Uomini dalla parte delle donne – Otto casi studio tra Ottocento e primo Novecento – Lidia Pupilli

SINTESI DEL LIBRO:
Salvatore Morelli nasce a Carovigno, distretto di Brindisi, da
Casimiro, di professione “civile” e da Aurora Brandi, primo di 11
fratelli, in una famiglia il cui tasso di prolificità all’epoca s’inseriva
nella norma. Nel 1840 si trasferisce a Napoli dove si iscrive alla
facoltà di Giurisprudenza e frequenta salotti letterari e patriottici.
Conseguiti i diplomi accademici inizia l’attività pubblicistica. Dopo
il 1848 viene condannato a otto anni di relegazione nell’isola di
Ponza, dove entra in contatto con reduci lombardi e altri imputati
politici. Nel 1851, accusato di cospirazione e propaganda unitaria,
viene trasferito nel Castello di Ischia, legato alla catena, in
condizioni molto dure di prigionia. Nel 1851 il carcere fu visitato
da lord Waitil e da lui ottenne le informazioni che servirono poi
come base per la celebre denuncia di lord Gladstone sulle carceri
del Regno. Fra le punizioni più dure, essere tenuto al “puntale”,
per cinque giorni, cioè costretto a cibarsi con le mani legate
dietro la schiena. Negli anni successivi passa da un carcere
all’altro, Ventotene, Lecce, Maglie, in domicilio coatto; nel 1860, il
re, di fronte all’avanzata garibaldina, decide di ripristinare la
costituzione del 1848. A quella data, Salvatore Morelli aveva
maturato nove processi politici e dodici anni in trenta prigioni
diverse. Nel 1861 pubblica La donna e la scienza, considerate
come mezzi atti a risolvere il problema dell’avvenire; la tesi
sostenuta si può riassumere in tre punti: la società migliora solo
rigenerando la famiglia, il mezzo unico è la scienza, intesa come
conoscenza delle nozioni elementari, l’organo di trasmissione è la
donna. Nel 1863 viene eletto al Consiglio comunale di Napoli e
inizia la pubblicazione del giornale «Il Pensiero». Nel 1864 viene
iniziato nella loggia massonica I figli dell’Etna di Napoli, e sarà
l’anno successivo anche nella loggia partenopea La Massoneria
popolare, ovvero la Vita Nuova. Nel 1867 il comitato elettorale
della Sinistra indica il nome di Morelli per le elezioni politiche nel
collegio di Sessa Aurunca e, dopo un durissimo scontro con il
candidato della Destra, vince. Il 18 giugno stesso presenta alla
Camera tre disegni di legge: Per la riforma della pubblica
istruzione, per la reintegrazione giuridica della donna, per
circoscrivere il culto cattolico nella chiesa e sostituire ai
campisanti il sistema della cremazione7. In essi si ritrova in sintesi
tutto il programma politico che Morelli svilupperà nei tredici anni
della vita parlamentare. I tre disegni di legge non sono ammessi
alla lettura, è Morelli che provvede da solo a farli stampare e
distribuirli personalmente a illustri personalità della democrazia
europea. Interviene diverse volte in Parlamento sui sifilocomi
proponendo la cancellazione del capitolo relativo nel bilancio
dell’Interno, condannando la tolleranza e la doppia morale dello
Stato, che condanna la prostituzione, ma ne ricava un gettito.
Propone lo sviluppo delle ferrovie, la bonifica di terre paludose,
sostiene l’arbitrato internazionale e la sostituzione del ministero
della Guerra con quello di Difesa. Argomenta in particolar modo
per il miglioramento della condizione femminile l’abolizione della
patria potestà, pari diritti e doveri nel matrimonio, il
riconoscimento della prole nata fuori del matrimonio, il diritto
elettorale amministrativo e politico per uomini e donne. Nel 1877
vede approvato l’unico progetto di legge tra quelli proposti: la
possibilità per le donne di testimoniare negli atti pubblici,
sottovalutato per anni dalle stesse emancipazioniste; in realtà la
cessazione del divieto incide sul millenario pregiudizio relativo a
un genere femminile sprovvisto delle facoltà razionali, e portato
solo all’emotività, quindi inattendibile. La possibilità di
testimoniare, inoltre, apre una prima breccia nelle aule della
giustizia, e quindi introduce la possibilità per le donne di essere
ammesse alle professioni forensi. Nel 1919, con la legge sulla
reintegrazione giuridica della donna8, negli anni cinquanta del
Novecento con l’ammissione delle donne alle giurie popolari, nel
1963 con l’apertura alle carriere della Magistratura. Nel 1880,
quando muore, numerosissime personalità femminili gli tributano
onori; si costituiscono comitati femminili per le sue onoranze,
viene stilato un manifesto per la raccolta di fondi per un
monumento.
