VIRUS: Una minaccia da un lontano passato – Andrea Brunetta

SINTESI DEL LIBRO:
Circa 12.000 anni fa, alle pendici della catena himalayana.
Il piccolo villaggio era composto da una decina di capanne, circondate da
un fossato poco profondo. Le capanne rotonde, avevano le pareti formate da
frasche di legno, ricoperte da malta essiccata.
Al centro del tetto, costruito con grossi rami dall'andamento irregolare, un
foro permetteva l'uscita del fumo del focolare. Frasche più sottili
completavano la rozza copertura.
Il cacciatore, coperto di pelli rozzamente cucite con aghi d'osso stava
ritornando al suo villaggio.
La caccia era stata fruttuosa, ma benché trasportasse sulle spalle un piccolo
ungulato, carne sufficiente per molti giorni alla sua famiglia, il suo sguardo
era triste e preoccupato.
Una terribile malattia si era diffusa nel suo villaggio e aveva già provocato
la morte di una decina di persone.
Mentre si avvicinava con passo lento, appoggiandosi alla sua lancia con
punta di ossidiana, sentiva i lamenti provenire dal piccolo centro abitato.
Si sentivano i pianti delle donne e non c'erano bambini che giocavano come
al solito fra le capanne.
Fece cadere la cacciagione dinnanzi alla sua capanna e scostando la pelle
appesa che chiudeva l'ingresso, entrò.
I suoi due piccoli figli, un bambino di circa sette anni e una bambina di
quattro, erano distesi su dei pagliericci, quasi completamente nascosti da
una pesante coperta di pelliccia. Avevano la febbre alta e avvicinandosi si
poteva vedere il loro viso interamente coperto di pustole piene di pus.
Alzando le coperte poté vedere che il loro intero corpicino era in quelle
pietose condizioni.
Sua moglie colpita in maniera più lieve dalla stessa terribile malattia tentava
di assisterli come poteva.
Il cacciatore, assieme a pochi altri, era ancora immune dalla malattia che
aveva colpito l'intero villaggio e stava decimandone inesorabilmente gli
abitanti.
Lo sciamano del villaggio aveva fatto tutti i suoi riti, ma erano stati inutili.
Fuori iniziava a cadere la neve e il lungo inverno nella vallata Himalayana
era ormai iniziato. Avrebbero dovuto spostarsi ad una quota più bassa per
passare l'inverno, ma i malati non erano trasportabili.
Alcuni mucchi di terra e pietre indicavano rozze sepolture nel terreno
attorno al villaggio.
Presto tutto si sarebbe coperto di neve e ghiaccio.
2
Virus preistorico
La giornata di metà giugno era bellissima.
Dalla casa di Marco, un vecchio faro ristrutturato nel cuore del Parco del
Monte San Bartolo, tra Marche e Romagna, la visuale sull'Adriatico era da
cartolina.
Marco, godendosi gli ultimi giorni di ferie si era alzato tardi e stava girando
il cucchiaino nella tazzina del caffè mentre contemporaneamente sfogliava
le e-mail sul suo computer dall'enorme schermo bianco sottilissimo,
appoggiato sulla scrivania di cristallo.
Era nel suo studio, seduto su di una elegante poltrona in pelle color rosso
pompeiano.
Di fronte a lui una vetrinetta, anch'essa interamente in cristallo curvato,
dove faceva bella mostra di se il suo casco da pilota di aerei da caccia,
assieme a diversi modellini.
L'ultimo che aveva aggiunto, pagandolo carissimo, era la fedele
riproduzione di un U-Boot tedesco classe XXI della seconda guerra
mondiale. Il ricordo di un viaggio in Brasile. Aveva anche avuto una fugace
avventura con Alba una ragazza brasiliana, sorella gemella della fidanzata
del suo amico Pietro Gatti.
Ma Alba aveva voluto tornarsene in Brasile, e la storia non aveva avuto il
tempo di consolidarsi. “O forse così doveva andare”, pensava a volte Marco
quando ricordava quella storia.
Ora era di nuovo un single.
Come per la maggior parte dei navigatori in internet, la sua casella postale
elettronica era piena di mail di pubblicità, concorsi e offerte speciali.
Era ancora in ferie e quindi poteva perdere tempo ad aprirne qualcuna.
Una in particolare attrasse la sua attenzione.
L'oggetto era “Ritrovato virus preistorico”
Cliccò sul messaggio di posta elettronica e dopo aver combattuto con le
numerose finestre pubblicitarie che si aprirono automaticamente, come
animate da una vita propria, riuscì finalmente a vedere il testo dell'articolo.
Ricercatori francesi scoprono un virus preistorico gigante.
Dalla siberia è stato inviato in un laboratorio francese un campione di
suolo gelato, il cosiddetto permafrost, ottenuto mediante un carotaggio alla
profondità di circa 30 metri. È stato stimato che il suolo a quella profondità
risalga circa 30.000 anni fa.
Ai ricercatori è bastato scongelare il campione ed inserirlo in un'apposita
soluzione di coltura contenente micro organismi unicellulari.
Dopo breve tempo tutte le cellule del campione erano morte.
I ricercatori hanno individuato un virus gigante, ben visibile al microscopio
ottico.
Il virus è stato battezzato "Pithovirus sibericum".
I ricercatori assicurano che è innocuo per l'uomo ma il ritrovamento fa
riflettere sulla possibile dif usione di nuovi virus provenienti da un lontano
passato.
Anche malattie oggi scomparse potrebbero ricomparire per il semplice
scioglimento dei ghiacci dovuto al riscaldamento globale.
L'articolo proseguiva con toni allarmistici e cupi sul nostro possibile futuro.
Marco si domandò se la notizia fosse vera o solo una delle tante bufale che
girano nella rete.
Lampeggiò un'icona che indicava l'arrivo di una nuova mail.
Stavolta era il suo datore di lavoro. Voleva mandarlo in Nepal, assieme al
suo collega Andrea Boschi, per sostituire alcune centraline meteorologiche
distrutte dal recente terremoto. Era un lungo messaggio con tutti i dettagli
del viaggio.
Doveva parlane di persona con Andrea.
Scese nel garage e inforcò la sua fedele Ducati Monster.
Marco era un appassionato motociclista e quando le condizioni meteo lo
permettevano, preferiva spostarsi in moto.
Percorse poche centinaia di metri e vide il suo vicino di casa Carlo
Massimiliano, chiamato da tutti Carletto, che come tutte le mattine
annaffiava il suo orto. Convinto vegetariano, coltivava da se tutte le sue
verdure.
Marco a volte lo prendeva in giro chiamandolo "lo sciamano" perché usava
erbe e rimedi naturali provenienti a tutto il mondo.
Inoltre guardava sempre il cielo, imprecando per il fenomeno delle scie
chimiche, di cui asseriva di riconoscere il contenuto di metalli e altre
componenti, come alluminio o bario, semplicemente dal colore che
provocavano spandendosi nell'aria.
Marco si fermò per salutarlo e anche per dirgli di sorvegliare la sua casa
durante la sua assenza.
"Ciao Carletto vorrei chiederti il solito favore" disse Marco
"Dove vai questa volta?" chiese Carletto
"Un bel posto, anche se sarà faticoso. Vado in Nepal sulle montagne
dell'Himalaya" rispose Marco
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