La Zona Extramondo – Riccardo Pietrani

SINTESI DEL LIBRO:
Prego, tocca a lei. Venga avanti.»
Lo studente si alzò in piedi e si diresse verso la piattaforma
rialzata in legno massello dell’aula.
«Professor Grimm» esordì impugnando il microfono. «Vorrei
sapere cosa ne pensa in merito alle teorie creazionistiche di Francis
Crick, il costruttore della prima molecola di DNA.»
Kayn Grimm distolse lo sguardo dal giovane e si rivolse
direttamente a tutta l’aula. Teneva una penna a sfera tra l’indice e il
medio e la faceva vibrare ritmicamente. Fissò per un istante i fogli
sparsi sulla scrivania, dopodichè sollevò la testa e si accinse a
rispondere.
«Penso che sia la dimostrazione vivente dei danni derivanti da un
eccesso di autostima. Oddio, vivente non proprio, dato che ci ha
lasciato qualche anno fa.»
La puntualizzazione infelice provocò un risolino di sottofondo
nell’auditorium.
«Certo, sarebbe facile da parte vostra obiettare che il Nobel l’ha
vinto lui… ciò non toglie che anche una mente eccelsa come la sua
non possa andare alla deriva.»
«Mi sembra di capire che lei boccia categoricamente le idee di
Crick sulla panspermia, quindi…» insistette lo studente.
Il professore si schiarì la voce. «Dobbiamo fare un distinguo.
L’idea che i semi della vita si siano sparsi per l’universo, arrivando
anche sul nostro pianeta, è una teoria affascinante che risale
all’antica Grecia. Ma, al momento, non esistono dati sufficienti a
elevarla oltre il rango della semplice speculazione. Trovo
inaccettabile, inoltre, la scia di conclusioni azzardate che sono state
formulate a seguito di tale ipotesi, raggruppabili sotto il nome di
disegno intelligente, secondo cui tutto il creato mostrerebbe di
possedere caratteristiche intrinseche che vanno al di là della pura
casualità. Il professor Crick ha sostenuto la tesi degli antichi
astronauti, visitatori alieni che avrebbero portato la vita sulla Terra. A
questo punto, tra chi parla di Dio e chi di alieni, non corre una grossa
differenza.»
«C’è chi dice che la risposta si possa trovare in quella parte di
DNA chiamato Spazzatura…» incalzò il ragazzo.
«Tirare a indovinare cosa possa o non possa esserci non fa parte
del metodo scientifico» tagliò corto Grimm. «Se è vero che solo l’uno
e mezzo percento del nostro corredo genetico viene utilizzato per la
trascrizione delle proteine, ciò non significa che nel restante si
nasconda chissà quale mistero.»
Nell’aula regnava un silenzio pressoché assoluto. L’eco della voce
del professore era disturbata solo dalla lieve pressione delle penne
sui fogli degli appunti. L’attenzione era tutta per lui, l’eminente Kayn
Grimm, ospite d’eccezione del terzo giorno del seminario
Creazionismo ed Evoluzionismo: antitetici o complementari?
Laureatosi in genetica e biologia molecolare a Yale col massimo
dei voti, si era guadagnato fin da subito una fama notevole coi suoi
studi sulla materia oscura del DNA, e per questo era stato chiamato
a collaborare al progetto Encode. Osteggiato un po’ per invidia, un
po’ per l’aria altezzosa con cui si poneva nei confronti di chi
reputasse poco degno d’attenzione, nel tempo aveva collezionato
parecchi nemici nell’ambiente accademico. Ed era sempre con
grande piacere che tornava nella sua facoltà per rinfacciare ai suoi
detrattori il successo meritatamente ottenuto, in barba ai tentativi di
screditarlo.
«Molto bene» disse il rettore della facoltà. «Il tempo a nostra
disposizione col professor Grimm è terminato. Penso di potermi
esprimere a nome di tutti se dico che è stato un onore e un piacere
averla con noi. Lei porta in alto il nome di Yale ed è un esempio per
tutti questi giovani che faranno il futuro del nostro paese. La
lasciamo ai suoi impegni, nella speranza che venga presto a
trovarci.»
Tutta l’aula si alzò in piedi in un coro unanime di applausi, e il
rettore coi suoi collaboratori si prodigarono in calorose strette di
mano con Grimm.
Mentre gli studenti abbandonavano l’aula in massa, Kayn
recuperò le sue carte e le mise in ordine nella ventiquattrore.
Osservando i banchi vuoti, ripensò per un attimo ai suoi trascorsi da
studente e alle sessioni interminabili di studio in completa solitudine,
lontano dai bagordi dei suoi compagni.
Bei tempi.
«Fantastica lezione, professore!»
Kayn si voltò. Vide, vicino allo stipite della porta, un uomo di
colore alto quasi due metri, la testa rasata e un paio di baffi scuri
appena accennati.
«Johnny! Johnny Slater!» esclamò. «Quanto tempo!»
«Eh già… non ci vediamo da quanto? Da quel ritrovo di classe,
saranno otto anni, almeno…»
I due si abbracciarono dandosi un paio di pacche sulle spalle.
«Non ti sei mai fatto sentire, eh?» lo punzecchiò Johnny.
«Ma smettila, dai! Andiamo a prenderci un caffè.»
Detto questo, si avviarono verso il bar dell’università.
«Be’, qualche capello bianco in più, i soliti vestiti anonimi e un po’
di pancetta… ma tutto sommato ti trovo bene!» disse Slater
sorseggiando un cappuccino.
Kayn gli sorrise. Sebbene la folta capigliatura corvina di un tempo
si fosse leggermente diradata e ingrigita, sfoggiava ancora un volto
da ragazzino immune ai segni del tempo.
