Le ombre bianche – Ennio Flaiano

SINTESI DEL LIBRO:
C’erano una volta due scrittori. Uno si era sdraiato sul
divano e guardava il soffitto, l’altro girava per la stanza
curiosando tra i libri degli scaffali, e tutti e due pensavano
sbadatamente a qualcosa che era il loro lavoro. Dietro lo
scrittoio, nell’atteggiamento di una cortigiana che si annoia
e dà al suo sguardo la malinconia di un pensiero in realtà
inesistente, c’era una donna bionda e piacevole, la
stenografa. Essa aspettava con pazienza bovina che le
dicessero di scrivere qualcosa, ogni tanto dava un’occhiata
all’orologio o si smaneggiava il seno, come un soldato si
accomoda le giberne, e si assicura che siano ben affibbiate.
Oppure sui margini del suo lungo taccuino scriveva il suo
nome o disegnava un profilo di donna. Passarono così due
giorni. Nel pomeriggio del terzo giorno, lo scrittore che
girava per la stanza curiosando tra i libri degli scaffali disse
improvvisamente: «Scriva, signora. Ai Tiranni piace molto
la frutta. Essi vivono in palazzi di marmo, indugiano nei
festini sino all’alba, spesso hanno pampini intrecciati sul
capo. I Condottieri invece mangiano il pollo con le mani,
vivono in una tenda, hanno un occhio coperto da una benda
nera. Le Ancelle recano vassoi colmi di frutta per il
Tiranno, i Paggi recano caraffe di vino di Cipro per il
Condottiero».
Lo scrittore guardò fuori della finestra, sorrise alla
stenografa e riprese a dettare: «I Tiranni fanno danzare le
loro cortigiane seminude, gettano i loro anelli alle favorite,
oppure soffrono momenti di cupo abbandono. Talvolta un
Indovino li rattrista coi suoi presagi: lo riducono in catene.
I Condottieri hanno un giovane Paggio che suona il liuto,
sono temibili per le loro furie improvvise, strappano di
dosso le vesti alla bella Prigioniera, talvolta le usano
violenza, talvolta vengono vinti dal di lei contegno altero e
sereno. In entrambi i casi si ubriacano e ridono».
«E ridono» ripeté la stenografa dopo un silenzio.
«I Cristiani sono alti e magri» continuò lo scrittore «e
vanno a fronte alta dal Tiranno, cantando. I Pagani sono di
pelle unta, insensibili d’animo e spesso crudeli. Tuttavia un
Pagano si converte alla nuova fede... Il Messaggero... il
Messaggero arriva al galoppo davanti al podio del Tiranno,
cade di sella, ha una lancia confitta nella schiena! I
Cristiani mangiano pane tondo e sono sereni, i Pagani
bevono vino denso in tazze di metallo variamente ornate.
Un Cristiano che si inginocchia viene trafitto da una
freccia... Il Tiranno preferisce l’uva. Ci sono due modi di
mangiare l’uva: spiluccandola, e in tal caso il Tiranno dirà
aforismi sulla vita e l’amore, oppure mordendone il
grappolo tenuto perpendicolare all’altezza della bocca, e in
tal caso il Tiranno sarà lungo disteso sul triclinio, o podio. Il
Condottiero stacca una coscia dal suo pollo e la getta al suo
alano. Se gli alani sono due staccherà anche l’altra coscia.
L’Usurpatore passeggia di notte sugli spalti».
Entrò una cameriera spingendo un carrello con il tè. La
stenografa lo servì. Ci fu un silenzio. «Che te ne sembra?»
chiese lo scrittore che passeggiava per la stanza all’altro
scrittore sdraiato sul divano. Questi, senza distrarre lo
sguardo dal soffitto, prese un biscotto e prima di
addentarlo rispose calmo: «La storia c’è, vai avanti».
«L’Eroe veste di bianco» continuò allegro lo scrittore «la
Cortigiana veste di rosso, il Tiranno di verde, il Condottiero
di nero. Madre e Bambino vengono trafitti insieme da una
sola freccia, Vecchio e Fanciullo vengono lapidati,
l’Usurpatore non ha barba ma baffi sottili e spioventi...».
