Il libro dei numeri – Joshua Cohen

SINTESI DEL LIBRO:
Ma i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. I vostri figli saranno
nomadi nel deserto per quarant’anni e porteranno il peso delle vostre
infedeltà, finché i vostri cadaveri siano tutti quanti nel deserto.
Secondo il numero dei giorni che avete impiegato per esplorare il
paese, quaranta giorni, sconterete le vostre iniquità per quarant’anni,
un anno per ogni giorno, e conoscerete la mia ostilità.
La Sacra Bibbia, Numeri, 14:32-34
E i vostri carcami cadranno in questo deserto. E i vostri figli saranno
pastori nel deserto per 40 anni e imiteranno i vostri meretrici/adulteri
finché i vostri carcami nel deserto non raggiungeranno la
perfezione/distruzione. Un anno per giorno, un anno per il numero di
40 giorni che avrete vagato per la terra, fino all’anno fino all’anno in
cui avrete patito la vostra povertà/violazione per 40 anni, allora
conoscerete la mia opposizione/il mio pretesto.
Numeri, 14:32-34,
traduzione di tetrans.tetration.com/#ebraico/italiano
27/08? 28? MENO DI DUE GIORNI ALLA FINE DEL
RAMADAN
Se state leggendo questa storia su uno schermo, andate a
fanculo. Parlerò solo se sfogliato come si deve.
Pasta di legno, carta da romanzaccio, copertina di tela, rilegato
con del filato che non fila, da cosa è fatta la legatura alla fine? da
capelli e fibre vegetali, da zoccoli di cavallo bolliti che diventano
colla?
L’edizione in brossura è stata già un compromesso. Ecco cosa
sono diventato: spina dorsale di carta, arti di carta, cervello di carta
scadente accartocciata, l’ultima tipologia utilizzata dagli editori prima
che si arrendessero ai touch screen, quella robaccia riciclata sottile e
sbiancata quattro volte, uno scarto postconsumista privo di acidi,
garantito al centopercento.
Ci sono pochi libri qui insieme a me: Fino all’ultima ora. Le
memorie della segretaria di Hitler 1942-1945, Benjamin Franklin:
Una vita americana, qualsiasi cosa si trovasse sul banco delle
offerte da Foyles a Charing Cross Road, e nel reparto dei libri in
lingua inglese alla FNAC su Rue de Rennes. Libri che sfrutto come
elementi di paragone, modelli da evitare.
Sto scrivendo un memoir ovviamente, metà biografia, metà
autobiografia; sto scrivendo il memoir di un uomo che non è me.
Inizia in un luogo di villeggiatura, in una suite.
Sono rintanato qui con le tapparelle oscuranti abbassate,
annaspo in un oceano di media assordanti, tutto pur di non interagire
con l’ennesimo paese straniero fuori dalla finestra.
Se solo avessi preso la mascherina e i tappi per le orecchie dal jet
privato, non sarei costretto a descrivere questo posto. Non c’è nulla
di più aberrante di una descrizione: prosa da stanza d’albergo. No, la
caratterizzazione del personaggio è peggio. No, il dialogo è peggio
ancora. Basti dire che ogni cuscino è grande quanto il letto che
condividevo a NY. In ogni caso questo non è proprio un albergo. È
un cimitero per persone decedute ma in vacanza, che si connettono
tutti i giorni per controllare la mail di lavoro.
Per quanto riguarda il vostro affezionato scrittore, che sarei io: me
ne sto seduto con il laptop posato sopra un cuscino che a sua volta
è posato sul mio grembo per impedire alle onde e alle particelle
dell’hotspot wifi di raggiungere i miei genitali e friggermi lo sperma,
mentre cerco me stesso grazie alla tecnologia offerta dal mio datore
di lavoro. Cerco anche Rach.
Mia moglie, la mia ex, la mia ex all’ennesima potenza.
\
Vivere di busta paga in busta paga, di accesso in accesso; vivere
da remoto, salterellando da una capitale all’altra, aggirando i confini,
bypassando i fusi orari, senza smarrire la catena equatoriale di
messaggi che lampeggiano e trillano a ogni ora, quella che il Capo
definisce “la conversazione”: inutile che lo dica, è una vita di
solitudine.
Per tutti e due. Per me e per lui.
Fare il giro degli uffici nelle filiali locali, o il giro dei mausolei
carissimi in cui ci ritroviamo ad abitare. Il Claridge’s, l’Hôtel de
Crillon. Incontrare lo staff inglese per discutere la rimozione
dell’opzione “UK Only” dalla homepage. Incontrare lo staff francese
per discutere il lancio .fr di Autotet. Impegnarsi a garantire un
pubblico di finanziatori agli amministratori delegati di Yalp e Ilinx.
Assistere a lanci, senza afferrarli, di nuovi exergame sul parkour e
app di scommesse per il fantarugby.
Micromanagement, microminimanagement. Niente deleghe,
declassamento (volontario), assorbire gli incarichi altrui
(internalizzazione), collaudo sporco. Tutto in una volta. Tutto nel
lessico imperante del tecnoesperanto.
Il Capo roteava come un bosone impazzito cercando di tenere
tutto insieme.
Almeno fin quando non ci siamo lasciati l’Europa alle spalle e ci
siamo potuti accomodare in una camera d’albergo con bagno privato
per fare l’intervista. Colloquiando tra un sonnellino e l’altro.
Chiamo la persona di cui sto scrivendo “il Capo” quando in realtà
il mio capo è internet, la rete: ecco come è posizionato e confluito
nello spazio: l’uomo che ha contribuito a inventare “la cosa”, o
meglio, l’uomo che ha aiutato la rete a inventarci, intanto che faceva
a pezzi la carta stampata a cui ho dedicato tutta la mia vita. Ma non
pensate neanche per un attimo che lui consideri ironico il fatto che,
ora che stiamo per compiere entrambi 40 anni (il suo compleanno
appena passato, il mio in arrivo), lui senta il bisogno di mettere la
sua vita in forma scritta, in forma scritta su carta.
Non ha tempo per l’ironia o per il sarcasmo. Ha tempo solo per se
stesso.
\
qnd arriva venerdì? si chiede Rach.
stasera margarita #stopagliabusi
ogni volta che digito divorzio appare la parola disgrazia
(documenti ancora da spedire)
appena scoperto che peso come lei, tutta gasata finché nn ho
visto che è 5 cm più di me, noooo!!!
“Lei” che è alta cinque centimetri in più è una modella, e anche se
Rach lavora nel mondo della pubblicità, mi stupisce constatare la
sua fissazione per queste vite pubbliche, e che le piaccia così tanto
fare proiezioni su di loro.
Tanto per non scoprirsi troppo, lo fa in maniera anonima.
Durante il mio ultimo soggiorno a NY mi sono messo a cercare
«Rachava Cohen-Binder» imbattendomi nel suo avatar più
professionale, il profilo sul sito dell’agenzia per cui lavora; se
cercavo «Rachava Binder» venivo inondato dai commenti che aveva
lasciato sotto un mio articolo, (Boom in rete del giornalismo che
critica la rete, “The New York Times”). È stato solo a Palo Alto che
mi sono messo a cercare «Rachav Binder» e «Rach Binder», e sono
precipitato in un flame infiammato in cui difendeva un mio articolo
critico nei confronti della Chiesa mormone che aveva aperto un
database sulle vittime dell’Olocausto in modo da velocizzare le loro
conversioni postume (Olocausto netto, “The Atlantic”) e alla fine,
dev’essere stato a Londra o a Parigi, non ricordo – il ricordo è
spazzato via dall’alcol –, mi sono messo a rimestare tra la vera
spazzatura e ho digitato «Teva Café Detroit MI», ma i risultati mi
chiedevano se invece non stessi cercando il suggerito «Tevazu Café
Detroit MI», punizione cibernetica per aver scritto in maniera
scorretta il luogo in cui le avevo chiesto di sposarmi, inginocchiato,
con un anello.
Un altro sito, solo un altro sito in tutta la rete, aveva commesso il
mio stesso errore, e quando ci ho cliccato sopra ne ho trovati altri di
più clamorosi:
a-bintel-b è un blog, ospitato da una piattaforma sviluppata dal
mio datore di lavoro, che in realtà è più famoso per aver sviluppato il
motore di ricerca usato da tutti per trovare tutto, qualsiasi persona,
orario del cinema, come aggiustare la TV grazie ai tutorial, sarà mica
herpes? quanto pesa Gisele Bündchen?
Anche se la sua descrizione dei fatti lascia a desiderare, e pecca
di Maiuscole e punteggiatura, non riesco a smettere di leggere; non
riesco a smettere di pensare che quello che sto leggendo è stato
scritto nel mio (nel nostro) appartamento. Tra quelle pareti ridipinte di
“cosmic latte”, il beige ufficiale dell’universo; i pavimenti lucidati fino
a far sparire tutti i miei buchi neri.
Non ero pronto a familiarizzare di nuovo con la vecchia giovane
Rach, la Rach che flirtava. Non su quel blog, che aveva aperto
durante l’estate, subito dopo che ci eravamo separati, e soprattutto
non quando ero estraniato all’estero, a Londra, Parigi e stamattina a
Dubai – se è domenica allora dev’essere Dubai – intanto che il Capo
sta per negoziare l’acquisizione di un po’ di dunaspazio per un
datacenter.
O così pare.
\
Vi ricordate quella vecchia battuta, facciamo che è ambientata ai
controlli di sicurezza in un aeroporto, quando la guardia chiede di
ispezionare un bagaglio, lo apre e prende un libro sospetto
all’interno?
«Di che parla?» domanda la guardia.
E il passeggero risponde: «Parla di 500 pagine!!!»
Libro negoziato e contratto firmato due settimane fa, consegna
entro quattro mesi. Edizione rilegata, pubblicazione simultanea in sei
lingue, prima tiratura di 100.000 copie (negli Stati Uniti), e anche se
per forza di cose ci sarà il mio nome scritto sopra, il mio nome non
sarà da nessuna parte.
Per adesso tutto quello che ho è il titolo, che è anche il nome del
suo autore, che è anche il nome del suo scrittore fantasma.
Io, proprio io, e un altro da me.
Anche se il mio contratto con il Capo prevede una clausola di
riservatezza e pure una clausola che mi impedisce di menzionare la
nostra clausola di riservatezza, oltre a una clausola che mi
impedisce di menzionare tutto questo e un’altra ancora che mi
impedisce di andare online – presumo a vita –, non riesco a
trattenermi (forse io e Rach abbiamo ancora qualcosa in comune):
Io, Joshua Cohen, sto scrivendo il memoir del Joshua Cohen per
cui vengo sempre scambiato, il JC sbagliato, il messaggio di errore
J. L’uomo le cui attività hanno mandato in rovina la mia attività, il cui
piacere ha distrutto il mio piacere, il cui nome ha oscurato il mio.
Disambiguazione:
Forse cercavi Joshua Cohen? Genio, googolnario, fondatore e
amministratore delegato di Tetration.com che in questo momento, il
27/8 alle 22:12, Orario estivo dell’Europa centrale, schizza al n.1 di
324 risultati per «Joshua Cohen» su Tetration.com.
O forse cercavi Joshua Cohen? Romanziere fallito, poeta, marito
e figlio, giornalista professionista, scrittore fantasma e autore di
discorsi per conto terzi che in questo momento, il 28/8 alle 00:14,
Ora del Golfo, risulta al n.325 nella “mia” classifica su Tetration.com.
Il risultato n.325 cita il mio primo libro, il libro che, scrivendo
questo libro, il mio ultimo libro, voglio dimenticare. Il libro che tutti
hanno già sepolto tranne me. Sto anche cercando di guadagnare più
soldi, questa volta, anche se è la mia identità a farne le spese. Rach,
la mia fonte di sostegno, mi aveva permesso di preservare entrambi.
Identità e guadagno.
Ma è stato solo dopo la mia intervista con il Capo avvenuta oggi,
due Joshua che sciorinano sciocchezze in giro per gli Emirati Arabi,
che ho deciso di scrivere questa cosa.
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