«E ascolta, te la ricordi Brenda? Brenda Stempton, la mia
fidanzata del primo anno? Rammenti quella volta in cui dovevamo
uscire in quattro? Quando ti dovevamo presentare la sua amica e tu
ci hai dato buca?»
Kayn poggiò la tazzina sul tavolino. «Dio, cosa stai rivangando…»
«Qualcuno aveva fatto anche supposizioni sulla tua… ehm,
identità sessuale.»
Il genetista lo fulminò con gli occhi.
«No, ma non io, eh!» lo anticipò Slater, «le ragazze. Comunque,
tutto questo per dirti che l’ho rivista quattro anni fa e… ci siamo
sposati.»
«Ah! Congratulazioni» disse senza particolare entusiasmo.
«E tu, invece? Sei sposato?»
«No. Figurati, mi conosci.»
Kayn gli aveva risposto, ma in fondo pensava che quella di Slater
fosse una domanda retorica. Durante gli anni passati all’università,
era stato il suo compagno di stanza e il suo unico amico, o almeno
l’unico che riuscisse a tollerare. Non aveva mai fatto vita sociale
all’interno del campus, niente feste, confraternite o cose del genere.
Kayn Grimm considerava la maggior parte della gente insulsa e
superficiale, e la maggior parte della gente considerava lui un mezzo
svitato per via delle sue intemperanze a volte anche violente. Una
volta aveva mandato in tilt con una secchiata d’acqua lo stereo dei
suoi compagni di stanza, rei di non aver abbassato il volume mentre
stava studiando. Queste situazioni spesso sfociavano in uno scontro
corpo a corpo, dove la carica nervosa di Kayn raramente riusciva a
sopperire alla sua scarsa prestanza fisica. Per sua fortuna, poteva
contare sull’aiuto di Johnny, grazie al quale riusciva spesso a evitare
il peggio.
«E a soldi come sei messo? Io ho appena chiuso un discreto
affare immobiliare. Modestamente, oltre a insegnare letteratura, ho
anche qualità da imprenditore.»
Kayn si fece una risata. «Vieni, ti faccio vedere una cosa.»
Una volta fuori dal locale, si incamminarono per le stradine che
costeggiavano i prati antistanti l’edificio a mattoni rossi
dell’università. Molti ragazzi erano intenti a studiare o a gingillarsi
con gli amici, approfittando di quella giornata piuttosto calda,
nonostante fosse arrivato l’inverno.
«Quindi, dopo la storiaccia col professor Pierce, non hai più voluto
cattedre» riprese Johnny, «però ti piace tanto farti chiamare
professore, vero?»
«Suona bene. E poi si addice più a me che a quasi tutti quelli qui
dentro. Presenti esclusi, ovviamente. Comunque, guarda…»
Indicò un’auto parcheggiata a un centinaio di metri in linea d’aria.
«Wow, una Maserati! Non dirmi che…»
Kayn ammiccò.
«Hai capito… si tratta bene, il signore!» esclamò l’amico,
avvicinandosi alla macchina. «Me la fai provare, vero?»
Il professor Grimm si sfiorò il collo muovendo la testa di lato.
«Ogni tanto mi fa ancora un po’ male, sai?»
Alludeva a un incidente nel quale erano stati coinvolti lui e
Johnny: l’amico, ubriaco dopo una serata al pub, non aveva voluto
consegnargli le chiavi e, tornando in facoltà, aveva scambiato due
alberi per i piloni del cancello d’entrata, concludendo la serata in un
fosso. Kayn aveva riportato un colpo di frusta.
Slater storse la bocca. «Sai cosa si dice su chi compra macchine
del genere, vero? La storia del compensare…»
Prima che il genetista potesse replicare, sentì una vibrazione
nella tasca dei pantaloni. Tirò fuori il cellulare e vide sul display la
scritta: “numero privato”.
«Pronto?»
«Professor Grimm?» disse una voce femminile. «Mi chiamo Greta
Vossler. Dobbiamo incontrarci all’Hotel Plaza Royale. Lei è a Yale in
questo momento, vero? In venti minuti al massimo sarà qui,
considerata la sua vettura.»
Kayn tacque giusto un paio di secondi, necessari a metabolizzare
quell’affermazione. Poi strinse con più forza il suo iPhone.
«Scusi, ma lei chi è? Cosa sta dicendo?»
«Ho dei documenti da mostrarle. Riguardano suo padre. Non le
sto mentendo.»
Lui fece per replicare ma la voce gli si spezzò.
«Ora basta» concluse la donna. «La linea non è sicura. Stanza 207.
A dopo» finì interrompendo la chiamata.
Kayn ammutolì.
«Che succede?» chiese Johnny, osservando lo sguardo smarrito
del suo amico.
«Forse sto facendo la cazzata più grande della mia vita, ma devo
andare. Devo incontrare una persona.»
«Eh? Una persona?»
«Johnny, mi ha fatto molto piacere vederti. Ci sentiamo presto.»
Le rimostranze dell’ex compagno di studi, spiazzato dall’accaduto,
non servirono a nulla: Kayn stava già camminando a passo spedito
verso la sua macchina.
Non era per nulla convinto di quello che stava facendo. Sarebbe
andato in un hotel a incontrarsi con una sconosciuta con cui aveva
parlato trenta secondi al telefono, una sconosciuta che era in
possesso di informazioni frammentarie sul suo conto. Poteva essere
uno scherzo, poteva aver trovato il suo numero in qualche modo,
così come sapere qual era la sua macchina… però aveva tirato in
ballo il padre.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo