Ultime notizie dalla famiglia – Daniel Pennac

SINTESI DEL LIBRO:
Ehi!
Voi!
Se scorgete tre bambini magri - di cui uno con gli occhiali rosa -
che si trascinano per Boulevard de Belleville con la schiena inarcata,
le mani sui fianchi e i piedi in fuori, nell'atteggiamento
dolorosamente appagato della donna incinta, non mettetevi a
pensare che Belleville ingravidi i suoi giovani!
No!
Guardate piuttosto sul marciapiede di fronte.
È me che imitano, quegli stronzetti.
È me che prendono in giro.
Se li becco...
chiude il libro
racconta
è lui stesso
ciò che ha letto
È un dato di fatto, già dalle prime settimane della gravidanza di
Julie, Benjamin Malaussène, io, il capro espiatorio dal cranio di
ferro, era completamente fuori di sé.
Vagava, lontano dalla sua prima persona, con la pancia in fuori e i
piedi circonflessi.
Leila, Nourdine, il Piccolo e tutti i marmocchi di Belleville lo
imitavano.
Julius il Cane sembrava non capirlo più.
Julie rideva:
"Una crisi di empatia, Benjamin?".
Incinto!
Incinto, Malaussène!
il piccolo inquilino di Julie appare nel cielo
un embrione alle prime armi
alquanto approssimativo
Ehi! Oh! Mi ascolti?
Concentrati un po', santo dio!
Piantala di ronfare nella pancia di tua madre.
Dopo tutto, ti sto presentando la tribù che ti accoglierà!
Affinché‚ tu sappia con chi avrai a che fare, il giorno della tua
venuta.
Affinché‚ tu non debba poi rinfacciarmi di non averti avvertito.
Abbiamo già Verdun che tiene il muso dal mattino alla sera come se
l'avessimo imbrogliata sulla merce.
Restano appena otto mesi per descriverteli tutti...
Se credi che trentadue settimane bastino per delineare
personalità così
"contrastate" (come si dice in gergo da conferenze) ti sbagli di
grosso! Ho qualche decennio di vantaggio su di te ma credo di non
avere capito completamente neppure uno di loro.
Jérémy, per esempio...
Prendi tuo zio Jérémy, o il Piccolo, con i suoi occhiali rosa...
O tutti e due insieme...
Jérémy e il Piccolo
L'altra sera, prima di cena, tuo zio Jérémy arriva in camera
nostra. Bussa, cosa che non è da lui.
Aspetta che lo si inviti a entrare, cosa che è ancora meno da lui.
Entra e tace, il che è decisamente una novità.
Allora dico:
"Sì, Jérémi?”.
"Devo chiederti una cosa."
"Quindi supponi che io abbia la risposta."
"Ben, dimmi come si fa."
"Come si fa cosa?"
"Vaffanculo, sai benissimo cosa voglio dire."
"... "
"A fare i bambini, Ben. Dimmi come si fa a fare i bambini."
"... "
"... "
"D'accordo,Jérémy. Siediti."
Si siede.
Mi alzo.
"Jérémy"
A questo punto, il più subdolo di tutti i silenzi: l'imbarazzo
pedagogico.
Ho proceduto con cautela. Cominciando dall'inizio: gli ho parlato
dei gameti maschili e femminili, delle cellule aploidi e diploidi, Dna e
Léon Blum ("che fu il primo, Jérémy, a permetterci la procreazione
come atto consapevole e voluto"), ovulazione, flaccidezza, corpo
cavernoso, vestibolo, trombe di Falloppio e cono di attrazione...
Cominciavo francamente ad ammirarmi quando Jérémy è balzato
in piedi:
"Mi prendi per il culo?".
Negli occhi gli spuntavano lacrime di rabbia:
"Non ti ho chiesto di farmi un corso di educazione sessuale, porca
puttana, ti ho chiesto di dirmi come si fanno i bambini!".
La porta si é aperta ed é comparso il Piccolo:
"I bambini? Io lo so, è facilissimo!".
