Labirinto di morte – Philip K. Dick

SINTESI DEL LIBRO:

Il lavoro, come sempre, lo annoiava. Così si era recato, la
settimana precedente, al trasmettitore della nave e ne aveva
allacciato i condotti agli elettrodi permanenti che uscivano dalla sua
ghiandola pineale. I condotti avevano trasferito la preghiera al
trasmettitore, e da lì la preghiera era passata al più vicino centro
d'ascolto; la preghiera, in quei giorni, aveva fatto il giro della
galassia, per finire (almeno lo sperava) su uno dei mondi divini.
La sua preghiera era molto semplice: «Questo maledetto lavoro di
controllo dell'inventario mi annoia,» aveva pregato. «Lavoro di
routine: questa nave è troppo grande, e per di più è sovraffollata.
Sono inutile, mi sento messo in disparte. Non potresti aiutarmi a
trovare qualcosa di più creativo e stimolante?» Aveva indirizzato la
preghiera, com'è ovvio, all'Intercessore. Se non avesse funzionato
l'avrebbe ripetuta, rivolgendosi questa volta al Demiurgo.
Ma la preghiera aveva funzionato.
«Signor Tallchief,» disse il suo supervisore, entrando nel cubicolo
di Ben, «lei è trasferito. Che gliene sembra?»
«Trasmetterò una preghiera di ringraziamento,» disse Ben, e si
sentì bene dentro. Ci si sente sempre bene, quando le preghiere
vengono ascoltate ed esaudite. «Quando debbo trasferirmi?
Presto?» Non aveva mai nascosto al supervisore la sua
insoddisfazione, e adesso aveva ancora meno motivi per farlo.
«Ben Tallchief,» disse il supervisore. «La mantide religiosa.»
«Lei non prega?» chiese Ben, stupefatto.
«Solo quando non c'è nessuna alternativa. Preferisco la gente che
risolve da sé i propri problemi, senza aiuti dall'esterno. Ad ogni
modo, il suo trasferimento è valido.» Il supervisore depose un
documento sul tavolo che Ben aveva di fronte.
«Una piccola colonia su un pianeta che si chiama Delmak-O. Io
non ne so proprio niente, ma immagino che scoprirà tutto al suo
arrivo.» Scrutò attentamente Ben. «Ha diritto all'uso di uno dei
frullatori della nave. Dietro pagamento di tre dollari d'argento.»
«Fatto,» disse Ben, e s'alzò in piedi, raccogliendo il documento.
Scese con l'ascensore espresso al trasmettitore della nave, dove
si lavorava a pieno ritmo per evadere i messaggi di normale
amministrazione. «Avrai un minuto libero, più tardi?» chiese al capo
operatore radio. «Avrei un'altra preghiera, ma non voglio tenere
occupato l'apparecchio se ne hai bisogno.»
«Pieno come un uovo tutto il giorno,» disse il capo operatore
radio. «Senti, Ben, ti abbiamo fatto passare una preghiera la
settimana scorsa; non è abbastanza?»
Almeno ho tentato , si consolò Ben Tallchief tornando al suo
alloggio, dopo aver lasciato il trasmettitore e tutti gli uomini che vi
stavano lavorando. Se mai la faccenda dovesse saltare fuori, pensò,
posso sempre dire che ho fatto del mio meglio. Ma, come al solito, i
canali erano ingolfati di comunicazioni di servizio.
Sentiva crescere l'eccitazione: finalmente un lavoro creativo, e
proprio quando ne aveva più bisogno. Ancora un paio di settimane
qui, disse tra sé, e mi sarei di nuovo attaccato alla bottiglia come ai
vecchi schifosi tempi. E ovviamente è per questo che mi hanno
accontentato, capì. Sapevano che ero vicino al collasso. Con ogni
probabilità sarei finito nelle galere della nave, assieme a... Quanti ce
ne sono in galera? Be', a tutti quelli che c'erano. Dieci persone,
forse. Non molte per una nave così grande. E con un regolamento
tanto rigido.
Dall'ultimo cassetto della dispensa tirò fuori una bottiglia di scotch
Peter Dawson ancora intatta, strappò il sigillo, tolse il tappo. Un
piccolo brindisi, si disse mentre versava lo scotch in una tazzina di
carta. Per celebrare. Gli dei apprezzano i cerimoniali. Bevve il
liquore, poi tornò a riempire la tazza.
Per rendere più solenne la cerimonia prese in mano, con una certa
riluttanza, la sua copia del Libro: Come Sono Risorto da Morte nel
Mio Tempo Libero e Come Potete Farlo Anche Voi, di A. J.
Specktowsky. Era un'edizione economica rilegata in brossura, ma
era l'unica copia che avesse mai posseduto; una volta vi si sentiva
addirittura affezionato. Aprendo il libro a caso (un metodo
caldamente raccomandato) lesse pochi, familiari paragrafi della
apologia pro vita sua del grande teologo comunista del ventunesimo
secolo.
«Dio non è soprannaturale. La sua esistenza è stata la prima e più
logica maniera di strutturazione dell'essere.»
Vero , si disse Ben Tallchief. Come più tardi aveva dimostrato
l'indagine teologica. Specktowsky era stato un profeta, oltre che un
logico; tutto ciò che aveva predetto si era avverato, prima e poi.
Rimanevano sempre, è ovvio, un mucchio di cose da scoprire... ad
esempio, la ragione per cui il Demiurgo era venuto a esistere (a