«L’Usurpatore dice spesso proverbi oscuri» interruppe lo
scrittore che era sdraiato sul divano.
«Sì, certamente, proverbi oscuri con immagini prese dal
mondo degli animali, quali ad esempio: La gru non teme lo
zoccolo dell’asino» aggiunse lo scrittore che passeggiava
per la stanza. «Ma non dimentichiamo che il Tiranno dorme
volentieri, benché il suo sonno sia spesso turbato da sogni
premonitori, mentre il Condottiero sussulta nel sonno o,
preferibilmente, non dorme. È molto importante che i
Cristiani bevano acqua in un ruscello, ma il Messaggero
che scende da cavallo per bere in un ruscello viene trafitto
da una lancia!».
«Il Tiranno che beve si bagna la barba di vino» disse lo
scrittore sdraiato. «È importante».
«Sì, e si asciuga le labbra col dorso della mano» incalzò lo
scrittore che passeggiava. «Ma il Condottiero dà pugni sul
tavolo, mentre il Tiranno si batte le cosce. Al Tiranno piace
molto la frutta... ha scritto frutta, signora? Bene,
l’Usurpatore precipita in mare dagli scogli, il Paggio del
Condottiero muore suonando il liuto e per la prima volta il
Condottiero piange. Stabiliamo una volta per sempre che il
Paggio del Condottiero è un cinedo, un bardasso, un
mignon. Riveliamo al mondo che il Tiranno è una vecchia
zia, il Condottiero un maniaco sessuale. E infine... la
pattuglia a cavallo scopre le Cortigiane che fanno il bagno
nude nel fiume. Fine».
Lo scrittore bevve il suo tè, tornò modestamente a
curiosare tra i libri degli scaffali. La stenografa si passava
sulle labbra un dito bagnato di saliva.
«Sono convinto che al Mostro piacerà» disse infine,
sbadigliando, lo scrittore sdraiato sul divano.
«Sì, almeno è pieno di fatti» disse l’altro scrittore.
La situazione era a questo punto: che per stare ai fatti, il
tempo era preso dalle cronache, non c’era posto che per le
cose che accadevano realmente. Ogni invenzione annoiava.
Bisognava ripetersi o morire. I cimiteri erano già pieni di
spettatori che dopo aver visto il film avevano letto il
romanzo o che dopo aver letto il romanzo avevano visto la
commedia. Tutto il paese era diventato preda delle
cronache, sempre le stesse, la gente chiedeva fatti e non
parole. Nei loro libri, gli autori cominciarono a far
succedere un’infinità di fatti. I personaggi non pensavano,
agivano soltanto o guardavano il mare di stupidi oggetti e
di macchine in cui il benessere li aveva immersi. Spesso
davano significati profondi alle forme che questi oggetti
rappresentavano o, addirittura, non rappresentavano. I
personaggi parlavano poco, o se parlavano era per
constatare che i loro sentimenti cadevano e le loro ansie
aumentavano. Preferivano agire: chiudevano e aprivano le
porte, bevevano, scendevano dalle loro macchine,
dormivano e si svegliavano, facevano il bagno o la doccia,
mangiavano e andavano a spasso: e tutto il resto del loro
tempo lo impiegavano in fatti erotici. C’erano autori che si
occupavano soltanto di erotica eterosessuale, altri che si
dedicavano alle perversioni. Tutti avevano successo e tutti
concorrevano in buona armonia ai premi letterari. E queste
opere venivano portate sullo schermo. I muri della città si
riempivano di cartelli così concepiti:
«È indispensabile che le due Donne scoprano di amarsi. E
così i due Fratelli. È bene che la scoperta avvenga durante
un viaggio in un paese caldo e di dubbia moralità».
«È altrettanto indispensabile che il Marito scopra la
Moglie in flagrante adulterio e pertanto la desideri e
riconsideri il Matrimonio sotto questa nuova luce».
«È prudente che i problemi della rivoluzione e la crisi del
capitalismo siano trattati a letto da due o più persone di
provata fede».
«La nudità dei personaggi serve a chiarire la loro
tendenza alla purificazione in una società profondamente
corrotta».
«Il Protagonista nudo può avere soprassalti di coscienza,
ma il Protagonista vestito mette in imbarazzo lo
spettatore».
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