. Cassandra gli scompigliò con le mani il pelo che
sembrava sempre arruffato, anche se veniva pulito e spazzolato ogni
giorno.
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