meno che non ci si limitasse a credere, come faceva Specktowsky,
che creature di quel tipo si creassero da sole ed esistessero
all'infuori del tempo, dunque anche all'infuori della causalità). Ma
quasi tutto si trovava lì, su quelle pagine stampate e ristampate
innumerevoli volte.
«Col crescere dei cerchi, il potere, la bontà e la sapienza da parte
di Dio diminuivano, cosicché alla periferia del cerchio maggiore la
sua bontà era poca. La sua sapienza era poca; troppo poca, per
permettergli di osservare il Distruttore Formale, che fu chiamato a
esistere dai gesti con cui Dio organizzò la forma. L'origine del
Distruttore Formale non è chiara; non è, ad esempio, possibile
stabilire se (uno) egli era un'entità separata da Dio sin dall'inizio, non
generata da Dio ma auto-generantesi, com'è Dio, o (due) se il
Distruttore Formale è un aspetto di Dio, visto che nulla...»
Smise di leggere; rimase seduto a bere lo scotch, carezzandosi la
fronte con un po' di stanchezza. Aveva quarantadue anni e aveva
letto il Libro molte volte. La sua vita, per quanto lunga, non aveva
significato molto, almeno sino a quel momento. Aveva cambiato un
buon numero di lavori, rendendo discreti servigi ai suoi superiori, ma
senza mai eccellere. Forse posso cominciare a eccellere, disse a se
stesso. In questo nuovo incarico. Forse è la mia grande possibilità.
Quarantadue anni. Erano secoli che la sua età lo stupiva, e ogni
volta che s'era trovato con quello stupore addosso, che aveva
cercato di scoprire cos'era successo al magro giovanottino di
vent'anni, si era accorto che già era passato un altro anno e lo aveva
dovuto aggiungere alla lista; il totale cresceva continuamente, e lui
non riusciva a conciliarlo con l'immagine che aveva di se stesso. Si
vedeva ancora, con gli occhi della mente, giovane, e ogni volta che
gli capitava di vedersi in fotografia si sentiva svenire. Per esempio,
adesso si faceva la barba con un rasoio elettrico perché non aveva
voglia di scrutarsi nello specchio del bagno. Qualcuno ha rubato il
mio vero aspetto fisico e lo ha sostituito con questo, aveva pensato
di tanto in tanto. Oh be', è andata così. Sospirò.
Di tutti quei lavori umilianti solo uno gli era piaciuto, e certi giorni si
fermava ancora a meditarvi. Nel 2105 aveva programmato le
trasmissioni musicali su una grande nave da colonizzazione che era
diretta su uno dei mondi di Deneb. Nella cripta dei nastri aveva
trovato tutte le sinfonie di Beethoven, mischiate a caso con
arrangiamenti per archi della Carmen e di Delibes, e aveva fatto
risuonare la Quinta, la sua preferita, un migliaio di volte negli
altoparlanti che si trovavano in ogni angolo della nave, che
raggiungevano ogni cubicolo e ogni zona lavorativa. Abbastanza
stranamente nessuno s'era mai lamentato e lui era andato avanti
così, consacrando poi la sua fedeltà alla Sesta; alla fine, in uno
spasimo d'eccitazione per gli ultimi giorni di viaggio della nave, era
passato alla Nona, da cui la sua fedeltà non aveva più receduto.
Forse ho solo bisogno di sonno , disse a se stesso. Una specie di
crepuscolo dell'esistenza, con l'unico accompagnamento di
Beethoven in sottofondo. Tutto il resto, silenzio.
No, decise: voglio essere! Voglio agire e realizzare qualcosa. E
ogni anno diventa sempre più necessario. Ogni anno, per di più, la
possibilità di riuscirci s'allontana maggiormente. Il bello del
Demiurgo, rifletté, è che può rinnovare qualsiasi cosa. Può arrestare
il processo di decadimento sostituendo l'oggetto invecchiato con un
oggetto nuovo, la cui forma sia perfetta. E poi l'altro decade e allora
il Distruttore Formale se ne impossessa, ma il Demiurgo l'ha già
sostituito. Come un mucchio di vecchie api che non sono più capaci
di volare, e quando alla fine muoiono vengono rimpiazzate da nuove,
giovani api. Ma questo io non posso farlo. Io decado e il Distruttore
Formale stende la sua mano su di me. E andrà sempre peggio.
Dio , pensò, aiutami.
Ma non sostituirmi. La mia sostituzione andrebbe benissimo da un
punto di vista cosmologico, ma quello che cerco non è la fine
dell'esistenza; e forse tu lo hai capito, quando hai risposto alla mia
preghiera.
Lo scotch lo aveva reso sonnolento. Quasi con disperazione si
accorse che la testa gli ciondolava. Riportarsi a uno stato di piena
consapevolezza, quello si era necessario. Si alzò, si piegò sul
fonografo portatile, scelse a caso un videodisco e lo adagiò sul
piatto. Subito il muro opposto della stanza s'illuminò, e forme
splendenti si mischiarono l'una con l'altra: un insieme di movimento
e di vita, ma tutto era innaturalmente piatto. Automaticamente regolò
il circuito della profondità; le figure cominciarono a farsi
tridimensionali. Alzò il suono.

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