Ha preso un foglio, la penna di Julie e ha teso il risultato a
Jérémy:
"Ecco, è così che si fa".
Due secondi dopo, scendevano le scale a precipizio
sghignazzando come un angolo di ricreazione.
Lo schizzo buttato giù dal Piccolo non lasciava alcun dubbio: era
proprio così.
In ogni caso, è così che abbiamo fatto, tua madre e io.
Anche se...
Anche se con tua madre la cosa non è andata da sé...
È stata una bomba, figurati, a gettarci l'uno nelle braccia
dell'altra.
Una bomba! Una vera bomba!
Siccome ne siamo usciti vivi, lei si è messa a parlare a raffica.
Parlava! Parlava...
Figurati che si era appena fatta un giro del mondo dell'amore.
Per una buona causa, eh! Per un'inchiesta su un giornale...
Secondo lei, solo i rivoluzionari all'alba della rivoluzione
sapevano scopare come si deve, e i grandi primitivi: i moi, i maori, i
sataré...
"Gli uni e gli altri hanno l'eternità in testa, Benjamin, scopano
all'indicativo presente, come se dovesse durare per sempre. Hanno
muscoli lunghi, precisi, ben disegnati. Le spalle e i fianchi non ti si
sciolgono tra le dita. L'uccello ha una morbidezza setosa che non ho
mai trovato altrove e quando ti penetrano, si illuminano da dentro,
come dei Gall‚ 1900, stupendamente ramati."
È stata la bomba a ridurla in questo stato?
Abbiamo fatto i cinque piani di scale di corsa come se fossimo
inseguiti, ci siamo buttati sul mio letto come nel laghetto di un'oasi,
ci siamo strappati i vestiti come se fossero in fiamme, i suoi seni mi
sono esplosi in faccia, la sua bocca si è richiusa su di me, la mia ha
trovato il bacio palpitante del suo desiderio maori; le nostre mani
hanno corso in ogni direzione, hanno accarezzato, palpeggiato,
stretto, penetrato, le nostre gambe si sono avvinghiate, le nostre
cosce hanno imprigionato le nostre guance, i ventri e i bicipiti si sono
inturgiditi le molle del letto hanno risposto, e così gli echi della
stanza, e poi, d'un tratto, la splendida testa leonina di tua madre è
emersa al di sopra della mischia, aureolata dell'incredibile criniera, e
la sua voce, ora rauca, ha domandato
"Cos'hai?"
Ho risposto:
"Niente".
Non avevo niente
Assolutamente niente
Solo un misero mollusco rannicchiato tra le sue conchiglie.
Che non voleva tirare fuori la testa.
Per paura delle bombe, immagino.
...
Ma so di mentire a me stesso.
...
In realtà, la mia camera era piena di gente...
Zeppa da scoppiare...
Tutt'intorno al letto si ergevano spettatori sull'attenti...
E non spettatori qualsiasi!
Tutta una schiera di sandinisti, cubani, moi, sataré, nudi come
mamma li fece o in uniforme, cinti di balestre o di kalashnikov,
bronzei come statue, aureolati della polvere della gloria.
Ce l'avevano duro...
Loro!
E con le mani sui fianchi, ci offrivano un picchetto d'onore
spesso, teso, arcuato, che me lo ammosciava.
"Niente," ho ripetuto. "Non ho niente. Scusami."
lui lo trova divertente
"Ah! E lo trovi anche divertente?"
Si può ridere proprio perché non lo si trova affatto divertente.
Glielo spiego
È stato allora che tua madre ha detto:
"Quello che uccide l'amore, Benjamin, è la cultura amorosa. A
qualsiasi uomo verrebbe duro, se non sapesse che agli altri uomini
viene duro!
ha aggiunto:
"In amore, l'unica ricetta è occuparsi di sé. Voglio dire occuparsi
dell'uno e dell'altra, qui e ora, di te e di me".
Morale, ci siamo occupati così bene di noi che oggi dobbiamo
occuparci di te.
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