A Salvatore Morelli viene tributato quindi l’onore che merita non
solo perché difende le donne dai pregiudizi e dalle asimmetrie che
il costume e le leggi perpetuavano nei secoli, ma per aver
costruito con loro un rapporto sia in ambito nazionale che
internazionale. Salvatore Morelli, che non risulta essere un eroe
romantico dalla vita galante particolarmente intensa, è stato
infatti molto amato e apprezzato dalle sue sostenitrici, sia in vita
che dopo. Ai suoi denigratori non piaceva invece la scelta di
restare celibe e anche le sue seguaci erano denominate con
scherno “le morelliste”. Nella copertina del volume già citato,
Salvatore Morelli (1824-1880) emancipazionismo e democrazia
nell’Ottocento europeo, è raffigurato un corteo femminile, dai volti
mostruosi, capeggiato da Morelli con un cartello che reca la
scritta Ditta Morelli e Company, in cui in alto si legge Via della
Consolazione e in basso: «Tra l’altre piaghe l’Egitto ebbe la peste,
oggi l’Italia ha Morelli e queste», immagine tratta da «La lima»
del 18 settembre 1871; all’interno, la litografia di Antonio
Manganaro che ritrae Morelli mentre arringa un folto pubblico
femminile in abiti e atteggiamenti maschili, sempre tratto da «La
lima» dell’agosto 1871; infine una ricostruzione sarcastica della
redazione del giornale «Il Pensiero» in cui Morelli, in abiti
femminili, si fa portavoce di alcune richieste di donne che fumano
e bevono, comparso nel medesimo giornale del 1872. «Era molto
rispettato dalle emancipatrici perché se era duro per una donna
sfidare il dileggio e i soprusi conseguenti ad una militanza
profondamente eversiva, nemmeno per un uomo erano rose e esse
lo sapevano»9. Certamente deve aver lasciato un segno profondo
in donne come la suffragista di formazione repubblicana Irma
Melany Scodnik, che nel 1906 presiede a Napoli il locale Comitato
pro suffragio e che nel pieno della mobilitazione civile seguita allo
scoppio del conflitto esorta a non dimenticare il dovuto omaggio a
Morelli. Il 30 aprile del 1908, a conclusione del I Congresso
nazionale delle donne italiane svoltosi a Roma al Campidoglio,
Irma Melany Scodnik10 ricorda ai presenti la figura e il pensiero
di Morelli. «La signora Scodnik, a nome di un gruppo di signore,
domanda che da questo Congresso ove sono rappresentate le più
alte idealità femminili, vada il saluto riconoscente delle donne
italiane a Salvatore Morelli, di cui rievoca le indimenticabili
benemerenze verso la causa femminile e si facciano voti perché il
Municipio di Napoli provveda alla doverosa erezione del
monumento che le donne napoletane offrirono in ricordanza
dell’illustre patriota. Sebbene questo monumento, opera dello
scultore Mozzoni, sia da molto tempo compiuto, tuttavia per
indifferenza o per ostilità, è rimasto sempre negletto»11. Altri
Comitati femminili, capitanati dalla Mozzoni a Milano, da
Gualberta Alaide Beccari a Bologna, hanno raccolto fondi per il
monumento a lui dedicato. Salvatore Morelli è anche il costruttore
di una comunanza politica, culturale e di lavoro a livello europeo.
Ammira George Sand ed è legato da grande consonanza con le
emancipazioniste inglesi, francesi e americane. La lontananza
crea non poche difficoltà di rapporto, aggravate dalla proverbiale
povertà di Morelli, il quale viene condannato per aver passato una
notte in treno dovendo seguire i lavori parlamentari a Roma, in un
periodo storico in cui i deputati non godevano di uno stipendio e
neanche dell’immunità. Gl’ideali della massoneria lo uniscono a
Maria Déraismes, e Léon Richer, alla femminista e pacifista Marie
Goegg12, fondatrice della Lega per la pace e la libertà. Attraverso
la Lega per la pace, Morelli entra in contatto anche con Elise Le
Monnier e il suo gruppo, con cui condivide l’interesse per
l’istruzione femminile e un’impostazione decisamente laica. Elise
infatti ha fondato fin dal 1848 un’associazione per la formazione
professionale delle ragazze e in seguito apre a Parigi due scuole
frequentate da giovani delle classi medie e povere, che si attirano
gli attacchi della gerarchia ecclesiastica. Morelli apprezza anche
la tedesca Rosalie Schonwasser, sostenitrice del ruolo negativo
della religione per l’educazione femminile, soggetta alle influenze
di un clero oscurantista. Attraverso il giornale «Les États Unis»
Morelli entra in contatto con André Léo, futura comunarda, poi
moglie di Benoît Malon, che fa conoscere il deputato italiano agli
ambienti anarchici francesi. Morelli è anche un estimatore delle
donne americane. «L’accenno agli Stati Uniti non è casuale: egli
vedeva nella società americana un modello quasi mitico. Le donne
americane affermava durante una discussione parlamentare sono
più spicciative, più solerti nel far valere il proprio diritto, abili
nell’esercizio delle proprie professioni e negli uffici pubblici.
Quindi, concludeva, è quella nazione la più morale, la più libera, la
più prospera del mondo»13. La sua fama certamente varca
l’oceano; un suo biografo cita una frase dell’americana Laura
Courtis Boulard, che lo chiama primo cittadino fra i più nobili e
disinteressati campioni dei diritti delle donne. Pochi mesi prima
della morte il giornale «Bergamo Nuova» pubblica una lettera di
una commissione di donne americane indirizzata al più strenuo, al
più tenace, al più coerente, al più dotto sostenitore dei diritti della
donna. Nella stessa rivista Morelli risponde con l’augurio per la
candidatura a presidente degli Stati Uniti di Vittoria Voodhal,
presidente della Società per l’amore libero14. Con John Stuart Mill
e Harriet Taylor condivide l’impegno suffragista15. Nei suoi
discorsi parlamentari cita lo scrittore inglese, ma non la moglie,
dichiarando alla Camera del 1876 che il filosofo si era
sensibilizzato particolarmente alla questione femminile dopo la
lettura dei suoi scritti.
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